«Dopo aver visto sui giornali servizi su "No Vax" ospedalizzati, spauriti e "pentiti" - roba da far impallidire le confessioni pubbliche delle purghe staliniane -,
dopo aver sentito esimi professionisti dire che bisognerebbe far pagare di tasca propria le cure a chi si ammala senza aver fatto di tutto per evitare di ammalarsi, l'ultimo orizzonte di civiltà è dato dai medici che oggi si "rivoltano" all'idea di curare "i No Vax"
(e chissà chi ci mettono in questa categoria, un martello buono per mille chiodi).
Di tutte le schifezze, di tutte le forme di avvelenamento della vita civile che si potevano perpetrare, questa classe dirigente - con i suoi giornali - è riuscita ad alimentare le peggiori.
L'aver fatto di una (discutibile) scelta di politica sanitaria una questione etica è un'operazione inaccettabile, da fascismo di guerra, con la spinta alla delazione e alla condanna del "nemico interno".
Con le terapie intensive ai minimi storici questo atteggiamento di rivalsa e vendetta è ingiustificabile e umanamente ignobile, ed è il frutto avvelenato delle posizioni di moralismo aggressivo prese ai più alti livelli e diffusesi tra la popolazione.
Il nostro servizio sanitario nazionale è pagato con le tasse dei cittadini, di tutti i cittadini, fumatori e salutisti, sportivi e obesi, vegani e carnivori, geneticamente sani e geneticamente 'difettosi', e sì, anche da vaccinati e non vaccinati.
Pensate ad un disgraziato che si ritrovi ammalato, alla mercé di chi lo cura (e che è pagato anche con le sue tasse) e che in questa condizione di impotenza si trovi rampognato, e umiliato, e chiamato a confessare i suoi "peccati".
Qui, a forza di perseguire indefessamente il bene, il meglio e il progresso stiamo arrivando rapidamente (una volta di più) al grado zero dell'umanità».
[Andrea Zhok]
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«RARAMENTE HO VISTO QUESTO VIRUS VINCERE DA SOLO PER MERITO SUO»
Secondo uno studio pubblicato dall’Università di Pavia su Public Health¹, il 57%% dei 106.600 morti in eccesso avuti nel 2020 non è imputabile al Covid-19, ma all’interruzione delle cure ospedaliere.
Dalle visite non urgenti agli screening: 1,3 milioni di ricoveri in meno rispetto al 2019 (-17%), di cui circa 620.000 chirurgici saltati, 747.011 ricoveri programmati e 554.123 urgenti.
Ma non basta.
Secondo un’indagine condotta da Anaao-Assomed² a ogni posto letto in meno per 1.000 abitanti è associato un aumento del 2% della mortalità legata al Covid nei primi 8 mesi del 2020.
«In realtà siamo morti un po' tutti, qui. Anche noi vivi. Ma quando ho chiamato il numero di emergenza, l'operatrice mi ha chiesto solo: Respira?, e mio padre, giuro, tutto sommato, respirava. Era il 17 marzo. Quando è stato ricoverato, era il 29: ed era troppo tardi, ormai.
Aveva i polmoni compromessi. E però era lucido. Siamo stati su Skype fino all'ultimo, mia sorella, mia madre, io, tutti i nipoti, tutti insieme, ed è stato una specie di funerale in vita - è stato feroce. Non andate via, diceva. Non andate via.
Prendeva dell'acqua, e diceva: Sto qui. Sto qui, torno subito. Non andate via. E aveva una carica virale minima. Se solo avessi risposto: Non so. Non so, perché sono un panettiere, di mestiere, non un medico, non so se mio padre respira, come respira, come posso saperlo?
«Quando l'ATS di Bergamo ci ha raccomandato di visitare i malati per telefono, per non contagiarci e non contagiare, mi sono comprato 600 euro di mascherine e una Vaporella, e ho continuato a visitare casa a casa.
Ma non perché sono un eroe. Perché sono un medico. E dove dovrei stare: tra i sani? E finora, tra i miei pazienti ho avuto zero morti. Non esiste terapia. E su questo sono chiaro. Non prometto niente. Non curo il virus. Curo le sue complicanze, però. E cioè la polmonite.
Perché il sistema immunitario possa concentrarsi sul virus: e arrivare da sé dove la scienza, per ora, non arriva. Perché poi un'epidemia è questione di matematica, oltre che di medicina. E uno stetoscopio da cento euro è essenziale quanto una terapia intensiva.
Ci sono degli avvenimenti che hanno un peso, un significato particolare. La controrivoluzione neoliberista che sta portando alla lenta morte l’intera penisola, non è avvenuta in una sola notte. Si è trattato di un lungo, meticoloso processo caratterizzato da tante tappe.
Ho riassunto, senza pretese di esaustività, quelle che ritengo più importanti, significative. I punti nodali di un lungo processo che ha portato i lavoratori indietro di un secolo e i cittadini italiani a impoverirsi.
- 1962. Il 27 ottobre viene fatto precipitare l’aereo su cui viaggiava Enrico Mattei.
- 1978. Il 9 maggio viene assassinato Aldo Moro.
- 1979. Adesione al Sistema Monetario Europeo (SME). Entrato in vigore 13 marzo del 1979. È il padre putativo dell’euro.
Come ha spiegato Noam Chomsky, la tecnica standard per privatizzare è molto semplice: «taglia i fondi, assicurati che le cose non funzionino, fai arrabbiare la gente, consegna la gestione al capitale privato».
È quello che è successo in Italia. La nostra classe politica per favorire i rentier e i grandi prenditori (non è un refuso), ha tagliato la spesa pubblica a suon di avanzi primari e privatizzazioni. Lo fa da 30 anni, dall'ingresso nella UE nel 1992.
E infatti ci mancano milioni di dipendenti pubblici. Siamo tra gli ultimi posti in Europa per quanto riguarda il rapporto tra popolazione e lavoratori della PA. Ci mancano medici, infermieri, insegnanti, ingegneri, dipendenti comunali, spazzini, giardinieri.
[Iso Isetta, 1963. La prima automobile al mondo, prodotta in serie, a basso consumo di carburante. È stata l'automobile con motore monocilindrico più venduta di tutti i tempi con 161.728 unità vendute]
«L'Italietta della liretta».
[Lo showroom della Olivetti, uno dei negozi più belli della Fifth Avenue nella New York degli anni Cinquanta]