«Salve Pericle, ci sei? Sono Johannes.
Eravamo rimasti (qui ieri bit.ly/301WVoL ) alla tua rivalità con Cimone.
Tu che facevi parte della famiglia degli Alcmeonidi, lui della famiglia rivale dei Filaidi, famiglie ateniesi potenti e aristocratiche. Continua pure».
Ieri hai detto che Cimone aiutava il popolo.
Io non ero da meno.
Lo sapevi che i teatri erano pieni di gente povera?
E secondo te chi pagava loro il biglietto? Il sottoscritto.
Non solo.
Davo pure soldi a quelli che facevano parte delle giurie nei tribunali popolari.
«Peccato che, a differenza di Cimone, non fossero soldi tuoi.
Prelevavi il tutto dalle casse dello Stato.
E con quello compravi il consenso popolare.
Al popolo il superfluo dà più piacere del necessario, ripetevi a ogni occasione.
Ecco il perché del biglietto a teatro».
Stai a spaccare il capello in quattro.
Quella fu una scelta politica che si dimostrò azzeccata. Ottenuto il consenso dovevo però togliere di mezzo quel Cimone.
Ci riuscii nel 462, dopo un terremoto, quando gli Iloti si ribellarono a Sparta, contro gli Spartiati loro padroni.
«Già.
Cimone corse in aiuto degli Spartiati con 4.000 Opliti.
E mentre lui era lontano da Atene tu facesti approvare la riforma Efialte che riduceva i poteri dell’Areopago, l’assemblea degli anziani legata agli aristocratici, trasferendo i suoi poteri ai tribunali popolari».
Sparta era una rivale di Atene.
Che bisogno c’era di aiutarla?
Cimone venne accusato di aver tradito Atene e quando tornò in patria venne bandito con l'ostracismo per dieci anni.
Senza opposizione, nel 461, a.C. iniziò il mio dominio incontrastato su Atene.
«Però ci fu quel brutto episodio. L’assassinio di Efialte. Plutarco cita due fonti, una delle quali accusa te della sua uccisione, invidioso della sua popolarità.
Prima di una tua reazione ti anticipo che è un’accusa che non sta in piedi.
I responsabili non furono mai trovati».
Bene. Ora magari possiamo parlare di quello che ho fatto per Atene nei trentadue anni al potere, dal 461 al 429 a.C.?
Cominciando dalla realizzazione di una vera democrazia. Ogni cittadino poteva accedere al governo della città indipendentemente dal ceto sociale e dal reddito
«Sul concetto di “ogni cittadino” ci ritorneremo.
Ricordo l’inizio del discorso che hai fatto agli ateniesi sul tuo concetto di democrazia.
“Qui ad Atene noi facciamo così.
Qui il nostro governo favorisce i molti invece dei pochi: e per questo viene chiamato democrazia”».
Dissi anche altro.
“Qui ad Atene noi facciamo così.
Quando un cittadino si distingue, allora esso sarà, a preferenza di altri, chiamato a servire lo Stato, non come un atto di privilegio, ma come una ricompensa al merito”.

Meritocrazia, conoscete il significato?
«Più o meno. E poi.
“Qui ad Atene noi facciamo così.
[…] Noi siamo liberi, liberi di vivere proprio come ci piace e tuttavia siamo sempre pronti a fronteggiare qualsiasi pericolo”.

Devo anche riconoscere che hai posto le fondamenta per un grande sviluppo culturale di Atene».
Che periodo ragazzi.
Ad Atene potevi incontrare il filosofo Socrate, il poeta Pindaro e poi Eschilo, Euripide e Sofocle.
E poi Anassagora, Ippocrate e molti altri.
Grandi uomini che resero quel periodo uno dei più importanti della nostra storia.
«Concordo. Atene accolse anche il meglio dell’architettura e dell’edilizia. Fidia, Policleto e Mirone.
Ricostruisti sull’Acropoli i templi e gli edifici distrutti dall’esercito di Serse durante l’occupazione persiana.
Il Partenone è opera tua. O meglio, tua e di Fidia».
Vedo che anche oggi è il simbolo della città di Atene.
Una grande opera che ho costruito grazie agli architetti Ictino e Callicrate, sotto la supervisione di Fidia.
Peccato sia andata perduta la statua d’oro e d’avorio dedicata ad Atena che si trovava all’interno.Alta 12 metri.
«Un vero peccato. Vedo che non mi hai ricordato che dovevo chiederti una cosa importante. Che è questa.
