"L’anonimato rispetto a un’autorità legittima non è mai un valore"
“I droni, ad esempio. Cerchiamo di conciliare la necessità di garantire la sicurezza delle persone e degli spazi aerei con la possibilità di utilizzare i droni per aiutarci nella vita di tutti i giorni”
In tema di algoritmi nella PA, il "piano Colao" scriveva (ht @fede_guerrini):
"Ridurre l’area di responsabilità dei dipendenti pubblici conseguente all’adozione di procedure governate da algoritmi (Cons. St., sentenza n. 8472/2019)"
Eppure, pur non essendo un giurista, non mi pare affatto che la citata sentenza del Consiglio di Stato preveda una riduzione della responsabilità della PA in caso di adozione di algoritmi (mi si corregga se sbaglio):
Mi fate capire che problema ci sarebbe nel fatto che x viene sbattuto fuori da una piattaforma che gli consentirebbe altrimenti di fare proseliti per i suoi propositi violenti?
State dicendo che il presidente degli USA ha il diritto a propositi violenti, a piacere?
Ancora: mi fate capire cosa c’entra la censura con l’impedire la violenza?
E perché le regole che valgono per tutti gli altri per un capo di Stato non dovrebbero valere?
Non dovrebbe, un capo di Stato, osservare regole di comportamento più stringenti — non meno — di un comune cittadino, viste le responsabilità che ha?
"Bambini tra i 4 e i 6 anni con un braccialetto hi-tech ai polsi per tornare in sicurezza all'asilo rispettando le giuste distanze". Ma "sarà come un gioco", si legge.
Sì, il gioco dell'abituarsi alla sorveglianza totale fin da piccoli.
E come prevedibile, eccoci ai wearable: “serve un incentivo che spinga il maggior numero possibile di italiani a scaricare la app sul proprio telefonino che potrebbe prendere la forma di un braccialetto per le persone anziane”
“Un’idea per l’incentivo potrebbe essere quella di lasciare che la possibilità di scaricare la app, o indossare il braccialetto, resti volontaria. (...) Ma prevedere che per chi sceglierà di non scaricarla, restino delle limitazioni nella mobilità”
E se a qualcuno viene qualche dubbio, ricordate: non è obbligatoria, è “obbligatoria”.
Da ieri cerco di capire la reale importanza di avere isolato il coronavirus anche in Italia (*anche*): da una parte c’è il giornalismo italiano che alza la coppa del mondo, dall’altra il resto dei media mondiali che non se ne sono nemmeno accorti.
Nel mezzo i lettori, confusi.
Per provare a capire come stanno le cose ho dovuto schivare articoli che dicevano che era una "prima" mondiale (
Ed è questo il rapporto normale con il sistema mediatico: un assalto quotidiano, in cui vero, verosimile, falso si mescolano in un unico racconto esagitato, approssimativo, indifferente alla complessità e ai dettagli del reale.
Ma come hanno deciso "le Sardine" che il Daspo social è una proposta delle Sardine?
Qualcuno ha votato da qualche parte, valutato le alternative, studiato la materia prima di parlare -- oppure stanno semplicemente replicando il peggio della demagogia che criticano?
Ancora: dove possiamo leggere una proposta che non sia un annuncio in favore di telecamera?
Perché gli annunci in favore di telecamera sono quello che fa "la politica" cattiva che le Sardine vanno in piazza a criticare.
Ecologia del linguaggio è anche rispettare la forma.
Oggi Conte, secondo Rep, dice — prevedibilmente — di essere pronto a incontrare le Sardine. E, in generale, questo governo è molto sensibile all’”ascolto” di ogni cosa dicano le Sardine.
Per questo l’idea del Daspo social non è solo sbagliata, ma anche pericolosissima.
L'NCI, riepilogando le conoscenze scientifiche in materia, dice questo:
"A few studies have shown some evidence of statistical association of cell phone use and brain tumor risks in humans, but most studies have found no association"