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Per capire cosa significano i prezzi record della CO2 serve questo grafico. In giallo il margine lordo sulla vendita di un kWh di energia elettrica prodotta con gas, in rosso il margine su un kWh prodotto con carbone (scala a sinistra, in €/MWh). Il margine è calcolato
come prezzo di vendita dell'energia meno costo del gas (o del carbone) meno costo dei permessi CO2, con relative efficienze (40% carbone, 55% gas), tralasciando i costi fissi. Usando il carbone per produrre energia elettrica occorre acquistare più permessi di emissione di CO2
rispetto alla produzione a gas, perché bruciare carbone provoca maggiori emissioni di CO2. Dunque, a parità di altri fattori, l'aumento del costo della CO2 rende non profittevole l'utilizzo del carbone. Per cui le emissioni diminuiscono perché un kWh può essere prodotto
con minor costo (maggiore margine) utilizzando un impianto a gas. Dunque, il disincentivo in sé e per sé funziona: oggi produrre a carbone significa produrre in perdita. Il problema è che questo fa alzare i prezzi dell'energia elettrica al consumo finale.
Sino a che anche il gas
non sarà sostituito da fonti di energia a costo variabile basso o nullo (e con costi fissi sussidiati o incentivati dalla collettività) il prezzo marginale dell'energia elettrica rimarrà alto. La transizione energetica non è gratis e si continua a nascondere la cosa ai cittadini.

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24 Mar
Il mercato della CO2 è l'esempio preclaro di come il perseguimento di un obiettivo pubblico (in questo caso, la riduzione delle emissioni) con meccanismi liberali, o "di mercato", cioè privati, porti con sé una serie di effetti perversi e paradossi. 1/11
L'UE è una sorta di banca centrale dei permessi di emissione: è infatti l'UE che fissa i tetti massimi di emissione e istituisce poi le aste in cui i soggetti obbligati si devono approvvigionare. Più i tetti massimi di emissione per anno sono bassi, meno permessi sono
messi all'asta: di conseguenza, tendenzialmente il prezzo dei permessi ad emettere si alza.
L'idea è proprio che il costo di emettere CO2 debba diventare talmente alto da renderlo non conveniente rispetto alla alternative (ad esempio utilizzare l'energia eolica anziché
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12 Nov 20
THREAD

Questi ultimi mesi hanno evidenziato, ancora una volta e assai più di prima, come nel discorso pubblico si viva in un eterno e fibrillante presente, dove la storia è completamente rimossa.
Ogni fatto viene presentato come nuovo, gravido di implicazioni oscure per il futuro, ignoto nell'origine e negli sviluppi.

Ogni avvenimento è terreno dello scontro tra Bene e Male, ogni battaglia è quella decisiva, ogni soggetto porta con sé i simboli di una appartenenza
totale e radicale, ogni vittoria, piccola o grande, è un colpo mortale agli "altri".

Come se non fossero mai esistiti millenni di civiltà, di storia, di letteratura, di arte, di cultura. Come se non fosse già tutto avvenuto e già tutto scritto. Come se dovessimo
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10 Nov 20
+++ Thread +++

Interessante studio che punta a dimostrare che gli investimenti nel #GreenNewDeal attenueranno le diseguaglianze sociali.

Viene presa come misura la riduzione del coefficiente di Gini. 1/n Image
Lo studio mostra che gli investimenti c.d. "verdi" hanno un ritorno e che il finanziamento pubblico è fondamentale non solo per sostenere l'economia ma anche per dare ad essa una inclinazione sociale.

Infatti, al 2030 si stima in Italia +90.000 posti di lavoro, 2/n
riduzione del coefficiente di Gini del 1% e aumento del PIL di 0,9%.

Tutto molto bello.

Questo però in presenza di TUTTE le misure indicate nello studio, che sono un mix di incentivi e disincentivi.

L'effetto disaggregato delle misure può essere, al contrario, depressivo 3/n
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23 Oct 20
+++THREAD+++

I vari piani di transizione energetica, tra cui quello dell'Unione Europea, sono irrealizzabili, semplicemente folli, costosi oltre ogni dire.

Il millantato supporto del #RRF una goccia nel mare di finanziamenti che sarebbero necessari nella realtà.
In una economia già oltre i livelli di guardia quanto a indebitamento, considerati i disastri economici che stanno per arrivare, i piani saranno presto accantonati e le fonti convenzionali ci faranno compagnia ancora per tanto tempo.
I prezzi delle commodity tradizionali sono destinati a salire, considerato che l'offerta è diminuita di molto, sia perché molte compagnie legate al petrolio e al gas, soprattutto negli USA, sono fallite a seguito dei lockdown, sia per la concertata...
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21 Oct 20
THREAD
La gestione della pandemia evidenzia il fallimento della politica sanitaria italiana nel suo complesso.

1) Il de-finanziamento pubblico selvaggio degli ultimi 20 anni ha impedito investimenti e mantenimento in organico di un adeguato numero di medici e infermieri;
2) I medici di base non sono coinvolti nella gestione dell'emergenza, se non per aspetti burocratici, e non fanno da filtro verso gli ospedali.

3) Sul territorio non esistono presidi di cura stabili, anche domiciliare, che possano alleggerire gli ospedali;
4) L'annunciato raddoppio delle terapie intensive, da 5.500 a oltre 11.000 non c'è stato (siamo a poco più di 6.500);

5) La divisione tra poteri statali e poteri regionali ha creato un proliferare di sovrapposizioni, conflitti di competenze e processi burocratici inefficienti;
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19 May 20
Accordo 🇫🇷🇩🇪

Si crea un fondo (?) che emetterà titoli di debito garantiti dal bilancio UE.

Il fondo finanzierà gli Stati: 1) prestando; 2) o con sovvenzioni.

Poco importa, perché il fondo dovrà comunque ripagare i possessori dei titoli di debito emessi (e gli interessi).
1/6
Quindi comunque il denaro per ripagare il debito dovrà essere fornito da qualcuno.

Da chi?

Dagli Stati membri.

Come?

In quota parte secondo la porzione di PIL sul totale PIL dell'UE.

L'Italia, quindi, su 500 miliardi di dotazione del fondo,

2/6
dovrà versarne (e si tratterà di un versamento effettivo, non di "garanzie") una quota tra l'11 e il 15%.

Cioè una cifra tra 55 e 75 miliardi di €.

A fronte di questo esborso certo, quanto potrà ricevere l'Italia dal fondo?

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