In Francia, Germania e Regno Unito le scuole rimarranno aperte durante il lockdown.
Sono impazziti?
Forse no.
[Thread 👇]
I governi sanno (o dovrebbero sapere) che la chiusura delle scuole ha costi che gli studenti pagheranno nel corso intero della propria vita e inasprisce le disuguaglianze.
Obiezione: ancora non abbiamo evidenza sulle chiusure da Covid, le prime con la didattica a distanza.
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Risposta: le prime evidenze purtroppo non sono incoraggianti.
Gli autori usano un dataset rappresentativo della popolazione degli studenti olandesi di scuola primaria, comprendente 350.000 studenti, (pari al 15% del totale).
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Nelle scuole primarie olandesi, si svolgono test di apprendimento nazionali standardizzati 2 volte l'anno. A gennaio-febbraio e a maggio-giugno. Nel 2020, i test si sono svolti esattamente prima e dopo la chiusura delle scuole, che è durata 8 settimane a partire dal 16 marzo.
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Gli autori hanno confrontato i risultati dei test del 2020 con quelli degli anni precedenti (con un design diff-in-diff - una cui spiegazione accessibile si trova su Wiki: en.wikipedia.org/wiki/Differenc… - e con una serie di altre tecniche per valutare la robustezza dei risultati).
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La chiusura delle scuole è stata accompagnata da una riduzione dei punteggi conseguiti nei test di matematica, scrittura e lettura di tre punti percentuali, pari a 0,08 deviazioni standard.
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Un'estrapolazione lineare consente agli autori di stimare che la riduzione dei test associata alle 8 settimane di chiusura corrisponde al danno cognitivo che si avrebbe con una riduzione del 20% della durata dell'anno scolastico.
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Vi sembra poco? Considerate che, secondo stime sulla Svezia (Carlsson et al., 2015, bit.ly/3mfsX9x), un aumento di una deviazione standard del punteggio dei test cognitivi degli studenti delle superiori è associata a un aumento del salario tra il 10 e il 20%.
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In generale, punteggi più bassi sono associati a salari più bassi e una maggiore proabilità di restare disoccupato, svolgere mansioni inferiori sul posto di lavoro in età adulta (si vedano per esempio Jaume e Willen, 2019, bit.ly/3ocOZM5).
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Allora direte: vabbe' ma sono studenti della scuola primaria, avranno tutto il tempo per recuperare. Forse. Engzell e colleghi stimano che la riduzione del punteggio dei test sia del 55% più ampia per i bambini provenienti da famiglie con un livello più basso di istruzione.
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Credete che genitori con pochi mezzi (finanziari e culturali) saranno necessariamente in grado di sostenere la rincorsa dei figli?
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L'Olanda è un caso interessante perché:
1) Ha uno dei più alti tassi di penetrazione della broadband, in cui il governo e le amministrazione locali hanno dedicato grande attenzione all'informatizzazione delle scuole.
2) La chiusura delle scuole è stata tra le più brevi.
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Ciò fa dell'Olanda un caso ideale per l'applicazione della DAD e rende le stime su una popolazione rappresentativa dei suoi studenti particolarmente affidabili, perché suscettibili di fotografare il "limite inferiore" di eventuali effetti negativi della chiusura.
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In altri termini, se le cose sono andate male là dove erano bene attrezzati e il lockdown è durato poco, cosa può essere successo e può ancora succedere in paesi meno preparati, come il nostro?
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Per questi thread sulla scuola ho ricevuto ogni sorta di insulti sui social. C'è chi mi ha definito "no-DAD" e mi ha rinfacciato di "voler lasciarci morire tutti", chi sostiene che voglia solo "un parcheggio" per i figli e chi suggerisce di "alzare la testa dai numerini.
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Fino alla classica accusa di negazionismo e all'inevitabile reductio a Hitlerum che imperversa su Twitter.
Nessun problema, fa parte del gioco. Molti commenti rancorosi sono motivati dalla preoccupazione per la salute propria e dei figli. La capisco perfettamente, perché..
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... sono anche io un padre e saluto ogni mattina mia figlia attraverso il cancello della scuola col cuore gonfio di angoscia. Ma sono preoccupato anche per il suo futuro dopo la pandemia.
Tuttavia, non è per questo che cerco di richiamare attenzione sulla scuola.
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Non solo penso che *non* sia giusto "alzare la testa dai numerini". Vorrei che la testa sui numerini la mettessero anche i responsabili delle nostre scelte pubbliche.
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Nove mesi dopo l'inizio della pandemia vorrei che si smettesse di decidere chiusure a caso sull'onda di intuizioni "nasometriche", di aneddoti o, peggio, dell'emozione popolare.
