“Chi vuole vedere la mamma faccia un passo avanti”, e io avevo tanta voglia di rivederla: da quando eravamo arrivati ad Auschwitz non l’avevo più abbracciata.
Così fui uno dei primi a muovermi, quel signore in camice bianco sembrava così educato.
Si chiamava Josef Mengele.
Fummo in una ventina ad essere selezionati: c’ero io, Sergio De Simone, ed altri ragazzi fra i 12 e 15 anni, dieci maschi e dieci femmine.
Ma non ci portarono a trovare le nostre mamme, no.
Quel signore non fu molto buono con noi.
Facevamo spesso 1 km e mezzo a piedi per andare nel suo ambulatorio, che non era riscaldato. Aspettavamo nudi anche quindici minuti finché non ci veniva fatta una radiografia. E avevamo la tosse, la febbre, persino la polmonite.
Poi un giorno ci caricarono su un vagone e ci portarono nel campo di Neuengamme, vicino ad Amburgo.
Lì ci misero in una baracca vicina ad un laboratorio.
All’inizio ci diedero persino le caramelle, qualche gioco, e un carcerato si travestì persino da Babbo Natale.
C’era il dottor Heissmeyer che a gennaio del ‘45 ordinò di far incidere la nostra pelle sotto l’ascella destra.
Tagli a X, lunghi tre o quattro centimetri, per poter introdurre una spatola infetta dei bacilli della tubercolosi.
Voleva verificare la reazione degli anticorpi.
Cavie.
Eravamo diventati le sue cavie, animali da laboratorio.
Ci fece incisioni, ci infilò tubicini nei polmoni, e noi ci ammalammo, perdemmo le forze.
Lui fotografava tutti i nostri corpicini deperiti. E conservava metodicamente tutta la documentazione in un baule.
Ma poi alla fine di Aprile del ‘45 capirono che la guerra era persa, e cercarono di cancellare tutte le prove dei loro esperimenti.
Le prove eravamo anche noi: sui nostri corpi c’era scritto l’orrore.
Così ci spostano ancora, andiamo in città stavolta, in una scuola di Amburgo.
La scuola era quella di Bullenhuser Damm, era enorme: chissà che bella sarà dentro!
Non andiamo in classe però, ci fanno scendere nelle cantine.
È buio, fa freddo, facciamo fatica a stare in piedi, e ho sonno, non ne posso più.
Forse mi hanno ascoltato, mi fanno un’iniezione di morfina e mi addormento subito.
Peccato però che non mi svegliai più, né io né gli altri 19 ragazzi che erano con me.
Ci trovarono il giorno dopo tutti morti, impiccati ad un gancio: noi 20 ragazzi, altri 20 prigionieri russi e 4 loro assistenti.
Nessuno poteva più parlare.
Uno degli autori della strage dirà poi che si era appeso a noi per essere sicuro che fossimo morti impiccati.
“Non erano bambini, erano solo cavie, ed erano appesi come quadri”.
Era l’SS Johann Frahm.
Ci sono voluti molti anni per ricostruire quanto accaduto e darci un nome.
Solo nel 1959 il giornalista tedesco Günther Schwarberg ci riuscì, e con l’aiuto di sua moglie, Barbara Hüsing, rintracciò i parenti di 17 di noi.
E i nostri carnefici?
Johann Frahm è stato condannato a morte e giustiziato, con lui anche Max Pauly, direttore del campo di Neuengamme, che diede l’ordine di far sparire tutte le prove.
Heissmeyer riuscì a fuggire sotto falso nome e lavorò 20 anni nella Germania dell’Est come specialista di malattie polmonari.
Rintracciato nel 1966 fu processato e condannato all’ergastolo, morì in carcere nel 1967.
Alla fine giustizia fu fatta, tranne che per Josef Mengele.
Nel 1949 si imbarcò nel porto di Genova su una nave diretta in America meridionale, sbarcando in Argentina. Visse a Buenos Aires, poi in Paraguay e in Brasile, morì nel 1979 per un infarto mentre nuotava nell’Atlantico
“Sei troppo bello, nessuno potrà mai farti del male”.
Così le ultime parole che mi disse mia mamma per farmi coraggio quando ci separarono ad Auschwitz.
Rinfreschiamo un po’ la memoria.
Nel 1927, usciva la bozza del codice Rocco e l’articolo 528 prevedeva per i “colpevoli di relazioni omosessuali” la detenzione fino a tre anni.
Nella promulgazione del 1930 Mussolini tagliò questo articolo.
Come mai?
“La previsione di questo reato non è affatto necessaria perché per fortuna e ORGOGLIO dell’Italia il VIZIO abominevole non è così diffuso tra noi da giustificare l’intervento del legislatore”.
