Sinceramente sono combattuto, Johannes.
Ho seguito la serie di batti e ribatti con Riccardo Cuor di Leone e sinceramente non sei stato tenero con lui.
Non oso pensare cosa tu possa raccontare di me ai tuoi lettori.
Lettori, come ha scritto @tonyjorio, e non follower.
«Giusto, lettori.
Visto che abbiamo rotto il ghiaccio perché non iniziamo la discussione?
In fondo peggio di come ti hanno dipinto sarà difficile. Credo anzi che la tua versione dei fatti possa essere un’occasione per smentire le chiacchiere che girano sul tuo conto».
Le chiami chiacchiere? Mi prendi in giro?
Come puoi definire dicerie e pettegolezzi quello che hanno scritto di me nei libri di storia.
Hai letto come mi ritraggono sempre?
Mi sono scocciato. Brucia un autobus a Roma e mi tirano in ballo. Basta. Non sono stato io, chiaro?
«Lo so. Vedrai che prima o poi la verità verrà a galla.
Nel frattempo possiamo cercare di capire come mai tutto questo astio nei tuoi confronti da parte degli storici.
Io un’idea me la sono fatta.
Capita molto spesso anche a noi comuni mortali, sai?»
Lo so cosa intendi.
La colpa non è di chi mi ha odiato e scritto falsità sul mio conto.
La colpa vera è di chi, pur trattato bene, pur mio amico, non è intervenuto in mia difesa smentendo quelle falsità. Gli amici non servono a questo?
Hai detto che accade anche a voi.
«Certo Lucio, capita spesso.
Comunque pur essendo stato un Imperatore malvagio, inebriato dal potere, concordo con te che gli storici ti hanno attribuito le più incredibili nefandezze. Cominciando da quella che ti fa più arrabbiare.
Bruciare Roma per costruire la Domus Aurea».
Nessuno mi chiamava più Lucio. Mi sembra di tornare bambino. Ero infatti Lucio Domizio Enobarbo quando nacqui ad Anzio nel 37 d.C.
Comunque sì. La gente deve saper come andarono esattamente le cose quel giorno.
Svetonio e Cassio Dione non l’hanno raccontata giusta.
«Ci provo io, dai. Poi mi dici.
Era la notte tra il 18 e il 19 luglio del 64 d.C. e faceva molto caldo.
All’improvviso tra il Palatino e il Celio alcune botteghe presero fuoco.
Il vento forte fece il resto. Roma bruciò per nove giorni».
Bravo Johannes. Hai detto esattamente come andarono le cose.
Gli incendi erano piuttosto frequenti e gli addetti allo spegnimento purtroppo molto pochi.
E poi, se avessi voluto, chi mi avrebbe impedito di effettuare una demolizione programmata?
«Concordo. Quello che la gente non sa, è quanto tu ti sia prodigato per il tuo popolo in difficoltà. Istituisti ricoveri per i sopravvissuti e distribuzione di cibo ai poveri. Con un'unica idea in testa.Un piano urbanistico per ricostruire Roma “più bella e più superba che pria"»
Avendo bisogno di parecchio denaro per costruire le case al popolo applicai un prelievo forzoso ai ricchi di Roma. Non avevo scelta.
Forse il fatto di favorire i ceti popolari non andò giù agli storici che appartenevano per la maggior parte all’aristocrazia senatoria.
«Vero anche che ti inventasti di aver trovato i responsabili in quella che tu ritenevi una setta giudaica, allora sconosciuta, che seguiva un certo “Cresto”.
In realtà era la prima comunità cristiana.
Hai messo in atto la prima persecuzione contro i cristiani».
Era un modo per placare le ire degli dei.
Spero comunque che quello che ci siamo detti abbia fugato ogni dubbio.
Io, Lucio Domizio Enobarbo, in seguito Claudio Cesare Augusto Germanico, per voi semplicemente Nerone, quinto imperatore romano, non ho incendiato Roma.
Punto.
«Prendiamo atto.
Tra l’altro il popolo romano non ti accusò di questo. Anzi.
Ti amava per aver spogliato i ricchi per poter costruire le case al popolo.
Però ci sono molte altre cose da raccontare.
Parlami un po’ della tua vita».
Come detto sono nato ad Anzio, alla nascita Lucio Domizio Enobarbo.
