Quando Tina Merlin, al tempo giovane cronista locale decise di indagare sulla zona del Vajont raccogliendo le denunce degli abitanti che temevano i pericoli che avrebbe causato la diga messa in funzione non solo fu ignorata dalle istituzioni,
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la denunciarono ai carabinieri per "diffusione di notizie false e tendenziose atte a turbare l'ordine pubblico", la mandarono a processo dal quale fu assolta
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e le toccò subire anche gli insulti e la derisione da signorini grandi firme del calibro di Montanelli e Buzzati che dalle pagine del Corriere della Sera la definirono “Cassandra del Vajont”.
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E invece, proprio come Cassandra citata sempre come portasfiga mentre e invece prevedeva quello che sarebbe accaduto, quei 1917 morti nell'alluvione fra cui 487 bambini, il più piccolo aveva 21 giorni, dimostrarono che avevano ragione lei e gli abitanti.
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Oggi come allora, anzi peggio di allora chiunque metta sull'avviso di un pericolo, denunci un sopruso o un crimine viene messo dalla parte del torto e chi a danni fatti chiede giustizia diventa un forcaiolo.
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Dopo tangentopoli la mentalità di gran parte degli italiani è entrata in una fase di narcolessia, un torpore indotto che impedisce di vedere la realtà.
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E a quanto pare, se nemmeno la tragedia collettiva della pandemia è riuscita ad aprire gli occhi sulle ingiustizie e chi le commette, non c'è cura che favorisca il risveglio. #27maggio
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L'avidità è un fattore umano e, come tutte le cose che riguardano l'umanità non si può abolire, si può però governare.
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In Italia anziché governarla è stata normalizzata, nel senso che dopo, quando gli effetti dell'avidità si trasformano in eventi negativi, in veri e propri crimini, non succede niente.
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Che è successo agli imprenditori che pregustando l'affare e i soldi che avrebbero guadagnato con la ricostruzione ridevano dei 309 morti sotto il terremoto a L'Aquila, degli oltre 1600 feriti e delle migliaia di sfollati?
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#Santoro dice che non possiamo consegnare la nostra socialità all'algoritmo dei social che decide quali contenuti devono essere più visibili e condivisi.
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Certo, meglio lasciarla alla mercé di tivù e giornali che se l'accomodano secondo l'ordine di scuderia. Oggi i social sono l'unico posto in cui si può provare a smentire le balle raccontate dai professionisti dell'informazione,
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sono il posto in cui la gerarchia non vale e non conta e anche l'ultimo degli utenti può essere più credibile dell'editorialista e del direttore di un quotidiano, ecco perché molti giornalisti li temono e ne parlano male.
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Giovanni Falcone diceva che "non è importante quello che le persone dicono ma quello che le persone fanno".
Per la prima volta nella storia la sentenza di un processo il cui svolgimento è stato tenuto nascosto all'opinione pubblica
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arrivata solo al primo grado grazie ai tempi elefantiaci della giustizia ha stabilito che ci fu un momento in cui lo stato anziché combattere la mafia trattò con la mafia, ha emesso condanne pesantissime per alti ufficiali delle istituzioni
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e non solo si parla ancora di trattativa "presunta", non solo nel parlamento europeo siede un indagato per le stragi di mafia il cui partito, nato per volontà di un condannato per mafia è stato fatto entrare dalla porta principale nel governo 'dei migliori'
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Il 30 aprile l'Agcom ha richiamato Giletti per le puntate: 12 e il tempo: fra i 50 e gli 80 minuti ciascuna dedicati al caso Genovese e alle violenze sessuali subite dalle ragazze che frequentavano le sue festicciole.
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Giletti ha capito subito la lezione e sta facendo la stessa cosa con la vicenda del presunto stupro in cui è coinvolto il figlio di Grillo, di cui si sta occupando da quando uscì il video di Grillo.
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Ora la domanda è d'obbligo: a che servono gli organi di controllo se poi nessuno rispetta le regole? Se noi veniamo fermati una volta per eccesso di velocità paghiamo la multa e morta lì, ma se ci fermano per 12 volte per la stessa infrazione ci ritirano la patente.
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Quando berlusconi fece causa a Luttazzi e Travaglio per L'odore dei soldi, causa che a proposito della censura che alla Rai non c'è e non c'è mai stata costò a Luttazzi la chiusura del programma e la cacciata da tutte le scuole del regno voleva 10 milioni di euro di risarcimento.
Quel procedimento arrivò fino in Cassazione dove i giudici non solo respinsero il ricorso di b. ma stabilirono che quell'intervista rispettava tutti i parametri di cronaca, informazione e satira: in poche parole, la libertà di espressione.
Ad ogni ricorrenza della "festa" della mamma c'è sempre qualcuno che ci ricorda che in Italia nascono pochi bambini e che le famiglie vere sono quelle dove ci sono i figli.
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Figli che come natura prevede si fanno in due ma caso strano nessuno apre il dibattito il 19 marzo, festa del papà.
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Un paese regredisce anche quando si fanno delle sottolineature che non hanno ragione di essere: regalare figli alla patria, pensare che le donne si possano ridurre al ruolo di fattrici era una robaccia fascista.
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