Già, #OTD nel 1849 moriva Edgar Allan Poe, di morte misteriosa, tra deliri ed allucinazioni.
Aveva in realtà tentato di uccidersi dopo la scomparsa della sua amatissima Virginia, la sua "sposa bambina" che, come tutte le persone che amava tanto, era morta troppo presto.
Morivano
tutte, sempre. E lui restava solo. Una vita di eccessi furiosi, e lui non riusciva a morire. Ci aveva provato sul serio, una volta: una dose smisurata di laudano; ma, per la grande assuefazione, non c'era riuscito. La cara zia - che pure doveva essere viva e vegeta... - dov'era?
Dove, in questo tormento? Da quanto non la vedeva? Troppo! Allora doveva esser morta anche lei, di sicuro, come tutte quelle che amava..! Impossibile che non fosse così, morivano tutte, e se c'era qualcosa che aveva imparato dalla vita era questa lezione sopra ogni altra! Certo,
gli arrivavano delle lettere, ma chissà chi le mandava... di sicuro non la zia, che era morta, e nessuno glielo aveva detto!
Così i deliri del povero Eddie in preda a tutti i suoi demoni. Così s'era convinto.
Finché qualcuno ebbe il buon cuore di avvertire la zia Muddy, che corse
al suo capezzale e si prese cura di lui, senza lasciarlo neanche per un momento.
Chissà quanto faticò, il povero Eddie, a convincersi che era proprio la zia Muddy, e non il suo fantasma, quella figura amorevole che intravedeva, seduta sul suo letto, ad accarezzargli la fronte...
Erano morte tutte. Tutte.
Prima la mamma. Non aveva neanche 3 anni, Eddie, eppure vegliò sulla sua agonia finché la vide spegnersi sotto i suoi occhi.
E la mamma del suo amico, di cui, giovanissimo, s'era innamorato a prima vista, da quella volta che gli aveva aperto la porta di
casa... fino a quel giorno in cui bussò, come sempre, e gli dissero che era impazzita e non poteva più vederlo. Anche lei s'era spenta poco dopo, ed era rimasto solo un altra volta. Ché anche la sua mamma adottiva era morta, la dolce Mrs. Allan, ed era rimasto solo con quel pes-
simo uomo che non lo aveva mai voluto tra i piedi. E poi Virginia, finalmente! La tenera, pallida, esile, giovanissima Virginia. Ma la morte gli aveva strappato anche lei...
Tutta la sua vita era stata un incredibile, continuo rivivere la morte, in fondo. Un'infanzia senza amore
era diventata una continua e incessante ricerca d'amore da persone che si ostinavano a morire e a lasciarlo solo. E le notti nei cimiteri, il desiderio disperato di sentirle tutte più vicine, il terrore della solitudine, l'incapacità di stare con gli altri, con i vivi...
"Io non
sono riuscito ad amare che là dove la morte mischiava il suo fiato con quello della bellezza", scriveva, mentre ognuna delle sue donne perdute rinasceva nelle donne dei suoi racconti. Ligeia, Berenice, Morella, le altre... almeno a loro è riuscito a donare un po' di eternità. ❤️
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"L'isola dei morti", di Arnold Boecklin (1880-86)
"Sono convinto che susciterà l'impressione che desidero", scrisse il pittore al committente. E non si sbagliava.
Lenin ne teneva una copia sopra il letto.
Hitler acquistò la 3^ versione per una cifra spropositata e se la portò ap-
presso dalla Cancelleria fin dentro il bunker dove si ammazzò.
Dopo l'occupazione di Berlino, Stalin fece portare il quadro a Mosca, dove rimase fino agli anni '90, quando fu poi restituito alla Germania.
Freud ne aveva 22 copie nel suo studio, e l'analizzò a lungo.