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E se proprio si deve chiudere la scuola va bene, lo affronteremo *ognuno coi propri mezzi*, ma che si sappia quali sono i costi e si valuti adeguatamente la mancanza di lungimiranza e programmazione che ci avrà eventualmente costretto a dover sopportare tali costi.
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La consapevolezza non risolve il problema oggi, ma aiuta a evitare che si presenti di nuovo in un futuro che potrebbe anche essere vicinissimo.
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[Thread della domenica e appello alle istituzioni 👇]
I dati diffusi nel bollettino delle 18 sono fuorvianti, a causa delle differenze regionali nelle regole del contact tracing e nella capacità di somministrazione dei tamponi, nei tempi di restituzione dei risultati e di trasmissione alle autorità sanitarie.
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I bollettini non contengono informazioni cruciali: dove e come è avvenuto il contagio? Chi sono i contagiati? Che lavoro fanno, che abitudini hanno, qual è il loro stato di salute?
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Mi vergogno per De Luca, ma vorrei rassicurarlo. Fuori dalla sua bolla di qualunquismo e ignoranza, il mondo è migliore di come lo immagina ed è pieno di bimbi che trepidano per imparare a scrivere. Come ricercatore non ragiono mai per aneddoti ed esperienze personali, ma...
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... mia figlia è una di tali bimbi. Quindi posso stabilire con certezza e senza un'analisi ecometrica che l'affermazione di De Luca (sull'"unica bimba al mondo" che trepida per andare a scuola e imparare a scrivere) è falsa. Ce ne sono almeno due.
Ora, pensate a quei bimbi piccoli che senza la scuola non hanno grandi speranze di alfabetizzazione e integrazione, per esempio perché vivono in famiglie in cui non si parla italiano, e che non possono fare DAD perché i genitori non ne hanno gli strumenti.
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È chiaro che, se la comunità è già infetta la scuola diventa pericolosa. Chi frettolosamente addita la scuola come responsabile della seconda ondata però non ha capito che è la comunità a infettare la scuola, non viceversa.
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E che la scuola potrebbe perfino essere un presidio contro il contagio, se i protocolli di protezione e distanziamento fossero rigidamente rispettati ovunque, se il sistema sanitario garantisse testing e tracing tempestivi e se i trasporti fossero adeguatamente potenziati.
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Se le istituzioni si fossero preparate a tutto il possibile per preservare l'istruzione insomma. Lo hanno fatto?
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Il sistema scolastico pubblico di Washington D.C. ha pubblicato i dati sul rendimento scolastico durante la pandemia.
In un anno, l'alfabetismo dei bambini al primo anno di scuola primaria è sceso di 22 punti percentuali rispetto agli obiettivi prefissati.
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Il dato si basa sui test somministrati online dagli insegnanti a ottobre (purtroppo non è possibile discernere l'effetto della didattica a distanza da quello della modalità di esame).
Cosa sarà mai perdere qualche giorno, settimana o mese di scuola, di fronte all'enormità della pandemia? Nel dubbio, non è meglio chiudere?
Ogni chiusura ha un costo altissimo che gli studenti pagheranno nel corso intero della loro vita.
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In generale, prima di chiudere le scuole bisognerebbe valutare ogni possibile intervento alternativo. Adesso che la situazione sembra già fuori controllo, è grave che non sia stato fatto tutto il possibile per salvare la scuola.
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In questi quattro mesi di "liberi tutti" si è scelto di salvare attività scarsamente controllabili e a basso valore aggiunto, che danno un contributo risibile allo sviluppo del paese, mettendoci nella condizione di discutere, nuovamente, di scuole chiuse.
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Qualche giorno fa ho postato un thread per descrivere il lavoro di un team di ricercatori tedeschi che mostrano come, in Germania, la riapertura delle scuole abbia diminuito leggermente i contagi. Qualcuno ha giustamente obiettato: l'Italia non è la Germania.
[Thread 👇]
In effetti, la Germania ha mostrato di essere molto più efficiente in ogni aspetto della lotta al virus, dalla messa in sicurezza delle scuole alla riorganizzazione dei trasporti, dal tracciamento dei contatti dei casi rivelati al trattamento dei malati in isolamento.
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Salvatore Lattanzio (@salva_lat PhD candidate in Economics a Cambridge) è andato oltre e ha svolto sull'Italia un'analisi simile a quella tedesca, giungendo a conclusioni diverse: da noi le regioni che hanno riaperto prima le scuole sono più avanti nella curva dei contagi.
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