Si chiamava Emmett Till , per gli amici semplicemente "Bobo". Era un simpatico e gioviale ragazzino americano di colore, nato a Chicago nel 1941. Nell'estate del 1955 Bobo e suo cugino vennero mandati a passare le vacanze estive dal prozio che viveva a Money, Mississippi. [segue] 
Rispetto a Money, Mississippi, Chicago all'epoca era una città moderna e culturalmente un po' più avanzata. Qualche giorno dopo il suo arrivo Bobo, insieme a altri ragazzi, si trovava in uno spaccio di alimentari dove era iniziata una piccola discussione:
Emmett aveva detto agli altri ragazzi di avere una fidanzata a Chicago, e aveva mostrato delle foto: era bianca. I ragazzi erano increduli... "Dai, è impossibile, non può esser che hai una ragazza bianca! Con le bianche noi neppure ci possiamo parlare!".
Bobo giurò che a Chicago si poteva eccome, e disse che un nero a Chicago poteva tranquillamente parlare e scherzare con una donna bianca. Per dimostrarlo (pare) abbia fischiato e detto "Ehy, Baby!" a una signora bianca che casualmente si trovava nel negozio...
Carolyn Bryant era una donna bianca, sposata. Testimoni riferirono che corse via spaventata e inorridita. Tre giorni dopo, il marito, Roy Briant, insieme al fratellastro J.W. Milam decisero che avrebbero dato "una lezione" al ragazzo...
Verso la mezzanotte e mezza del 27 agosto, Bryant e Milam rapirono Emmett Till dalla casa del suo prozio, e lo portarono in un capanno in campagna. Lo seviziarono e gli spararono, poi gli legarono al collo un pesante attrezzo per la lavorazione del cotone e lo gettarono nel fiume
Dopo che il cadavere orribilmente sfigurato fu scoperto, la madre, Mamie Till, combatté risolutamente perché la cerimonia funebre si svolgesse con la bara aperta, e consentì a tutti di scattare fotografie, perché tutti vedessero come era stato ridotto il corpo di Till.
Il processo si svolse in un clima di tensione crescente: si stima che almeno 50.000 persone avessero visto le foto del corpo... Nonostante le numerose testimonianze e prove a carico degli imputati, una giuria composta da 12 maschi bianchi decretò l'assoluzione degli imputati.
La giuria impiegò solo 67 minuti di camera di consiglio per formulare la sentenza. In seguito uno dei giurati dichiarò ai giornalisti che in quei pochi minuti era anche avanzato tempo per andare a prendersi una bibita...
Anni dopo, intervistati da un giornale, i due imputati ammisero pubblicamente di aver ucciso il ragazzo, forti della certezza che in USA vige il principio Ne bis in idem, ovvero l'impossibilità di essere processati due volte per lo stesso crimine.
Si era poi riparlato del caso Till nel 2016, quando era stato scoperto che un cartello in memoria di Till lungo il Tallahatchie veniva periodicamente vandalizzato da persone che lo usavano come bersaglio per sparare.
Nel 2017 , in base a un'intervista alla signora Carolyn Donham (che ormai aveva 84 anni) dove lei ritrattava alcune dichiarazioni, il caso fu riaperto dal Procuratore generale, in forza al "Unsolved Civil Rights Crime Act" , che consente la riapertura di casi di questo tipo.
Sul caso di Emmett Till si ricorda anche una canzone. Scritta da Bob Dylan.
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