Cosa sarà mai perdere qualche giorno, settimana o mese di scuola, di fronte all'enormità della pandemia? Nel dubbio, non è meglio chiudere?
Ogni chiusura ha un costo altissimo che gli studenti pagheranno nel corso intero della loro vita.
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In generale, prima di chiudere le scuole bisognerebbe valutare ogni possibile intervento alternativo. Adesso che la situazione sembra già fuori controllo, è grave che non sia stato fatto tutto il possibile per salvare la scuola.
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In questi quattro mesi di "liberi tutti" si è scelto di salvare attività scarsamente controllabili e a basso valore aggiunto, che danno un contributo risibile allo sviluppo del paese, mettendoci nella condizione di discutere, nuovamente, di scuole chiuse.
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Ogni riduzione dell'orario scolastico ha effetti negativi sulle abilità cognitive degli studenti, sulla probabilità di abbandono scolastico, di iscriversi all'università e di trovare lavoro, sul livello del salario e sulle mansioni svolte sul lavoro in età adulta.
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In un lavoro pubblicato sul Journal of Labor Economics, Jaume e Willén (2019) hanno stimato l'effetto dei giorni di scuola perduti a causa degli scioperi degli insegnanti sulla performance degli studenti sul mercato del lavoro in Argentina (bit.ly/3ocOZM5).
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Aver sperimentato il n. medio di scioperi durante la scuola primaria (88 giorni) riduce i guadagni degli studenti del 2,99% una volta raggiunti i 30-40 anni e aumenta la probabilità di essere disoccupati di 0,70 punti percentuali (l'11,44% rispetto alla media)
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Gli effetti negativi sul mercato del lavoro sono dovuti soprattutto al peggioramento delle competenze degli studenti e, di conseguenza, della loro performance scolastica.
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L'incidenza media degli scioperi è associata a una diminuzione degli anni di istruzione degli studenti dell'1,84% rispetto alla media. L’effetto non è uguale per tutti: a risentirne di piùsono gli studenti provenienti dalle famiglie più povere.
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Ma non solo, anche i figli degli studenti esposti agli scioperi durante la scuola primaria tendono ad avere risultati scolastici peggiori: la disuguaglianza causata dalla chiusura delle scuole può trasmettersi di generazione in generazione.
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Gli effetti negativi della perdita di giorni di scuola valgono anche per studenti + anziani. In un lavoro pubblicato su Rev. of Econ. and Statistics, dei ricercatori svedesi hanno sfuttato variazione casuale delle date dei test di ammissione al servizio militare in Svezia...
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Dieci giorni di scuola in più aumentano il punteggio degli studenti nei test tra lo 0,8 e l'1,1% di una deviazione standard. Con una estrapolazione lineare si stima che 180 giorni di scuola in più risulterebbero in punteggi più alti di 1/5 di deviazione standard.
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Le conseguenze sul mercato del lavoro sono impressionanti. Un aumento di una deviazione standard del punteggio dei test cognitivi è associata a un aumento del salario tra il 10 e il 20%.
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In un lavoro pubblicato sull'Economic Journal, J.-S. Pischke ha studiato l'effetto di una riforma che ha temporaneamente accorciato l'anno scolastico da 37 a 24 settimane in Germania negli anni 60 (con l'obiettivo di uniformare la data di inizio dell'anno tra i länder).
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Gli studenti esposti all'anno scolastico "breve" hanno patito un tasso di abbandono scolastico significativamente più alto, con ovvie ripercussioni sulle loro abilità cognitive e sui guadagni nel corso della loro vita (bit.ly/37r76Ih).
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Se perdere giorni di scuola ha un effetto negativo, aumentare il tempo dedicato all'istruzione ne ha uno positivo.
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K. Cortes e colleghi hanno stimato che raddoppiare le ore di matematica aumenta la probabilità di non abbandonare la scuola di 8,5 punti percentuali, e la probabilità di iscriversi a un college di 10,8 punti percentuali (bit.ly/2HrM3Ku).
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Per tornare alla pandemia in corso, N. Fuchs-Schündeln e colleghi hanno stimato che la chiusura delle scuole dovute al #covid porterà a una sostanziale riduzione del benessere degli studenti, quantificabile in una diminuzione media *permanente* dei loro consumi dello 0,65%.
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Tale effetto negativo è superiore a quello dovuto alla riduzione del reddito dei genitori dovuta alla crisi, e riguarda soprattutto i figli dei genitori meno abbienti (la mia sintesi è davvero brutale e consiglio di leggere per esteso il paper bit.ly/3oc4V18).
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In conclusione, la chiusura della scuola può avere effetti di lungo periodo devastanti sulla vita degli studenti, specie di quelli già svantaggiati. Prima di chiudere la scuola bisogna valutare ogni intervento alternativo possibile.
