Credevo fosse tutto autoevidente ma sono stato troppo ottimista, quindi cominciamo.
In generale questo tipo valutazioni critiche del New Deal estremizzano revisioni degli ultimi anni dimenticandosi (in casi come questo in malafede) di porre le questioni nella giusta prospettiva
1) Senza l'intervento rooseveltiano la crisi sarebbe passata comunque. Grazie al cazzo, le crisi passano, e forse sarebbe passata anche prima, un po' come con le curve della pandemia che avremmo dovuto imparare a conoscere. Senza interventi tutti si ammalano subito...
...chi deve morire muore per strada e chi se ne frega, e quando non ci sono più sani il virus non sa più chi attaccare. Se si interviene con misure contenitive, i tempi del contagio e quindi la permanenza del virus si allungano, ma magari se ne esce meglio. E in fondo...
...per il 1929 era così, schematizzando brutalmente. Lasciavi che chi doveva morire di fame morisse, e a un certo punto, non troppo lontano, l'economia si sarebbe trovata a un punto così basso che non poteva che ripartire. Ma come? A che prezzo? con quali cicatrici?
E il sistema produttivo statunitense da quali condizioni si sarebbe dovuto rimettere in sesto? Come e in quanto tempo si sarebbe ricostituito lo stock di competenze e di conoscenze necessario a manodopera e classe dirigente dopo aver chiuso intere filiere?
Il New Deal è stato innanzi tutto un tentativo, in cui si andava a tentoni e si sono commessi quindi molti errori e ripensamenti (basti pensare alla differenza tra gli investimenti in infrastrutture e quelli incentrati sul riassorbimento degli esuberi del secondo periodo)...
...che però in generale ha contenuto gli effetti della crisi, ha fatto iniziare la ripresa, magari lentamente, prima, dando ossigeno a una generazione che sarebbe stata sacrificata sull'altare dell'inerzia, e ha attutito gli effetti delle ondate di ritorno di metà anni '30
Che poi la guerra abbia rimesso tutto in moto a pieno regime negli USA è vero, ma è anche vero che quello che c'era da rimettere in moto a pieno regime dipendeva da quello che si era riusciti a mantenere in piedi nel decennio precedente.
2) La dimensione economica non è sufficiente in queste valutazioni, perché il New Deal era anche e forse soprattutto un'operazione POLITICA. Col 1929 era a rischio il patto sociale della democrazia americana, e Roosevelt si trovava ad affrontare spinte...
...demagogiche ed eversive contrapposte di cui poi a stento è rimasta memoria, e se a stento ne è rimasta memoria lo si deve al fatto che il New Deal ha detto all'opinione pubblica, innanzi tutto, che c'era qualcuno che pensava a loro e che qualcuno stava facendo qualcosa...
...per uscire dai casini. Questo aspetto non va sottovalutato ed è caratterizzante della risposta statunitense alla crisi rispetto a quella di molti altri paesi in cui i problemi si risolvevano con espedienti tecnici simili, ma a scapito del funzionamento del processo democratico
3) Proprio il processo democratico, infine, parla. Le vittorie elettorali rooseveltiane, soprattutto quella "a valanga" del 1936, stanno a dimostrare come nel ricucire il consenso e la coesione interna il New Deal desse risultati che andavano al di là dell'efficacia economica
Stiamo parlando di una politica con cui la società americana si è identificata per mezzo secolo, fino a Reagan, di un ordine delle cose con cui un paese è andato avanti a funzionare, e non poi così male, per un'epoca intera. Invece di pensare a come sarebbe andata "se..."
dalla posizione molto comoda che intanto quel "se..." non potrà mai essere smentito, ricordiamoci che seguendo questa strada gli USA sono usciti dalla crisi diventando quello che sono diventati, e accantonando tutte le incognite che ho detto
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Croce e Gentile hanno tutta questa colpa nel primato della cultura classica che, si dice, rovina la società italiana?
Ho risposto in più occasioni a diverse accezioni di questa domanda che continua a riproporsi. Metto insieme qui gli elementi fondamentali
1) Parto dalla più stupida (eppure tanto comune) delle obiezioni alle loro figure stesse: si sono interessati "solo" alla filosofia, alla storia, alla letteratura, se si fossero interessati alla scienza sarebbe stato diverso. Sì, sono stati umanisti di rilievo internazionale...