Se sei stato un grande uomo, e lo sei stato, avrai avuto sicuramente al tuo fianco una grande donna. Ecco la domanda. Come si chiamava tua moglie? Nessuno conosce il suo nome»
E questa sarebbe la cosa importante che volevi chiedermi? Non ci dormivi la notte?
Comunque si chiamava Pomponia.
Perché fai quella faccia Johannes?
Scusa, mi sono sbagliato, si chiamava Giulia.
Flavia?
Emilia?
Cornelia?
Va bene, va bene, lo ammetto. Non me lo ricordo.
«Bravo. Almeno Paralo e Santippo te li ricordi?
Perché sono i due figli che hai avuto da lei.
Non ricordare il nome di tua moglie non è il massimo, non credi?
Scommetto che invece ti ricordi perfettamente il nome della tua amante.
Quello non l’hai certo dimenticato, vero?».
E come potrei dimenticarlo. Lei si chiamava Aspasia. Ammetto che non fosse particolarmente bella, ma era sicuramente una grande donna.
Intelligente, raffinata, colta.
La donna ideale per stare al mio fianco durante il periodo d’oro della cultura greca.
«Ma prima pensasti bene di divorziare da tua moglie.
Col suo consenso e di tutti i suoi parenti le trovasti un nuovo marito.
Non fu una bella cosa quella di convincere Atene a dare il suo assenso per una spedizione contro l’isola di Samo per fare un favore alla tua amante».
Amante? L’avrei sposata, ma non potevo sposare una straniera.
Lei mi ha dato anche un figlio, Pericle il Giovane.
Lo so, lei era un’etera, una donna di compagnia ed era nata nella città ionica di Mileto.
L’isola di Samo aveva attaccato Mileto, le dovevo riconoscenza.
«Peccato che gli abitanti dell’isola di Samo erano alleati di Atene, tuoi alleati.
E pugnalare gli alleati non è il massimo.
Capisco però l’innamoramento.
Ogni volta che uscivi di casa o rientravi dall’agorà l’abbracciavi e la baciavi, racconta Plutarco».
Aspasia era una donna speciale.
Socrate portava i suoi allievi da lei.
Insegnava eloquenza a molti ateniesi.
Ti ricordo che persino Carducci quando scrisse l’unica poesia d’amore, di un suo vero amore, nascose il nome dell’amata usando quello di Aspasia.
«Intendi il Ciclo di Aspasia di Leopardi e il suo amore per la nobildonna Fanny Targioni Tozzetti?
Non essendo mai stato ricambiato (lei era sposata) quei versi più che all’amore è un inno al pessimismo.
La vita, priva di ogni speranza».
Pignolo. Comunque si è fatto tardi ancora una volta.
Ti sei perso in cose di poco conto, quando sarebbe bastato dire a tutti quanto sono stato grande, bravo, abile, capace e competente. Il migliore insomma.
Pieno d'infinite virtù.
La colpa è tua Johannes, hai divagato troppo.
«Sì, pieno di virtù, soprattutto la modestia.
Comunque non possiamo lasciare le cose in sospeso. Dobbiamo ancora raccontare dell’arrivo ad Atene di quel terribile, quanto imprevedibile nemico.
Lo so, sarà triste e doloroso parlarne, ma lo dobbiamo fare.
A domani.

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3 Mar
«Dopo 2 thread (bit.ly/301WVoL e bit.ly/2OcUuNj ), caro Pericle, riprendiamo dalle opere da te realizzate.
Non avevi soldi. Però avevi i tributi dalle città che facevano parte della lega di Delo.
Soldi custoditi nell’isola sacra ad Apollo.
Ti venne un’idea».
Vero. I soldi erano custoditi nell’isola di Delo.
Pensai di trasferire quei soldi ad Atene, sotto il mio controllo. Usai quel denaro anche per completare i circa sei chilometri di mura che dalla città arrivavano a inglobare il vecchio porto del Falero e il nuovo porto del Pireo.
«Ma come sempre accade, anche ai migliori politici, il consenso cominciò a calare.
E quando cala il consenso…
I tuoi avversari passarono al contrattacco.
Cominciarono accusando il tuo amico Anassagora.
Solo per aver formulato ipotesi sul moto dei corpi celesti».
Read 25 tweets
1 Mar
Discutere della mia vita con te? Perché no, Johannes.
In fondo non puoi riportare niente di più di quello che sta scritto nei libri di storia.