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Come il potenziamento dei mezzi pubblici, lo scaglionamento degli orari scolastici, la chiusura di attività alternative meno controllabili e meno rilevanti per l’economia nel lungo periodo, il potenziamento della capacità di testing e di tracciamento dei contatti...
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... il controllo certosino del rispetto delle regole dentro e soprattutto fuori dagli edifici scolastici (dove gli studenti più grandi faticano a non assembrarsi e a portare la mascherina).
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È grave che sia stato scelto di salvare (temporaneamente, peraltro) attività a basso valore aggiunto come quelle che, almeno in Italia, sono state privilegiate negli ultimi mesi pur sapendo che in questo modo sarebbe stata sacrificata la scuola...
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... un’istituzione fondamentale per lo sviluppo del paese e il benessere delle persone. È ancora più grave che non siano state attuate politiche attive che avrebbero potuto rallentare la ripresa dei contagi...
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... come il potenziamento della capacità di testing e di tracciamento dei contatti dei casi rivelati. Se infine dovremo chiudere, si sappia almeno qual è il trade-off cui ci ha costretto tale deficit di lungimiranza.
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Post scriptum: il post si trova come sempre srotolato qui facebook.com/fabio.sabatini
Grazie per la pazienza.
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Il sistema scolastico pubblico di Washington D.C. ha pubblicato i dati sul rendimento scolastico durante la pandemia.
In un anno, l'alfabetismo dei bambini al primo anno di scuola primaria è sceso di 22 punti percentuali rispetto agli obiettivi prefissati.
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Il dato si basa sui test somministrati online dagli insegnanti a ottobre (purtroppo non è possibile discernere l'effetto della didattica a distanza da quello della modalità di esame).
Qualche giorno fa ho postato un thread per descrivere il lavoro di un team di ricercatori tedeschi che mostrano come, in Germania, la riapertura delle scuole abbia diminuito leggermente i contagi. Qualcuno ha giustamente obiettato: l'Italia non è la Germania.
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In effetti, la Germania ha mostrato di essere molto più efficiente in ogni aspetto della lotta al virus, dalla messa in sicurezza delle scuole alla riorganizzazione dei trasporti, dal tracciamento dei contatti dei casi rivelati al trattamento dei malati in isolamento.
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Salvatore Lattanzio (@salva_lat PhD candidate in Economics a Cambridge) è andato oltre e ha svolto sull'Italia un'analisi simile a quella tedesca, giungendo a conclusioni diverse: da noi le regioni che hanno riaperto prima le scuole sono più avanti nella curva dei contagi.
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Hey #EconTwitter, free access to webinars worldwide is one of the few bright sides of the pandemic. I am glad to share a weekly newsletter I started for my Ph.D. students about the seminars being held on Zoom every week.
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If you would like to be in the loop, drop me an email at fabio.sabatini@uniroma1.it. I plan to send one email per week, usually on Monday.
I will also share the announcements in a weekly (very long) thread on Tw and Fb.
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Monday, October 19
3.30 UTC (17.30 Rome): Augustine Denteh (Tulane), "The Effect of SNAP on Obesity in the Presence of Endogenous Misreporting".
Host: Virtual Seminar on the Economics of Risky Health Behaviors.
Chiudere le scuole è utile a contrastare la diffusione della #COVID19, adesso che abbiamo imparato le misure essenziali per contenere il contagio?
Ancora non possiamo saperlo con certezza, ma le prime evidenze empiriche suggeriscono di NO.
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In un lavoro appena pubblicato nella collana dei discussion papers @iza_bonn, non ancora sottoposto a peer review, @IngoIsphording, Marc Lipfert e @NPestel83 hanno stimato l'effetto della riapertura delle scuole in Germania.
Gli autori hanno approfittato del fatto che i lander iniziano l'anno scolastico in date diverse per stimare l'impatto della riapertura sulla diffusione della #COVID19, a parità di spostamenti misurati tramite la geolocalizzazione degli smartphone e i Google Mobility Data.
No. Sono morte decine di migliaia di persone e ci siamo ancora dentro.
Andrà meglio?
Non lo sappiamo. Dipende.
Lo scenario peggiore è sempre preoccupante (si vedano le aree in rosso), ma possiamo evitarlo.
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Il team di ricercatori sulle malattie infettive dell'Imperial College di Londra, @MRC_Outbreak, ha diffuso ieri le sue stime sull'evoluzione dell'epidemia in Italia dopo il rilassamento del #lockdown: bit.ly/3c8gcsM.
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Anzitutto, il lavoro stima la relazione tra la variazione della mobilità (indicatore dell'attuazione delle restrizioni, misurato mediante i Google Mobility Data: tiny.cc/vpmfoz) e quella del tasso di riproduzione dell'infezione (l'ormai famoso R).
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