La teoria economica neoclassica non ha mai prestato particolare attenzione alla distribuzione delle risorse. I teoremi dell’Economia del Benessere, che ne costituiscono la parte normativa, si concentrano sull’allocazione di risorse.
Il vero problema, quindi, non sarebbero le disuguaglianze ma la povertà. Un concetto ripreso recentemente dagli alfieri del libero mercato, che sostengono che la ricchezza, poiché può essere creata, non è un gioco a somma zero.
Uno dei padri nobili di questa posizione è il premio Nobel Lucas, padre della macroeconomia neoclassica. Per Lucas, concentrarsi sulla distribuzione delle risorse è una delle tendenze più dannose nel campo dell’economia.
Eppure gli studi in merito sembrano indicarci una realtà differente. Uno studio del FMI, partendo proprio dall’evaluation di Lucas, ha fatto notare che a livello sociale i costi della disuguaglianza superano quella della crescita.
A livello teorico anche economisti non di certo estremisti o eterodossi, come Guido Tabellini, hanno sostenuto la tesi secondo cui le disuguaglianze danneggiano la crescita.
Ma come fa notare Daron Acemoglu nessuna civiltà ha mai raggiunto il benessere soltanto attraverso la redistribuzione. Questo è stato uno dei passi falsi della Terza Via: vedere separate crescita e uguaglianza.
Al di là della Manica, durante la segreteria di Ed Milliband, nacque un dibattito circa la predistribuzione e le istituzioni. Il mercato del lavoro, ad esempio, sempre più precarizzato e con meno peso dei sindacati, ha acuito le divisioni
La pandemia ha acuito queste disuguaglianze. E infatti l'accademia sta riscoprendo questo tema. Lo dimostra una raccolta di scritti curata, tra gli altri, da @ojblanchard1 e @rodrikdani
Il nostro tempo offre lo spazio necessario per ripensare il sistema in cui ci troviamo e combattere quelle disuguaglianze che non solo sono condannabili a livello morale, ma danneggiano la crescita economica e il benessere.
1/ Interessante tweet di @brusco_sandro che riprende i dati delle dichiarazioni dei redditi 2019 del MEF ed analizzati dall'Osservatorio CPI.
Nel dettaglio un salario di 21,1k € corrisponde a poco più di 1,3k € netti mensili per un single senza figli.
2/ E qua arriva il primo problema. Secondo i calcoli di uno dei maggiori ricercatori economici sulle ineguaglianza in Italia, la povertà ASSOLUTA in un'area metropolitana è fra gli 800-830€ nel centro-nord per un single senza figli.
3/ Credo che sia chiaro a tutti che quando la distanza fra il salario e la povertà assoluta è solo 500€ basta qualsiasi evento straordinario, come il banale dentista, per entrare in crisi se non si è dentro una rete di protezione familiare.
C'era da immaginarselo: lo sblocco dei licenziamenti si sta tramutando in una carneficina, pure senza ammortizzatori come la CIG.
In questa situazione c'è pure chi sostiene che i problemi del mercato del lavoro sono dal lato dell'offerta, che si preferisce stare sul divano con 500 Euro del #RedditoDiCittadinanza. Che si vorrebbe togliere a chi già ha poco o nulla.
THREAD: LA POVERTA' COME COLPA
Qualche giorno fa il senatore Matteo Renzi ha annunciato l’intenzione di raccogliere le firme per un referendum contro il Reddito di Cittadinanza. A detta di Renzi, il RdC sarebbe diseducativo/1
Il giorno seguente Carlo Calenda ha affermato che i percettori del RdC dovrebbero svolgere lavori socialmente utili come il netturbino/2
L’idea di fondo, che ha infestato il pensiero di questi anni, è che la povertà sia in qualche modo una colpa. D’altronde già Margaret Thatcher affermava che la povertà non è mancanza di mezzi, quanto mancanza di spirito. Ma siamo sicuri sia così?/3
1.Quando un esponente di spicco del @pdnetwork come @LiaQuartapelle mette un like a un tweet del genere possiamo dire di avere un problema. Cerchiamo di capire il perchè partendo dalle fonti. @Heritage è un think tank di ultra destra vicina ai Repubblicani nytimes.com/2018/06/20/mag…
2. Il bias ideologico è talmente forte da produrre ricerche piene di errori ma ottime per catalizzare il discorso politico attorno agli interessi che @Heritage rappresenta. wri.org/insights/herit…
Vale anche per il ranking sulla libertà economica.
3. Qualcosa da dire su questi ranking l'ha avuta @zeithistoriker. @Heritage ha una visione della libertà economica sintetizzabile nella libertà dell'impresa di fare ciò che vuole: non esistono problemi ambientali e tantomeno diritti sociali e politici. theguardian.com/commentisfree/…
Forse è arrivato il bacio della morte su qualsiasi velleità di aumento della progressività nella riforma fiscale. Giudizio positivo @istbrunoleoni , dove il fisco deve essere pro-crescita, meno esoso (n.d.r. meno tasse) e non aggressivo (n.d.r meno tasse per chi ha di più) 1/5
Certo non sorprende questo punto di vista, da chi “immagina un mondo dove le imposte principali l’IRPEF, L’IRES, L’IVA abbiano un’unica aliquota, al 25%”, la flat tax per tutti, ricchi e poveri, che la pandemia la progressività si porta via. 2/5
Forse l’obiettivo e’ quello di favorire non tanto la crescita, ignorando l'inutilità di tagli alle tasse ai ricchi ed ad imprese per stimolare occupazione/crescita, ma il mantenimento dell’attuale sistema che privilegia il capitale rispetto al lavoro 3/5 lse.ac.uk/News/Latest-ne…
1/ DI DRAGHI ED IL RITORNO AL MERCANTILISMO EUROPEO
Con le decisioni prese fino ad oggi, comprese le ultime abolizione del cashback e sblocco dei licenziamenti, la politica economica del governo sta tornando nell'alveo seguito da Monti in avanti.
2/ Ricordiamo gli eventi, dopo la crisi del 2011, una vera e propria crisi valutaria all'interno della zona €, la politica economica dei vari governi che si sono succeduti è stata quella di recuperare un saldo positivo verso l'estero.
3/ Ciò ha permesso di riportare il saldo della posizione finanziaria netta verso l'estero da paese debitore a paese creditore, anche se di poco. Un ottimo viatico per la stabilità finanziaria dell'Italia, considerato l'alto livello del debito pubblico.