L'italiana più famosa al mondo, l'autrice su cui il 90% delle laureande vuole fare la tesi prima di scoprire la letteratura preliminare, ma stringi stringi per tanti, troppo, è "quella che faceva fare ai bambini quel che volevano".
Intanto, ragioniamo storicamente. Quando si muove e qual è il suo contesto? Nasce nel 1870, si laurea (tra le primissime italiane) in Medicina nel 1895, presenta le sue idee per la prima volta al Congresso di Torino nel 1898, apre la prima Casa dei Bambini a San Lorenzo nel 1907
Questo vuol dire che si forma in pieno clima positivista, divenendo però una delle più efficaci critiche di quelle convinzioni pedagogiche, come si vede da una delle sue campagne più famose, quella contro i banchi scolastici
Il suo rifiuto per l'ossessione positivista per l'ergonomia della seduta degli scolari spazza via le convinzioni puramente fisiologiste per cui una buona esperienza educativa era data dalla salute fisiologica, e dà nuovo significato al concetto di "pedagogia scientifica" in voga
Se scienza corrisponde a osservazione, prova ed errore, il "maestro-scienziato" è colui che impara da bambini e bambine il modo migliore per far loro esprimere se stessi e per raggiungere gli obiettivi di apprendimento
In questo senso la libertà restituita ai bambini in classe simboleggiata dalla sparizione dei banchi e dalla rivoluzione dell'arredo scolastico rimuovibile acquisisce un valore metodologico: studenti possono indicare la via migliore per l'apprendimento solo se liberi di seguirla
Ma non è solo questo: Montessori si muove a inizio '900, negli anni in cui trovano ascolto le grandi rivendicazioni operaie e finanche quelle femminili, coi primi casi di voto alle donne; i bambini non possono non partecipare a questa stagione di emancipazione universale
Il suo parallelo da questo punto di vista è esplicito: costringere i bambini in un banco ergonomico mentre è chiaro che a far male è lo stare seduti per ore è come se i minatori soggetti all'ernia da sforzo avessero ricevuto cinti erniari invece di condizioni di lavoro più umane
L'emancipazione dei bambini, poi, più di altre battaglie è universale. Va a beneficio di ogni essere umano, che (allora si cominciava a capire) nelle esperienze dell'infanzia e nel rapporto con gli adulti costruisce la sua personalità e le sue attitudini verso il mondo
Questo slancio di riforma sociale sotteso all'esperienza educativa trova un primo ostacolo nella Grande guerra, e soprattutto in quel tentativo di rifondazione forzata degli assetti sociali precedenti che vede protagonista tutto l'occidente
I problemi di Montessori col fascismo (a cui a tutta prima, in modo spregiudicato, si avvicina per avere sostegno politico) non sono che una variante nazionale di una diffidenza diffusa delle classi dirigenti conservatrici di tutta Europa e degli USA
Il dramma della guerra offre però alla Dottoressa un nuovo pubblico: la tendenza al conflitto infatti nasce per lei dall'interiorizzazione dell'individualismo competitivo e della tensione con l'autorità tipica dell'esperienza scolastica tradizionale, che il suo metodo minimizza
Così, tutta l'opinione pubblica del progressismo pacifista e antibellicista trova in lei la proposta di una pedagogia di pace
Questo sintetico quadro ci permette di inquadrare meglio che cosa è il montessorismo oggi.
Sicuramente non quello che la fondatrice immaginava: l'esperienza educativa che doveva cambiare tutta l'umanità si è chiusa in un circuito di scuole
Un circuito diffuso e ampio, ma (salvo qualche tentativo eccezionale) parallelo ai sistemi scolastici tradizionali, e di solito riservato alla prole della buona borghesia progressista e illuminata così presente tanto in occidente quanto nei paesi in via di sviluppo
E' infatti quel gioco di tensioni e di fascinazioni che ho provato a ricostruire ad aver condotto a una diffusione mondiale, ma non universale, del suo metodo, e in fondo anche alla riduzione a metodo didattico di quello che era anche un pensiero molto più ampio e profondo
Perché Montessori, oggi, va recuperata soprattutto come un'intellettuale immersa nei dibattiti del suo tempo, che più o meno implicitamente si confronta con Wilson, Dewey, Freud, Kalergi, Gandhi, praticamente da pari a pari
E lo fa, forse, in modo troppo spesso indiretto, riscrivendo il suo opus magnum "Il metodo della pedagogia scientifica" più che con interventi diretti di risposta a integrazioni e critiche
E lo fa in modo indiretto, oggi si è portati a pensare, perché così allora ci si aspettava da una donna che aveva i numeri per confrontarsi con gli uomini più famosi del suo tempo, ma che in fondo non è stata libera di vivere apertamente la propria vita famigliare
Potendo rivelare solo in punto di morte che il nipote Mario era in realtà suo figlio, avuto da un collega che non poté sposare perché il matrimonio con un medico dalla carriera avviata significava, per una donna della buona società, rinunciare agli studi e chiudersi in casa
Una donna per di più proveniente da un paese forse dal grande passato, ma allora appena civile, che nulla aveva da insegnare alle società più avanzate del mondo, tantomeno la via per una rivoluzione culturale.
