🔎Due parole in italiano su #NextGenerationEU, su cui mi pare di vedere nel dibattito italiano ancora più frustrante confusione che sul tema del MES (se possibile). Non mi guadagnerà simpatia, ma certe cose vanno dette. 1/
#NextGenerationEU è un pacchetto composto da vari strumenti che trovate elencati qui. Il riassunto è che si tratta di 750 miliardi (di cui 500 miliardi di grants) che la Commission finanzierà con l'emissione comune di titoli Europei sul mercato ⬇️ ec.europa.eu/commission/pre…
Si tratta di una iniziativa storica per 2 motivi. Primo, benché non si tratti della prima volta che l'UE emette titoli, le dimensioni non sono neppure paragonabili: nel periodo 2010-19 l'UE ha emesso in tutto 69mld, con #NextGenerationEU l'emissione sarà più di 10 volte tanto. 
Secondo, il meccanismo di allocazione dei fondi è tale che per alcuni Paesi il risultato sarà un trasferimento fiscale netto - altro tabù storico dell'integrazione UE che viene abbattuto con questa iniziativa. Per capire cosa vuol dire, facciamo 2 conti nel caso dell'Italia
Guardiamo ai grants, perché è lì che il trasferimento è evidente. Il totale grants è 500mld. Togliamo 67mld a garanzia di iniziative centralizzate e 7mld allocati a Protezione Civile UE e aiuti umanitari extra UE (quindi che tecnicamente non vanno 'direttamente' ai Paesi) ⬇️
Ci restano 426mld di grants, divisi tra vari strumenti. Non abbiamo la chiave di allocazione per tutti gli strumenti ancora, quindi per semplificare assumiamo che si utilizzi la stessa allocazione che si applica all'iniziativa più sostanziosa - Recovery and Resilience Facility ⬇️
Risultato: all'Italia spettano circa 87mld di grants, in linea con il numero circolato sui giornali (82mld). Se contiamo anche la parte (qui esclusa) che va a finanziamento di inziative centralizzate, arriviamo a circa 100mld, come avevo scritto qui
Quanto ripaghiamo? Nell’ipotesi pessimista in cui non ci sia un aumento delle risorse proprie UE da qui al 2028/58, ripaghiamo in base alla nostra quota nel bilancio UE, che è ~13%. Quindi, usando il PIL 2019 come proxy, siamo responsabili di ripagare 55 dei 426 mld di grants.
Conclusione n.1: anche nel caso più pessimista, all'Italia arriva un trasferimento fiscale netto di 32mld (87-55), corrispondente a circa il 2% del PIL. È come se l'UE ci restituisse in un colpo circa 7-8 anni di contributi netti che abbiamo pagato nel bilancio UE!
Conclusione n.2: siamo l'UNICO Paese che normalmente è contribuente netto del Bilancio UE ad essere beneficiario netto dei grants. Tutti gli altri contribuenti netti (🇩🇪🇫🇷🇳🇱 ecc) restano tali anche qui. Il nostro switch è la misura più chiara della solidarietà fiscale implicita.
Ci si lamenta che ci saranno condizioni (nel contesto del Semestre UE) per investire i grants. A questo rispondo con poca diplomazia: l'Italia è oggi per l'Eurozona quello che il Mezzogiorno è da sempre per l'Italia, ovvero un caso di mancata convergenza e mancato aggiustamento.
La nostra storia ci insegna che i soldi incondizionati a pioggia non assicurano crescita, convergenza e sviluppo neppure tra aree di uno stesso Paese. Ci aspettiamo che tra Paesi in un'area economica sia diverso? Ci aspettiamo che gli altri si aspettino che sia diverso? Io no.
Come scrivevo mesi fa, al contrario della 🇪🇸 che ha il capitale politico derivante da un massiccio aggiustamento macro per esigere questa solidarietà, noi (che restiamo un outlier nella zona euro) dovevamo piuttosto sperare in un atto di fede, non scontato
L'atto di fede c'è stato, dovremmo avere l'onestà di riconoscerlo come tale e assumerci la responsabilità che ne consegue. Se non lo faremo, saremo responsabili di aver fatto fallire il primo embrionico passo verso quell'unione fiscale Europea che ci affanniamo spesso a invocare.