Papà si chiamava Gneo Domizio Enobarbo, mia madre era Agrippina Minore, sorella di Caligola.
La mamma in seconde nozze aveva sposato l’Imperatore Claudio.
Fu lui ad adottarmi.
«E tu sei cresciuto con un precettore straordinario, Lucio Anneo Seneca.
Avevi 17 anni quando l’imperatore morì.
Visto che l’Imperatore Claudio aveva un figlio naturale, Britannico, avuto da Messalina, spiega perché fosti tu a salire al trono e non lui».
Beh, fu mamma Agrippina a orchestrare il tutto.
Tenne la notizia segreta, allontanò Britannico da Roma e mi fece accompagnare in Senato dai pretoriani.
Perché nessuno ricorda quel mio famoso discorso?
I senatori ne furono entusiasti.
«Un grandissimo discorso. Di straordinaria potenza. Peccato non fosse opera tua. Lo aveva scritto Seneca. Comunque per quanto riguarda la morte di Claudio girava voce che fosse stato avvelenato proprio da tua madre Agrippina.
Non essendoci prove certe, meglio chiuderla qui».
Solo calunnie.
C’è un’altra cosa che mi fa arrabbiare.
Quanti sono a conoscenza della mia bravura come oratore? Delle mie enormi capacità artistiche. Non solo. Quanti ricordano le mie vittorie alle Olimpiadi in Grecia del 67 d.C.?
«Raccontiamole quelle Olimpiadi.
Prima di tutto dovevano svolgersi due anni prima. Fosti tu a pretendere il rinvio per farle coincidere col tuo viaggio in Grecia. E’ vero, hai vinto tutte le gare a cui hai partecipato, ben sei allori olimpici, ma racconta che tipo di gare erano»
Vediamo. C’era il canto con la cetra, la recitazione tragica, la recitazione da araldo e la corsa dei carri. La quadriga, la quadriga dei puledri, e il tiro a dieci puledri. Vinte malgrado la caduta dello scettro durante la recitazione e la caduta da cavallo nella corsa dei carri
«Prima di tutto alcune di quelle gare erano state inventate e inserite da te.
E poi pensi veramente di aver vinto grazie alla tua bravura?
Ma dai. Eri l’Imperatore e da te dipendeva il destino di tutti. Potevi solo vincere. E i giudici quello fecero.
Farti vincere, intendo».
Ho capito. Mó me ne vado. Il thread è finito.
Ci siamo detti tutto direi.
Io non ho incendiato Roma e sono stato un grande oratore oltre che un grande Imperatore.
La discussione è stata bella.
Ti faccio tanti auguri per le prossime storie.
«Ndò vai? Non pensare di cavartela così.
Non cercare di fare il furbo. C’è ancora molto da raccontare sul tuo conto. Tra l’altro niente di positivo.
E poi a Roma oggi si è incendiato un altro autobus….ne sai qualcosa?

Ma dai, fermo! Stavo scherzando!»

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20 Feb
«Nerone ti sei calmato? Ieri sera
(qui bit.ly/3sbRpMi) abbiano parlato di un’accusa infamante nei tuoi confronti. Abbiamo però concordato sul fatto che tu non hai nessuna colpa per l’incendio di Roma del 64 d.C.
Ci resta da approfondire il resto della tua vita».
Credo che nessuno abbia qualcosa da dire sui primi anni del mio impero. Mi sono comportato bene.
Anzi benissimo, in modo impeccabile.
Sotto la guida di Seneca, del prefetto del pretorio, Sesto Afranio Burro e della donna più influente di Roma, mia madre Agrippina.
«Concordo sul ruolo avuto da tua madre nella tua salita al trono. Lo voleva a ogni costo.
“Che mi uccida, purché regni” rispose a un oracolo che la metteva in guardia. Ci mettesti del tuo.
Hai fatto uccidere Britannico, il tuo fratellastro.
Era lui il legittimo Imperatore»
Read 23 tweets
15 Feb
Qualcuno ha scritto che “i numeri costituiscono il solo linguaggio universale”.
Vero. Anche perché i numeri spesso non sono solo numeri.
100 1.000.000
Cento Un milione.
Oppure 7 come le persone che incontrai quando tornai a Kigali il 21 luglio del 1994.
