(Avvertenza: questo thread è un po’ tecnico, ma la matematica è ridotta al minimo. Basta sapere che un numero elevato alla quarta potenza è uguale allo stesso numero moltiplicato per sé stesso 4 volte e che la temperatura in Kelvin è pari alla temperatura in Celsius +273.
(1/21)
Per esempio 4 alla quarta fa 256, mentre 27 gradi Celsius sono pari a 300 gradi Kelvin).

Come si fa a simulare sulla Terra l’ambiente che un satellite trova nello spazio?

Occorrono due cose: il vuoto e il freddo. (2/21)
Cominciamo dal vuoto. Sulla Terra, al livello del mare, c’è una pressione di circa una atmosfera. Nello spazio la pressione è circa zero – per l’esattezza un decimilionesimo di miliardesimo di atmosfera. (3/21)
Per fortuna non è necessario fare un vuoto così spinto per simulare l’ambiente spaziale: diciamo che dal centomilionesimo di atmosfera in giù ci possiamo accontentare a tutti gli effetti pratici. (4/21)
Al di sopra di quel valore le molecole di gas ancora presenti danno fastidio e soprattutto possono creare antipatici archi elettrici in grado di fondere una scatola elettrica come una tavoletta di cioccolato lasciata al sole (almeno un paio di volte è successo davvero). (5/21)
Ci sono delle pompe speciali in grado di raggiungere questo livello di vuoto e anche di più: nelle migliori camere a vuoto per test spaziali si può arrivare anche a un decimiliardesimo di atmosfera. Quasi come dentro la testa di un giornalista sportivo. (6/21)
Passiamo al freddo. La temperatura dello spazio profondo è un confortevole -270 gradi Celsius, o se volete3 gradi Kelvin. Per avvicinarci potremmo usare l’idrogeno liquido, che bolle a 20 K, ma non sarebbe geniale, a meno che vogliate simulare l’esplosione dell’Hindenburg. (7/21)
Meglio usare l’elio liquido, che bolle a una temperatura ancora più bassa (4 gradi Kelvin), quindi va ancora meglio per simulare la temperatura dello spazio profondo.
Ma l’elio è costoso e complicato da conservare a temperature così basse: non c’è niente di più semplice? (8/21)
Che ne direste dell’azoto liquido, che è abbondante, non tossico e non pericoloso? Ma l’azoto bolle a -196 °C (77 K), cioè è molto più “caldo”, relativamente parlando: possiamo simulare lo spazio profondo con una temperatura così diversa senza fare gravi errori? (9/21)
Salta fuori che possiamo, grazie alle quarte potenze.

Facciamo un passo indietro: il calore si trasmette per conduzione, convezione e irraggiamento. Ma la conduzione ha bisogno del contatto e la convezione di un fluido e nello spazio non ci sono né l’uno né l’altro. (10/21)
Di conseguenza il calore nello spazio si trasmette solo per irraggiamento: tra noi e il Sole c’è il vuoto e di sicuro non c’è contatto, quindi non ci sono né conduzione né convezione, eppure il calore del Sole ci arriva lo stesso, proprio per irraggiamento. (11/21)
Bene: il trasporto di calore per irraggiamento, a differenza di quelli per conduzione e per convezione, è proporzionale alla differenza tra le temperature espresse in Kelvin elevate alla quarta potenza. Cioè se un corpo è alla temperatura x e un altro alla temperatura y, (12/21)
il calore che passa dal primo al secondo per irraggiamento è proporzionale a x elevato alla quarta meno y elevato alla quarta. E’ proprio questa formula che permette di usare l’azoto al posto dell’elio senza commettere errori significativi. (13/21)
Ora, mettiamo un satellite in una camera di prova con pareti raffreddate prima con elio liquido e poi con azoto liquido e vediamo che cosa cambia. Per calcolare lo scambio termico per irraggiamento dovrò prendere la temperatura del satellite in Kelvin elevata alla quarta (14/21)
e sottrarre la temperatura delle pareti alla quarta. Se le pareti sono raffreddate con elio, la loro temperatura alla quarta sarà 4 alla quarta = 256. Un numero piccolo. Se invece sono raffreddate con azoto, sarà 77 alla quarta = 35 milioni. Un numero molto grande. (15/21)
Se però prendiamo la temperatura del satellite e ipotizziamo che sia 27 °C, cioè 300 gradi Kelvin, e la eleviamo alla quarta, otteniamo un numero gigantesco, più di 8 miliardi. Ora, se da 8 miliardi sottraggo 35 milioni oppure 256, non è che cambi molto. Meno dell’1%. (16/21)
Questo è il motivo per cui io posso raffreddare le camere di prova con azoto liquido anziché con elio liquido commettendo un errore trascurabile. È comodissimo per noi ingegneri termici: vuol dire che posso mettere un satellite in una camera di test ad azoto liquido (17/21)
per collaudarlo e capire se il mio progetto termico funziona prima ancora di prendere in mano la penna, o meglio il computer, per fare qualsiasi conto. (Di solito non funziona e devo correggere qualcosa: ma è proprio per questo che si fanno i test.) (18/21)
E' più complicato se il satellite non può stare a temperatura ambiente ma ha strumenti scientifici che per essere precisi devono andare a temperature molto basse: più la temperatura scende e più la differenza di prima tra 35 milioni e 256 diventa significativa. (19/21)
Per questo motivo il James Webb Space Telescope, che è molto preciso e lavora a temperature bassissime, è stato collaudato in una camera appositamente costruita, raffreddata a elio, in uno dei test più avventurosi della storia. Ma di questo parleremo un’altra volta. (20/21)
(Nella foto: il modulo MPO di Bepi Colombo nella gigantesca camera a vuoto LSS dell’Agenzia Spaziale Europea. Uno dei test a cui ho partecipato.)

(21/21)

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6 Mar
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23 Jan
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15 Oct 20
Capita spesso che le teorie scientifiche incontrino resistenza perché appaiono in contraddizione con le osservazioni individuali di buon senso. Per es.
"Ci dicono che le razze non esistono, ma non ci vuole una laurea per capire che un islandese è diverso da un nigeriano." (1/)
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14 Oct 20
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13 Oct 20
L'incarico di direttore generale dell'ESA è uno dei più strategici per la ricerca e l'industria spaziale.
L'attuale direttore generale dell'ESA, il tedesco Johann-Dietrich Wörner, terminerà il mandato nel 2021 e non si ricandiderà. (1/4)
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13 Oct 20
Giovedì 15 ottobre @BepiColombo farà il suo primo flyby intorno a Venere, il secondo dei 9 flyby della sua missione. I flyby servono normalmente per accelerare i satelliti attraverso un "effetto fionda" e risparmiare propellente, (1/4)
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