Chi studia Montessori deve trattare anche con pregiudizi come questi
La conversazione tra @VaniuskaR e @christianraimo sul volume di Mastrocola e Ricolfi, che invito a leggere (la conversazione, sia chiaro...) mi ha stimolato, a partire dai materiali di una mia vecchia ricerca, un piccolo
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Come è stato già fatto notare, uno dei punti salienti della critica al volume riguarda la necessità di "fare pace" con la storia della nostra scuola, ovvero di guardare ad essa criticamente invece di lasciarsi sommergere dalle impressioni personali
Quando si parla del cruciale nodo della riforma della scuola secondaria inferiore per potenziare l'obbligo e aprire alla prosecuzione degli studi, questo è tanto più vero
Spigolature dalla relazione di ieri a Bologna, su università fascismo, per la commemorazione del 90° anniversario del rifiuto del giuramento di fedeltà del 1931 da parte del clinico bolognese Bartolo Nigrisoli
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1) Nella legislazione fascista sull'università, l'imposizione del giuramento non è un fulmine a ciel sereno, ma ha un prima, un dopo e anche un durante. Da un lato, è il punto culminante di un percorso di crescente controllo governativo sulla vita degli atenei
Un percorso iniziato con la riforma Gentile del 1923, che di fatto annulla le conquiste della comunità accademica in termini di partecipazione all'elezione dei suoi rappresentanti e alle pratiche di reclutamento per tornare alle nomine ministeriali e alla centralizzazione
Mentre i libberali italiani e non si fanno le pippe con la storia della #cancelculture e dei suoi crimini (che generalmente gratti un po' e sono azioni disciplinari dovute contro atteggiamenti criminali), arrivano le minacce vere allo studio della storia negli USA 👇
Oggi l'@AHAhistorians, con un messaggio del suo executive director @JimGrossmanAHA, fa sapere ai suoi membri quanto segue: 👇
"In 27 states, legislators have introduced bills that seek to limit teaching the history of racism; eight of these proposals have already become law....
Meglio chiarire che l'attacco di gente come Ricolfi e Mastrocola non è alla scuola pubblica in quanto tale.
Forse è peggio ancora
MiniTRHEAD👇👇👇
La scuola che in Italia respingere l'80% degli studenti dopo la primaria (e qualcuno anche prima) era statale, in larga maggioranza, almeno dagli anni '90 dell'800.
Del resto, da Casati a Gentile, l'impegno pubblico nella scuola secondaria nasceva in prospettiva prima secolarizzatrice che egualitaria, e questo fino al secondo dopoguerra non era vero solo qui
Sergio Mattarella ieri, al conferimento della laurea honoris causa in Relazioni internazionali a Parma:
"La rete delle università è riuscita tuttavia a rimanere fitta quasi ovunque, pur se si è fatta strada l’idea insidiosa che soltanto il perseguimento dell’eccellenza...
...possa rappresentare il futuro dell’alta formazione; talvolta con la spinta a concentrare le risorse su pochi Atenei, rischiando di riprodurre implicitamente un modello di formazione destinata soltanto ad alcuni....
Per le università... il metodo migliore resta, invece, la costante ricerca della connessione tra la selezione e la valorizzazione delle eccellenze da un lato, e l’impegno continuo per l’ampliamento e la diffusione delle conoscenze dall’altro....
Nell'ossessione anti-#smartworking c'è tutta la cultura di una classe dirigente politica ed economica allergica al rischio (vuoi mica che gli investimenti fatti pensando al passato vadano male per un cambiamento socio-culturale che favorirà altri attori?)...
...incapace di distinguere l'interesse generale dagli interessi costituiti che ha materialmente sotto gli occhi (locali del centro, che per definizione vanno coccolati più di quelli non in centro, immobiliare...)...
...priva di una visione dinamica di una società che per questo, e per colpa sua, non cresce da almeno trent'anni (l'economia "gira" nei consumi immediati e obbligati, non in strutturati investimenti migliorativi)...