In pratica negava che gli omosessuali fossero numerosi, non esistevano.
Ma la Commissione precisò che “nei congrui casi può ricorrere l’applicazione delle più severe sanzioni relative ai diritti di violenza carnale, corruzione di minorenni o offesa al pudore”.
In pratica Non esistevano ma se ci fossero stati li potevano punire.
In Israele c’è un grande memoriale, in cui ha sede l’Ente Nazionale per la Memoria della Shoah.
Un giardino interno è dedicato ad “Un Giusto”, il nome riservato a chi si è distinto per salvare gli Ebrei durante l’Olocausto.
Ma non è una persona, è un paese: Chambon-sur-Lignon.
È un piccolo paesino dell’Alta Loira, nel Sud della Francia.
Ai tempi della seconda guerra mondiale era abitato per lo più dai Protestanti, i cui fedeli hanno subito per secoli le persecuzioni della Chiesa Cattolica francese.
Oggi è un piccolo paradiso immerso nel verde.
Così invece era ai tempi dell’occupazione nazista in Francia.
Perché è finito fra i “Giusti”?
Posso raccontarvelo io, Eric Schwam.
I suoi abitanti hanno salvato la vita a moltissimi ebrei, sicuramente più di 2.500. Qualcuno dice 3.000 o più.
Ed io sono fra questi.
Eravamo appena andati a dare il cambio al cambio al IIº battaglione del 154º di fanteria e alla 259ª compagnia di Alpini, io ero il capitano Giampietro Rossi, a comando del Iº battaglione del 219º di fanteria, la brigata Sele.
Qui sotto le cartoline che mandavamo ai nostri cari
Ero contento perché dal fronte del Piave mi avevano trasferito sul Monte Cimone, tornavo su una cima che sta proprio sopra Arsiero, il paese dove sono nato.
1.230 metri, sull’ultima linea di difesa della pianura padana: lì stavamo impedendo la discesa a valle degli austriaci.
Il monte non era più lo stesso: trincee dappertutto, la cima era stata conquistata dagli austriaci il 25 Maggio del 1916 e riconquistata da noi italiani il 23 Luglio.
Quanto sangue versato da ambo le parti, una tragedia che ha poi accomunato tutte le montagne vicine.
Una riflessione, molto personale:
Trump ha superato i limiti.
Ma non solo per le immagini in sé che avete visto l’altro ieri.
No, sta rompendo il giochino con cui in sordina il capitalismo sfrenato ha fatto finora tutto quello che ha voluto.
1/n
Negli ultimi anni il divario fra le classi sociali si è accentuato, pochi ricchi (sempre più ricchi) da una parte, e sempre più famiglie che invece vivono in povertà o ai margini di una vita decente.
Come mai?
2/n
Il liberismo economico come ha potuto concentrare la ricchezza su pochi?
Non doveva incentivare la concorrenza?
Semplice: quei pochi non giocano pulito.
Il lobbismo diffuso fa sì che le regole del gioco le scrivono loro.
Controllando le leggi.
3/n
Si avvicinavano sempre di più.
Ho cercato di vedere un volto amichevole da qualche parte tra la folla, qualcuno che forse mi potesse aiutare. Ho guardato il volto di una vecchia donna e mi è sembrato un volto gentile, ma quando l'ho guardata di nuovo, mi ha sputato.
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Non stavo facendo nulla di male, volevo solo entrare a scuola.
In tutto eravamo in nove: nove neri che volevano entrare in una scuola che fino a ieri era riservata solo ai bianchi.
La legge appena approvata era dalla nostra parte, ma si era ancora nel 1957.
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La “Little Rock Central High School”, in Arkansas.
Uno degli stati Confederati più accaniti, dove il Ku-Klux-Klan era ancora molto attivo.
Il governatore, un democratico, era un accanito segregazionista: pensate che Orval Faubus arrivò a schierare la Guardia Civile.
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Wow... il dopo Gallera sarebbe Letizia Moratti ?!? 😱
Condannata al risarcimento per aver licenziato senza giustificato motivo una decina di dirigenti del Comune, affidando quasi contemporaneamente 54 incarichi a consulenti esterni, spesso senza requisiti.⬇️
Fra questi Aldo Fumagalli, ex sindaco leghista di Varese, che si era dimesso dall'incarico perché indagato per concussione , vari candidati del centrodestra non eletti, una candidata dell'UDC in CALABRIA, persone del suo staff elettorale, compreso il suo fotografo personale. ⬇️
Nel dicembre 2016 è stata condannata dalla corte dei conti a versare oltre 591.000 euro per due voci di spesa: 11 incarichi dirigenziali esterni a non laureati per quasi 1,9 milioni, e retribuzioni ritenute troppo costose, più di 1 milione, di alcuni addetti stampa. ⬇️