E poi Strind-
berg, Dalì, D'Annunzio, De Chirico, Rachmaninov... Boecklin ne fece altre 4 versioni perché, ho letto, non riuscì a separarsi dalla prima. La 4^ versione (ne resta la foto ⬇️ in b/n) andò distrutta durante la Guerra.
"Il dipinto che ipnotizza", lo hanno chiamato. Molti, nel ri-
Ora vi racconto il mio esame di maturità e del tempo in cui mi dipingevo le magliette da sola.
Nell'ansia di fondo che pervadeva quelle giornate di luglio, in quello che credetti essere un momento di lucidità battagliera, scelsi la mise.
Decisi così che avrei messo la mia amata
maglia col Che ♥️ La commissione, il cui pensiero un po' mi preoccupava, doveva sapere con chi aveva a che fare. Avevo saputo dal cd membro interno che non erano convinti che il compito d'italiano fosse farina del mio sacco, pensavano fossi riuscita a copiarlo in qualche modo,
sicché ero stata preparata al peggio. La furia! Avrei contrastato questa enorme ingiustizia a suon di argomentazioni d'ogni tipo, se non li avessi convinti li avrei comunque sfiniti, insomma hasta la victoria siempre e anche sulla lotta armata avevo iniziato,al limite,a farci un
"Quando Giovanna si presenta ai giudici per la prima seduta le chiedono subito di giurare sul Vangelo che dirà la verità."
È illegale, annota Barbero, ed è una delle varie "licenze" che questo processo si concede. Perché è un processo politico, messo su perché Giovanna possa
essere fatta fuori legalmente, e lo sanno tutti, tutto il mondo che osserva attento (perché nel frattempo lei è diventata una leggenda) e tutti quelli che vengono chiamati a parteciparvi,che siano testi, inquisitori o dotti teologi kompetenti. E vorrebbero quasi tutti sottrarsene
ma vi sono costretti, e così si dà inizio a questa specie di sceneggiata dall'esito scontato che però paradossalmente ha la pretesa di salvare la forma.
È illegale pretendere che Giovanna giuri di dire il vero, dicevo, perché a monte c'è un'altra, ancor più grossa, illegalità: il
"Lavoro moltissimo. Ma non posso pensare di fare altro che la cattedrale. È un lavoro enorme!" scrive Monet nel 1893 al suo gallerista.
Aveva iniziato questa sua nuova serie sulla cattedrale di Rouen l'anno prima, dipingendo forsennatamente per oltre 10h al giorno,da uno stanzino
affittato in un palazzo di fronte, che a un certo punto era stato costretto a lasciare e cercarne uno accanto - perciò le 31 tele della serie da un dato momento appaiono leggermente diverse nella prospettiva.
Aveva iniziato qualche anno prima coi covoni, poi era passato ai pioppi
finché, esasperato dai continui mutamenti della natura che lo costringevano a rivedere costantemente il lavoro e non finire mai di rimetterci il pennello, aveva deciso che la facciata della cattedrale, ricca di statue ma immutabile, poteva fare meglio al caso suo. Voleva studiare
Questo è l'appunto buttato giù dal medico che curò Van Gogh quando si amputò l'orecchio - per motivi ancora da stabilire, in effetti, nonostante le molte teorie.
Non basta la tanto sottolineata e narrata follia a spiegare il gesto, deve pur esserci stata una causa scatenante.
In
effetti si vede bene dallo schizzo del Dr. Rey, ritrovato di recente, che il pittore non si tagliò via solo il lobo come si diceva. La ferita di quell'antivigilia di Natale del 1888 fu ben più violenta e mutilante e le storie la raccontano ognuna a modo suo. Pare certo, in ogni
caso, che quella notte prese il suo orecchio, lo incartò in un foglio di giornale e lo portò a una ragazza che lavorava in un bordello, poi identificata in Gabrielle Berlatier, probabilmente ritratta qui ne "La Mousmé"⬇️ bonvivre.ch/2016/07/cultur…
Sui motivi del fatto, però, la fan-