L’ANNOSA QUESTIONE DELLA #PRODUTTIVITÀ ITALIANA 🇮🇹 [thread]
A cosa è dovuta la piaga irrisolta della stagnazione dell’economia italiana? Bisognerà risalire a prima della crisi finanziaria globale del 2007-2008. 1/8
Pur eguagliando a lungo Francia e Germania per reddito pro capite medio, a partire dalla seconda metà degli anni ’90, l’Italia ha accusato un grave peggioramento 📉 della crescita economica. La ricerca sulle ragioni del rallentamento ha sollevato un vivace dibattito. 2/8
Sulla tesi che imputava il problema al minor numero di ore lavorative 🕒 al confronto con altri Paesi ha prevalso l’accento posto sulla produttività. A tal riguardo, si può osservare che, tra il 1990 e il 1993, e poi ancora dal 1996, la produttività italiana è crollata. 3/8
Fuorviante è stato il contributo ispirato dalla teoria neoclassica dominante, che ha insistito sul ruolo dell’offerta e ha stigmatizzato la presunta colpa di “nanismo” della sua impresa. Ciò limiterebbe i benefici derivanti da economia di scala e ricerca e sviluppo 🔬. 4/8
La tesi alternativa incentrata su come l’adesione ai parametri di #Maastricht sia stata determinante nel crollo della produttività italiana si fonda sulla teoria economica che enfatizza il ruolo della domanda aggregata nei processi produttivi. 5/8
Nell’analisi di Stefano Perri e Roberto Lampa, è stato osservato che, a partire dagli anni ’90, il livello di domanda aggregata italiano ha cominciato a divergere da quello dei partner europei 🇪🇺. Sulla domanda interna ha pesato il conseguimento di continui avanzi primari. 6/8
Tale revisione del precedente indirizzo di gestione della finanza pubblica è riconducibile alla “necessità” di convergere sui parametri macroeconomici di #Maastricht. Perciò, non è tanto questione di “nanismo aziendale”, quanto di “nanismo politico”. 7/8
Di “nanismo politico” si può parlare, poiché tale è la statura di una classe dirigente che decida di imbrigliare il proprio Paese in una serie di vincoli non idonei alle caratteristiche strutturali del suo sistema produttivo, accettando l’austerità come ricetta di sviluppo. 8/8
SI RIACCENDE IL DIBATTITO SULLE #TASSE IN ITALIA 🇮🇹 [thread]
Quando si parla di "tasse" 💵 in Italia bisogna sempre usare cautela. Partiamo dall'inizio: la pressione fiscale in Italia è oggettivamente elevata. Bisogna, però, guardare a come è distribuita. 1/11
Il maggior gettito in Italia è dato da Irpef e contributi previdenziali. Sull'Irpef la faccenda è interessante. La sua genesi è riconducibile alla grande riforma del sistema tributario degli anni '70. Con il tempo, però, ha subito qualche modifica. 2/11
Se ci si concentra, ad esempio, sull'aliquota per fascia di reddito più alta, essa equivaleva originariamente al 72%, ma si è ridotta oggi al 43%. Un'aliquota più bassa rispetto a quella di altri Paesi europei 🇪🇺. 3/11
GIG ECONOMY: NON SI PUÒ PIÙ ATTENDERE [thread]
Tra articoli di giornale fuorvianti e le recenti indagini sulle condizioni semi-servili cui sono costretti i rider, la #gigeconomy torna ad animare il dibattito pubblico. E da più voci si solleva l’appello a regolamentarla. 1/14
Mentre la maggior parte dei lavori del terziario si sono adeguati alle pratiche dello #smartworking nel corso della crisi pandemica, troppo spesso trascurati sono gli impiegati di un comparto che ha assunto un’importanza fino a un anno fa inimmaginabile: i rider🚴♀️. 2/14
La natura di questo comparto rende difficile valutare il numero complessivo dei lavoratori della gig o sharing economy su scala globale, ma solo negli Stati Uniti questi raggiungevano la cifra di 55 milioni nel 2017. Numeri troppo rilevanti per poter esser ignorati. 3/14
Lo stato della pubblica amministrazione in Italia 🇮🇹 [thread]
La nomina di Renato #Brunetta a Ministro della PA non può che far tornare in mente le esternazioni del forzista sui dipendenti pubblici. Definiti fannulloni, invitandoli ad andare a lavorare. 1/6
Eppure, i problemi della PA italiana non sono, come qualcuno sostiene, i fannulloni. Negli ultimi anni, in cui la retorica contro il pubblico ha preso forza, sono emersi sempre più falsi miti atti a screditare il lavoro di milioni di lavoratori. Vediamo di sfatarne qualcuno. 2/6
#1 Erroneamente si è sostenuto che al Sud sono troppi i lavoratori della PA. Infatti, sono Bolzano, Valle d’Aosta e Trento ad avere oltre 7 dipendenti pubblici ogni 100 abitanti. Ultime per numero Campania, Puglia, Lombardia e Veneto. 3/6
MEMORIE DI UNA #PANDEMIA: CADE LA TORRE DI BABELE DELLA MODERNITÀ [thread]
Uno spettro si aggira per le arene del dibattito pubblico. E non è quello di cui scriveva il filosofo di Treviri, bensì il fantasma della “teoria della catastrofe”. 1/23
A distanza di mesi dall’inizio di una crisi di portata inimmaginabile, narrata dalle classi dirigenti e dai media nei modi e secondo le logiche più fuorvianti e confusionarie, viene il tempo di definire delle coordinate più attendibili per orientarsi nel mondo … 2/23
… travolto dalla #pandemia. Le riflessioni che seguono non hanno pretesa di esaustività nel far luce su cause e conseguenze del terremoto pandemico, ma vogliono sviluppare una critica impietosa sulle rappresentazioni convenzionali che ne sono state date. 3/23
🦾L'innovazione appare il volano decisivo per la crescita e lo sviluppo economico nell'era contemporanea: fattore di sviluppo, prodotto della vitalità di un tessuto scolastico e imprenditoriale, terreno di scontro politico tra Paesi e sistemi economici.
🏛Ma come nasce l'innovazione e come la si può governare nel migliore dei modi? Come può il settore privato dialogare con il ruolo che lo Stato deve giocare per sviluppare nel migliore dei modi l'innovazione e metterla al servizio dello sviluppo?
QUALE SUTURA PER LE FERITE DEL PASSATO TEDESCO? 🇩🇪[thread]
Ripercorrere l’evoluzione storica della Germania contemporanea agevola la comprensione delle ragioni sia delle divisioni interne della nazione tedesca, sia della debolezza strutturale dell’Unione Europea. 🇪🇺 1/10
Ogni anno, la caduta del Muro di #Berlino e la riunificazione tedesca vengono celebrate quali vittorie della democrazia e della libertà contro le barbarie dei regimi comunisti. Eppure, le cicatrici lasciate dai rivolgimenti del ‘900 non mentono. 2/10
La narrazione dominante tende a semplificare, insistendo sul fardello del nazismo come fosse una caratteristica ontologicamente tedesca. Ma ai tedeschi non manca una solida coscienza storica, che ricorda con dolore i drammi del secolo scorso. 3/10