2, come le esplosioni che udimmo quella sera del 6 aprile 1994 quando tutto ebbe inizio.
Subito dopo la telefonata della mia segretaria.
«Hanno abbattuto l’aereo del Presidente Habyarimana»
Quella notizia significava una cosa sola. Guai.
E scontri in città. Quella notte dormimmo tutti in bagno, l’unica stanza della casa che non poteva essere raggiunta da eventuali colpi esplosi dalla strada.
Mentre il telefono continuava a squillare.
Read 25 tweets
7 Feb
Sinceramente ho perso il conto delle medaglie che mi hanno appuntato sul petto, l’ultima circa due anni fa, nel 1942, la Navy Distinguished Service Medal.
E allora mi domando.
Che ci faccio davanti a una commissione d’inchiesta della Marina degli Stati Uniti? Image
L’accusa è pesante.
Sono ritenuto il principale responsabile del più grande disastro, in termini di uomini e navi, subito in mare aperto dalla Marina degli Stati Uniti durante la seconda guerra Mondiale.
Per aver portato la flotta proprio al centro del disastro.
Chi sono?
Mi chiamo William Frederick Halsey, comandante in capo della Terza Flotta degli Stati Uniti.
E sono qui per difendermi.
Il mondo deve sapere cosa è successo.
Nessuno di noi era preparato e le mie decisione furono prese solo nell’interesse delle operazioni militari in corso. Image
Read 25 tweets
4 Feb
Johannes, ci sei? Sotto trovi il link della nostra conversazione di ieri dove mi hai accusato di essere un «cattivo figlio, cattivo fratello, cattivo marito e pessimo re».
Come mai allora per l’immaginario collettivo sono da sempre un personaggio mitico?
bit.ly/3cFLfiJ
«A dire il vero ho detto che malgrado letteratura e cinema ti abbiano descritto come un buon sovrano, alcuni hanno parlato di te in altri termini. Punto.
Comunque continua.
Sei rimasto a quando venisti a sapere che tuo fratello Giovanni era sul punto di usurparti il trono».
Vero. Giovanni, quel caro fratello a cui mio padre aveva riservato il suo più grande affetto.
E’ così. Non aveva occhi che per lui. Che dovevo fare?
Ho lottato per difendere quello che mi spettava.
Puoi farmene una colpa?
E poi erano tradizioni di famiglia tutti quei litigi.
Read 22 tweets
3 Feb
Dicerie. Messe in giro per screditarmi. In fondo voi conoscete bene la mia storia. Film, libri, persino cartoni animati hanno raccontato le mie gesta.
Tutti concordi nel ritenermi un buon sovrano.
Lui era malvagio e usurpatore.
Mio fratello Giovanni, intendo.
«Scusa Riccardo, sono Johannes. Non vorrei contraddirti, ma qualcuno ha riassunto con altre parole la tua vita e il tuo regno.
Ti ha descritto diversamente.
Precisamente come un «cattivo figlio, cattivo fratello, cattivo marito e pessimo re».
Ma che dici. Non hai visto i film su Robin Hood, l’eroe che rubava ai ricchi per dare ai poveri?
Viene raccontato molto bene l’amore che il popolo aveva per me. Tutti aspettavano il mio ritorno, lottando contro mio fratello Giovanni. Lui sì che era cattivo.
Read 25 tweets
23 Jan
Non potevo mancare proprio oggi, 23 giugno 1992, davanti al Palazzo di Giustizia di Palermo.
Siamo in tanti, almeno diecimila, a ricordare la morte, avvenuta esattamente un mese fa, di Giovanni Falcone, di sua moglie Francesca e di Vito, Rocco e Antonio, gli agenti della scorta.
1.950 metri ci separano dalla casa di Falcone.
Il corteo si è avviato.
E’ un pomeriggio assolato e dentro tutti noi c’è tanta rabbia, tanta tristezza.
Negli ultimi due anni sono stati oltre 200 gli uomini uccisi dalla mafia. Uomini di Stato e non solo.
Ho visto nel corteo la moglie di Libero Grassi.
Quante vittime. Troppe. Ognuno con la sua storia.
Mentre ci incamminiamo ripenso a una di quelle vittime invisibili, che ormai nessuno ricorda più.
Vorrei poter far conoscere a tutti la sua storia.
Ormai dimenticata.
Read 25 tweets

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