Plutarco ha trasmesso al mondo intero come io, Pericle, sia stato l’inventore della democrazia ateniese.
E molto, molto altro.
«Ottimo. Iniziamo.
Siamo nel 480 a.C. e Temistocle è il politico più influente di Atene.
È lui a convincere gli abitanti a lasciare la città per rifugiarsi sulle isole di Egina e Salamina mentre i Persiani devastano Atene.
Temistocle sta preparando lo scontro navale finale».
Esattamente. Temistocle fu molto astuto.
In quello stretto braccio di mare le navi persiane, anche se più numerose, erano troppo massicce per poter manovrare.
Grazie alle sue duecento triremi, riuscì a ottenere sui Persiani una vittoria decisiva.
Però ora parliamo di me.
Read 24 tweets
24 Feb
Oggi è il 23 marzo 2017.
Non è la prima volta che vengo ad Auschwitz.
Sono stanco, e non solo per i miei 83 anni.
Sono ormai trent’anni che cerco di a mettere in luce le responsabilità di quell’azienda nello sterminio di milioni di esseri umani.
Era il 26 ottobre 1942 e sono certo che Kurt ripensò al suo passato. Era stato assunto da quell'azienda come disegnatore tecnico e di strada ne aveva fatta parecchia. Dopo nove anni era stato promosso ingegnere del reparto D.
E proprio in quel reparto aveva dato il meglio di sé.
Grazie al suo ingegno la sua ditta si stava aggiudicando tutti gli appalti.
Quel giorno era particolarmente euforico.
«Le mie idee sono davvero rivoluzionarie, posso supporre che mi concederete un bonus per il lavoro che ho fatto» aveva scritto in mattinata al suo direttore.
Read 19 tweets
20 Feb
«Nerone ti sei calmato? Ieri sera
(qui bit.ly/3sbRpMi) abbiano parlato di un’accusa infamante nei tuoi confronti. Abbiamo però concordato sul fatto che tu non hai nessuna colpa per l’incendio di Roma del 64 d.C.
Ci resta da approfondire il resto della tua vita».
Credo che nessuno abbia qualcosa da dire sui primi anni del mio impero. Mi sono comportato bene.
Anzi benissimo, in modo impeccabile.
Sotto la guida di Seneca, del prefetto del pretorio, Sesto Afranio Burro e della donna più influente di Roma, mia madre Agrippina.
«Concordo sul ruolo avuto da tua madre nella tua salita al trono. Lo voleva a ogni costo.
“Che mi uccida, purché regni” rispose a un oracolo che la metteva in guardia. Ci mettesti del tuo.
Hai fatto uccidere Britannico, il tuo fratellastro.
Era lui il legittimo Imperatore»
Read 23 tweets
19 Feb
Sinceramente sono combattuto, Johannes.
Ho seguito la serie di batti e ribatti con Riccardo Cuor di Leone e sinceramente non sei stato tenero con lui.
Non oso pensare cosa tu possa raccontare di me ai tuoi lettori.
Lettori, come ha scritto @tonyjorio, e non follower.
«Giusto, lettori.
Visto che abbiamo rotto il ghiaccio perché non iniziamo la discussione?
In fondo peggio di come ti hanno dipinto sarà difficile. Credo anzi che la tua versione dei fatti possa essere un’occasione per smentire le chiacchiere che girano sul tuo conto».
Le chiami chiacchiere? Mi prendi in giro?
Come puoi definire dicerie e pettegolezzi quello che hanno scritto di me nei libri di storia.
Hai letto come mi ritraggono sempre?
Mi sono scocciato. Brucia un autobus a Roma e mi tirano in ballo. Basta. Non sono stato io, chiaro?
Read 24 tweets
15 Feb
Qualcuno ha scritto che “i numeri costituiscono il solo linguaggio universale”.
Vero. Anche perché i numeri spesso non sono solo numeri.
100 1.000.000
Cento Un milione.
Oppure 7 come le persone che incontrai quando tornai a Kigali il 21 luglio del 1994.
2, come le esplosioni che udimmo quella sera del 6 aprile 1994 quando tutto ebbe inizio.
Subito dopo la telefonata della mia segretaria.
«Hanno abbattuto l’aereo del Presidente Habyarimana»
Quella notizia significava una cosa sola. Guai.
E scontri in città. Quella notte dormimmo tutti in bagno, l’unica stanza della casa che non poteva essere raggiunta da eventuali colpi esplosi dalla strada.
Mentre il telefono continuava a squillare.
Read 25 tweets

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