Perché la democrazia dovrebbe temere le derive tecnocratiche?
Beh, per moltissimi motivi, tra cui uno molto sottile (o pachidermico, sta a voi):
La via di mezzo, la vetusta pratica della contemperanza.
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Qui abbiamo un esempio del fatto che questa pandemia è nefasta proprio perché nega ad origine il senso stesso del "fare politica"
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In epoche "normali" (che invero son divenute uccel di bosco da un po'di tempo), il Politico, pur appoggiandosi al sostegno della Tecnica, operava una mediazione tra il dictat tecnogenico e le istanze democratiche, contemperando diritti e princípi con esigenze pratiche.
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Oggi, al contrario, il politico è portato ad applicare ferree logiche tecnocratiche (come quelle europee o come quelle mediche) sic et simpliciter, senza mediazione alcuna (i motivi sono molto estesi, e qui ne cito solo uno per brevità).
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Il tentativo di demolizione dello Stato nazionale.
Globalismo e sovranazionalità schiacciano e riducono i poteri dello Stato facendolo regredire a mera unità territoriale di gestione amministrativa delle scelte che dall'alto vengono calate. In quest'ottica,
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le istituzioni vedono risemantizzati alcuni loro obiettivi:
il Parlamento non è più il luogo del parlare, ma diviene opificio di vidimazioni; il governo non più timonerie sotto il comando del dell'ammiraglio (il Popolo) ma timoniere autolegittimatosi con ammutinamento.
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Arrivati a questo punto, l'anfibologia semantica della dittatura sanitaria:
Non esistono più individui sani che si ammalano, ma malati che temporalmente riescono a dimostrare la loro sanità.
E se in potenza siamo tutti malati, come riesce il potere politico a tutelarci?
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Il malato in ospedale fa quello che il medico gli dice di fare; allo stesso modo il popolo, confinato in un reparto ospedaliero che abbraccia l'intero territorio nazionale, deve obbedire a ciò che il governo (ed il medico in quanto tecnico) gli dicono di fare.
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Non esiste più argine costituzionale, perché si deve solo "eseguire" e non "contemperare", non esiste più un bene collettivo condiviso, ma un bene collettivo imposto, non esiste più la democrazia in quanto potere politico regolato, ma la tecnocrazia in quanto potere e basta.
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Quanto le procedure democratiche possono spingersi in avanti prima di tradire, pur rispettandone la forma, la sostanza soggiacente e legittimamante l'intero costrutto democratico?
Nel rifarsi ad una lettura di tipo kantiano (o se preferite di tipo Sofocleo con la sua Antigone) è possibile delineare, quanto meno su di un piano teoretico, un momento nel quale ciò che viene stabilito, pur nella legittimità formale ed istituzionale, non sia ammissibile?
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Che il Parlamento, pur nel rispetto delle regole del gioco, mina l'impianto stesso sul quale il Gioco si fonda?
Ed in quel caso? Quali conseguenze ne possono scaturire?
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IPOTESI LOCKDOWN per i non vaccinati (modello Austriaco)?
È perfettamente coerente con la demenziale capacità arogmentativa di chi certe cose le pensa e le vorrebbe:
1) "Proteggere gli immunizzati dai non vaccinati":
- si ammette che il vaccino non immunizza.
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2) "Raggiungere una più alta percentuale di vaccinati per non richiudere":
- chiudere è una decisione politica. Il primo decreto riaperture di Conte era stato varato quando non c'erano vaccini e 500 morti al giorno (contro i 15 nel momento dell'introduzione GP).
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3) "La pandemia dei NON vaccinati":
- legare la percentuale di non vaccinati a quelle della salita dei contagi è smentita dai numeri. I Paesi più vaccinati hanno anche una numerosità più elevata di contagi. I non vaccinati non spostano granché...e questo anche perché la...
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Una cavalcata fenomelogica (ex multis il caso Savona) su quella che si è andata sedimentando come una modifica "de facto" della Carta e del ruolo del PdR. 1/3 bit.ly/30yFnV9
"[...] Sono i deragliamenti presidenziali a fare la forza della carica. E questi, avendo goduto della copertura della Corte costituzionale, sono ormai passati nella prassi consolidata, dunque fissati come una modifica tacita della Costituzione".
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Lo diciamo da sempre, o si ritorna al vero spirito della Cost. del '48, o tanto vale (e forse è meglio, se diamo per assunto che il reale è razionale, ed il razionale è reale), formalizzare questa metamorfosi e pensare di far eleggere direttamente al Popolo il Presidente.
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...il tecnico per eccellenza, l'unico in grado di attingere alla Verità, e cioè il filosofo re.
Aristotele, invece, pur sostenendo il ruolo fondamentale del filosofo, del tecnico e del sapiente in quanto faro e guida cui spetta il compito di indirizzare ed educare i più...
...non crede che quella del filosofo re sia la soluzione migliore, perché ritiene che il giudizio dei più (cioè della folla, il giudizio dei non eletti) riesca comunque ad arrivare, seppure in modo diverso, ad una qualche forma di verità:
Nel ringraziare il Sen @AlbertoBagnai per la segnalazione, invito tutti a leggere l'articolo qui linkato su ciò che sta avvenendo circa la modifica dell'art 9 e 41 della nostra Carta.
Qui l'articolo👉bit.ly/3u0J1kK
Solo una sottolineatura.
Amabilissima l'apertura dell'articolo che ho adorato sia nella forma che nel contenuto:
Si parla di "normazione iconica", cioè quel tipo di "sovralegificazione" che tende a declarare princìpi e simbologie di tipo assiologico che però finiscono per...
...alterare perniciosamente i delicati equilibri all'interno dell'edificio del diritto.
In particolare il rischio primario è quello per il quale l'attività economica e l'iniziativa imprenditoriale possano trovare un forte ostacolo al loro esistere ed ampliarsi.
In che modo?
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Mi sono anche stufato di argomentare ciò è abbacinante di per sé!
Che questa linea governativa è un cachinno scrosciante inviso al buon senso, alla libertà, alla razionalità e alla scienza.
Direte voi "ma chissene se non argomenti...già non ti legge nessuno, ma chi sei?!"
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Rispondo, avete ragione. Sono un nessuno...che si era illuso che pure il pensiero degli ultimi contasse qualcosa in democrazia.
Il diritto della minoranza, il pluralismo, l'egida contro il diritto dei più.
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E tutto questo, che dovrebbe essere il fondamento evangelico consustanziale all'essere democratico, pare oramai solo l'ombra di quell'inchiostro che troneggiava, altèro, su pagine di pergamena, bianche e fulgide.
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