Salve Johannes. Che succede?
Chi sono tutte queste persone?
Hai organizzato una rimpatriata per caso?
Per quale motivo sono divisi in tre gruppi?
Ho capito.
Sono tutte facce conosciute vedo, a cominciare dal console romano Appio Claudio Caudice.
Sta parlando con il tiranno di Siracusa, Gerone II. Vedo il generale Annone con il console Marco Attilio Regolo.
Accanto a loro lo stratega spartano Santippo.
Tito Livio non manca mai.
Con i suoi racconti incanta sempre tutti.
Guarda laggiù, c’è anche Amilcare Barca.
Con il figlio Annibale e il genero Asdrubale Maior.
E poi Gaio Lutazio Catulo.
In disparte, parlottano Publio Cornelio e Gneo Cornelio Scipione.
Non poteva certo mancare Quinto Fabio Massimo Verrucoso, chiamato “il temporeggiatore”.
Li conosco tutti Johannes.
I consoli Lucio Emilio Paolo e Gaio Terenzio Varrone.
E il legato Lucio Marcio.
Guarda la fierezza di Marco Porcio Catone, il “Censore”.
Ai suoi piedi la famosa cesta di fichi provenienti dall’Africa. Li sta mangiando Scipione Nasica.
E non a caso.
Guarda, ci sono anche loro, Lucio Marcio Censorino e Manio Manilio Nepote.
Ascoltano ammirati Scipione Emiliano.
Proprio una bella rimpatriata Johannes.
Che gente che hai conosciuto.
E che luoghi che hai visitato in quel periodo.
Messina, Siracusa e Capo Ecnomo in Sicilia.
Adys, vicino Tunisi.
E poi la Spagna e il fiume Ebro. Ricordi Sagunto?
Poi le Alpi per giungere alla fine nella penisola italiana. Coi fiumi Ticino e Trebbia e il lago Trasimeno.
E poi giù giù fino alla Puglia. A Canne precisamente
E poi hai fatto sosta con alcuni di loro, nel periodo invernale, nella ricca città di Capua. Per oziare.
Per finire poi a Taranto.
E poi a Zama o a Naraggara come raccontate oggi. Senza contare città belle e famose come Roma e Cartagine.
Che periodo Johannes.
Come dici?
E’ stato bello, ma forse ti sei soffermato troppo su quel periodo della storia? Va bene.
Lo possiamo togliere.
Che ci mettiamo al suo posto?
Dobbiamo mettere qualcosa che viene studiato poco, altrimenti qualcuno potrebbe contestare la scelta.
Come? Hai pensato alla guerra dei novant’anni? Ottima scelta. Sui libri di storia ci si ferma quasi sempre alla prima fase, alla pace di Caltabellotta.
Una guerra tra gli Angioini di Napoli e gli Aragonesi e i loro alleati in Sicilia.
Subirono di tutto. I siciliani, intendo.
Anche quando Carlo d’Angiò impose una nuova moneta, coniata con una lega detta di “biglione”, rame e stagno che gli abitanti dovevano accettare come moneta buona e pagarla come se fosse stata coniata in oro zecchino.
Non ti andava bene ed eri un funzionario pubblico? Zac, via la mano destra e confiscati tutti i beni.
Se eri un cittadino comune invece una bella marchiatura in fronte con una moneta arroventata.
I siciliani sopportarono tutto.
Per legge non potevano possedere armi.
I nobili dovevano ospitare a loro spese i soldati di Carlo d’Angiò.
In pratica mantenere l’esercito che li opprimeva. D’altronde i siciliani avevano sopportato precedentemente le angherie dello Enrico VI di Svevia, che aveva bruciato le chiese con dentro i fedeli.
Sopportarono i francesi per 12 anni, dal 1270 al 1282. Poi un giorno si ribellarono.
Accadde il 30 marzo 1282, all’ora dei Vespri, quando un francese, tale Drouet, palpeggiò una donna nei pressi della chiesa di Santo Spirito a Palermo con la scusa di perquisirla.
Palermo insorse al grido rabbioso di “morte ai francesi”.
Una rivolta che trascinò dietro di sé tutta l’isola.
In poco tempo gli Angioini furono scacciati dall’isola. Poi l’arrivo di Pietro III d'Aragona.
Sì Johannes.
Credo possa interessare questo periodo. Molto interessante
Anche perché non doveva durare così tanto.
Scusa se sorrido mentre lo racconto, ma sembra una barzelletta quel duello, dai.
Quando Carlo d’Angiò capì che non sarebbe riuscito a riconquistare la Sicilia, pensò di risolvere la cosa alla vecchia maniera.
Propose a Pietro III d'Aragona, nuovo signore dell’isola, un bel duello.
Il vincitore si sarebbe preso l'isola.
Il giorno? Il 1° giugno 1283.
Il luogo? Un luogo neutrale, a Bordeaux. L’accompagno per ognuno? Cento cavalieri.
Tutto concordato. Tutto messo nero su bianco.
Scusa Johannes se rido pensando a quel duello. In pratica i due si presentarono nel luogo e nel giorno giusto. Però senza mai scontrarsi, perché si erano dimenticati di indicare l’ora. Così Pietro III arrivò presto e non trovando il suo avversario se ne andò dicendo di aver vinto
Poi più tardi arrivò anche il re Carlo con i suoi cento cavalieri, accompagnato pure dal re di Francia Filippo III e non trovando nessuno se ne andò dichiarandosi vincitore.
Maledicendo il fellone che non si era presentato.
Il duello di Bordeaux fu una farsa.
E la guerra tra gli Angioini e gli Aragonesi continuò per quasi cento anni, fino al trattato di Avignone del 20 agosto 1372.