...nel '900, e pensare che potessero e dovessero essere qualcos'altro a quel livello è stupido, e detto solo da chi a quel livello non può evidentemente essere niente. Detto questo, il loro interesse per dibattito scientifico era tutt'altro che assente... treccani.it/enciclopedia/e…
no, ma divertitevi a mettere in croce Biden perché non ha voluto rispondere in modo netto sulla riforma della Corte suprema (tema sul quale senz'altro né lui né i Dem possono avere ad oggi posizioni nette, per fortuna)
Non ricordate il paradosso per cui la soluzione più ragionevole e probabilmente più condivisa richiede il calvario della modifica costituzionale, mentre quella più immediata, giustamente, va presa con dei bei piedi di piombo treccani.it/magazine/atlan…
Fate vedere quanto sono belli i nostri distinguo che spaccano il capello in quattro perché sì, anche voi siete superiori e per questo in fondo tra un altro essere umano e Trump la differenza è comunque poca rispetto a quella che separa entrambi da noi...
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Nel 1898, a Torino, si teneva il primo Congresso pedagogico nazionale, oggi ricordato soprattutto come prima occasione per l'esposizione delle sue scoperte di una promettente ventottenne, Maria Montessori
Il promotore dell'evento, però, aveva ambizioni più ampie. Luigi Credaro si stava imponendo nel dibattito nazionale con la sua torsione positivista della riflessione educativa herbartiana, e trovava in quei contenuti per dare alla pedagogica la piena autonomia scientifica
Il consesso torinese doveva segnare il trionfo delle sue idee e il suo lancio non solo scientifico, ma anche politico, come massimo esponente delle correnti riformatrici delle istituzioni scolastiche italiane, da posizioni giolittiane "di sinistra"
Questa canzone ha esattamente 50 anni. E parla davvero di un mondo lontano da noi: l'Italia di 50 anni fu. Ascoltandola con la consapevolezza maturata in mezzo secolo dovremmo capire perché allora faceva ridere, e non ci dovremmo chiedere perché oggi...
...non lo farebbe più allo stesso modo, se non nel contesto in cui l'avevo sentita per la prima volta una quindicina d'anni fa, ovvero quello della rappresentazione satirica di un ipotetico Sanremo col direttore artistico in quota Lega.
Non si attenta alla libertà di espressione pretendendo l'uso dell'intelligenza.
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"Eh ma io parlo di cosa succedeva nella pratica!"
Ho ricevuto spesso questa risposta illustrando, in contesti informali, le mie ricerche sul reclutamento accademico in Italia, quando i risultati sembravano non collimare con la memoria diretta o indiretta dei concorsi
La cosa mi ha sempre indispettito per due motivi:
1) Chi dice una cosa del genere non ha idea della profondità a cui può giungere la ricostruzione di queste dinamiche con l'accesso ad archivi personali, né del livello di consapevolezza che possono dare schemi di analisi...
...ormai raffinati, i quali offrono una contestualizzazione e una risignificazione dei singoli eventi puntuali della memoria individuale tale da renderci capaci di comprendere le dinamiche di fondo molto meglio dei protagonisti.
Questo ragionamento funziona se si considera una cosa: l'antifascismo, fin da quando è nato come opposizione al regime al potere in Italia, non è stato interpretato solo e soltanto "in negativo". Quasi tutti coloro che erano impegnati nell'opposizione clandestina o...
...nel fuoruscitismo concordavano sul fatto che, se si fosse riusciti ad avere la meglio sul regime, non si sarebbe solo potuti tornare alle cose come stavano prima. L'esperienza del crollo del sistema politico liberale aveva chiarito che il fascismo poteva essere scalzato da...
...una chiara proposta "in positivo", da una tavola di valori comuni e condivisi più ampia di quella, minima, sulla quale ci si reggeva guardandosi in cagnesco nel 1919.
La formulazione più radicale in questi termini è stata, senz'altro, il socialismo liberale di Rosselli...