Al di là delle discussioni più o meno pertinenti sui curricoli scolastici, quel che colpisce è la convinzione di automatismo che pervade certe proposte. Quanto più espongo lo studente a una certa area disciplinare, tanto meglio e più approfonditamente la imparerà
(E se non ci sono questi risultati, è questo il corollario, sono problemi suoi, ché la scuola deve anche selezionare "i migliori" senza che la società si ponga il problema di inquadrarli, ed è meglio selezionarli in base slle materie "giuste"...
...del resto vediamo bene che il problema della nostra classe dirigente è di sapere troppo bene il latino, non di riprodursi promuovendo gente che alla maturità ha preso 62/100 in base a quanti orologi d'oro ha ereditato nel cassetto)
Insomma, siamo rimasti alla mentalità diffusa (questa sì in una certa misura colpa della tradizione gentiliana, certo più dei problemi veri o presunti per cui lo si tira in ballo di solito) denunciata dal fondamentale studio di Barbagli e Dei oltre 50 anni fa, e non ne usciamo
(PS domani o a breve conto di fare un thread su un'altra firma @rivistailmulino la cui rilettura oggi sarebbe utilissima: Luigi Pedrazzi @marioricciard18 @bruno_simili)

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23 Nov
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18 Nov
La conversazione tra @VaniuskaR e @christianraimo sul volume di Mastrocola e Ricolfi, che invito a leggere (la conversazione, sia chiaro...) mi ha stimolato, a partire dai materiali di una mia vecchia ricerca, un piccolo
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