Al di là delle discussioni più o meno pertinenti sui curricoli scolastici, quel che colpisce è la convinzione di automatismo che pervade certe proposte. Quanto più espongo lo studente a una certa area disciplinare, tanto meglio e più approfonditamente la imparerà
(E se non ci sono questi risultati, è questo il corollario, sono problemi suoi, ché la scuola deve anche selezionare "i migliori" senza che la società si ponga il problema di inquadrarli, ed è meglio selezionarli in base slle materie "giuste"...
...del resto vediamo bene che il problema della nostra classe dirigente è di sapere troppo bene il latino, non di riprodursi promuovendo gente che alla maturità ha preso 62/100 in base a quanti orologi d'oro ha ereditato nel cassetto)
Insomma, siamo rimasti alla mentalità diffusa (questa sì in una certa misura colpa della tradizione gentiliana, certo più dei problemi veri o presunti per cui lo si tira in ballo di solito) denunciata dal fondamentale studio di Barbagli e Dei oltre 50 anni fa, e non ne usciamo
Intellettuale raffinato che si è sempre impegnato nell'insegnamento sul campo, cattolico democratico pronto a trovare convergenze coi riformatori educativi laici, dalle idee chiare ma non fanatico, e forse per tutto questo oggi poco noto al dibattito. Luigi Pedrazzi
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Eppure è suo il primo articolo del primo numero di @rivistailmulino, a fine 1951. Pedrazzi, che del Mulino è tra i fondatori con altri giovani bolognesi, si è appena laureato in Filosofia e di lì a poco inizierà l'insegnamento secondario. E nel suo pezzo parla di scuola
L'inchiesta tra gli addetti ai lavori promossa anni prima dal ministro Gonella si è conclusa con la presentazione di un ddl che l'autore vede già affossato (non a torto): troppo ampio, e troppo poco incisivo per non scontentare nessun orientamento
Al di là degli esercizi intellettuali sulle questioni geopolitiche, etiche e strategiche poste dallo svolgimento delle guerre puniche, che hanno formato la cultura politica e militare occidentale, sfugge che si è trattato di eventi capitali di per sé, per vari aspetti 👇
La seconda guerra punica ha interessato tutta una regione politico-economica del globo tra le più popolate e avanzate del mondo, con un tasso di impegno umano simile a quello delle guerre mondiali (circa il 10% dei maschi adulti di tutta l'area erano in guerra contemporaneamente)
In una sola battaglia, Canne, uno degli eserciti ha perso tutti insieme tanti soldati quanti gli statunitensi ne hanno persi in Vietnam in oltre 10 anni, e striamo parlando delle forze armate espresse da una popolazione sui 4 milioni di persone a dire tanto
Negli ultimi giorni, in modo maldestro, si è sviluppato un po' di dibattito su cosa si deve studiare o meno a scuola. Dibattito che si è portato avanti senza porsi il problema di non sapere come funzionano un'istituzione scolastica o, nello specifico, l'attività in una classe
Da un lato, questo è l'effetto di almeno 15 anni di consapevole e pervicace esclusione de* specialist* dell'educazione da un dibattito pubblico pure frequentissimo. Esclusione avvenuta occupando i loro spazi con le mastrocole e i galli della loggia...
...ma anche promuovendo tendenze molto più esplicite, come la diffusione di una inesistente contrapposizione tra pedagogia ed efficace insegnamento dei contenuti disciplinari (ovvero tra due sinonimi)
L'italiana più famosa al mondo, l'autrice su cui il 90% delle laureande vuole fare la tesi prima di scoprire la letteratura preliminare, ma stringi stringi per tanti, troppo, è "quella che faceva fare ai bambini quel che volevano".
Intanto, ragioniamo storicamente. Quando si muove e qual è il suo contesto? Nasce nel 1870, si laurea (tra le primissime italiane) in Medicina nel 1895, presenta le sue idee per la prima volta al Congresso di Torino nel 1898, apre la prima Casa dei Bambini a San Lorenzo nel 1907
Questo vuol dire che si forma in pieno clima positivista, divenendo però una delle più efficaci critiche di quelle convinzioni pedagogiche, come si vede da una delle sue campagne più famose, quella contro i banchi scolastici
La conversazione tra @VaniuskaR e @christianraimo sul volume di Mastrocola e Ricolfi, che invito a leggere (la conversazione, sia chiaro...) mi ha stimolato, a partire dai materiali di una mia vecchia ricerca, un piccolo
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Come è stato già fatto notare, uno dei punti salienti della critica al volume riguarda la necessità di "fare pace" con la storia della nostra scuola, ovvero di guardare ad essa criticamente invece di lasciarsi sommergere dalle impressioni personali
Quando si parla del cruciale nodo della riforma della scuola secondaria inferiore per potenziare l'obbligo e aprire alla prosecuzione degli studi, questo è tanto più vero
Spigolature dalla relazione di ieri a Bologna, su università fascismo, per la commemorazione del 90° anniversario del rifiuto del giuramento di fedeltà del 1931 da parte del clinico bolognese Bartolo Nigrisoli
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1) Nella legislazione fascista sull'università, l'imposizione del giuramento non è un fulmine a ciel sereno, ma ha un prima, un dopo e anche un durante. Da un lato, è il punto culminante di un percorso di crescente controllo governativo sulla vita degli atenei
Un percorso iniziato con la riforma Gentile del 1923, che di fatto annulla le conquiste della comunità accademica in termini di partecipazione all'elezione dei suoi rappresentanti e alle pratiche di reclutamento per tornare alle nomine ministeriali e alla centralizzazione