Una guerra inutile visto che alla fine tutto rimase come prima.
Napoli agli Angioini e la Sicilia agli Aragonesi.
Va bene Johannes. Congediamo i presenti.
D’ora in avanti studieremo la guerra dei novant’anni. Studiata bene. Sei sicuro di inserirla tutta, vero? Anche Dina e Clarenza e le donne di Messina?
Perché questa volta, se qualcuno ha ancora qualcosa da dire, ci vai tu a parlargli.

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3 Dec
Paneroni, chi è costui?
Paneroni sono io teste di rapa.
Giovanni Paneroni per la precisione, nato a Rudiano, in provincia di Brescia, il 23 gennaio del 1871, qualche giorno prima che Roma diventasse la capitale d'Italia. Fu papà Battista a indirizzarmi agli studi.
Prima le scuole elementari, che per l'epoca rappresentavano già un traguardo non indifferente, e poi il collegio vescovile a Bergamo, dove rimasi due anni.
Lasciai per mancanza di vocazione, ma quelle basi mi servirono per dare vita a quell’idea rivoluzionaria.
Iniziai prima a lavorare in una bottega in Bergamo dove imparai la lavorazione del "Tiramolla", uno dei dolci più diffusi e popolari del periodo.
Una professione che mi sosterrà economicamente per tutta la vita, permettendomi di crescere una grande famiglia con ben otto figli.
Read 23 tweets
1 Dec
06/12/1923 - La discussione sul disastro della diga del Gleno al Senato.
Il costruttore: Scienza e ingegneri non servono a costruire una diga. Basta solo il buon senso.
I ruderi sono ancora là, da quel maledetto 1 dicembre 1923, a oltre 1500 metri in alta Val di Scalve.
Aveva piovuto a dirotto nei giorni precedenti.
Non quella mattina, anche se il tempo era comunque uggioso.
bit.ly/3d4xSaY
Dopo tanto dolore tra chi geme e chi muore,
tra quell’onda fatal in quel giorno infernal,
episodio pietoso dai soldati animoso,
io voglio cantar a chi nel cuor ha pietà
e che giammai scorderà.
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29 Nov
Inverno 1943.
Passata la tempesta i fiocchi di neve avevano ricoperto la villa, gli alberi e tutti i viali.
Faceva freddo, ma finalmente era tornato a splendere il sole.
Dovevate vedermi nel mio bel cappottino blu, con quella sciarpa di lana grossa che mi aveva fatto nonna.
Mi chiamo Graziella.
Testarda ero testarda, lo ammetto.
Tranne che con papà Giorgio. Comunque, in caso di richieste piacevoli, la mia resistenza era nulla. Come quando mamma Jole mi aveva prospettato l’idea di venire per qualche tempo qui, nella villa di Graglia, nel biellese.
Avevo cominciato a saltellare dalla gioia.
Abitavamo nel centro di Torino e la mia vita era quella di una bambina di otto anni. La scuola al mattino, una passeggiata al Parco del Valentino al pomeriggio con Riccardo, il mio cuginetto, poi a casa per i compiti, cena e poi a nanna
Read 25 tweets
26 Nov
«La cucina macrobiotica zen».
È questo il libro, o meglio, il ritrovamento di questo libro, che ha scatenato l’inchiesta giudiziaria.
Che ci faceva in giro? Indagando, la magistratura ne ha trovati altri.
Sulle bancarelle, nelle cantine, nell’immondizia. Tutti libri del ‘900.
Tutti col timbro del fondo.
Originali. Preziosi. Rari.
Come un’edizione de «I miserabili», o i disegni di Frank Lloyd Wright.
Pensate che a Porta Portese è stata trovata una copia rara de «La figlia di Iorio» di Gabriele D’Annunzio. L’ambulante l’aveva venduta a venti euro.
Tutti libri che erano in mio possesso e che prima della mia morte avevo donato all’Accademia di San Luca. Migliaia di volumi: cataloghi di mostre, monografie d’arte, opere letterarie, collane, enciclopedie, dizionari, edizioni di pregio.
Tutto raccolto in centinaia di scatoloni.
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23 Nov
Non sei obbligato ad ascoltare la storia della mia vita Johannes. So che ti costa fatica e so quello che provi ogni volta che leggi queste storie.
Sai già che la mia è una di quelle che tocca nel profondo.
Se non vuoi ascoltarla ti basta un click.
E io me ne vado.
Vedo che sei ancora qui.
Quindi mi sento autorizzato a raccontare quello che è accaduto in quei giorni.
Di come tutto possa precipitare da un momento all’altro quando meno te lo aspetti.
La mia infanzia? Come quella di tanti altri.
Sono nato a Caposele, in provincia di Avellino al confine con quella di Salerno, il 29 gennaio 1927.
Una splendida terra la mia. E molto generosa.
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22 Nov
“Le dittature, tanto di destra come di sinistra, non mi sono mai andate a genio. Purtroppo ci sono persone a cui piacciono i dittatori”.
Non mi tirai indietro quando fu indetto quel referendum. L’esito era incerto. Io molto conosciuto.
"Rey del metro cuadrado" mi chiamavano.
Era il 1988 e il mio Paese, il Cile, da anni era un paese triste, che non sorrideva più.
Molti sparivano nel nulla. La tortura all’ordine del giorno. Una continua violazione dei diritti umani.
Per quello intervenni in quel referendum, schierandomi pubblicamente per il NO.
La Costituzione entrata in vigore nel 1981 stabiliva che fosse effettuato un referendum al termine del primo mandato presidenziale.
Votare "SI" significava confermare Pinochet, il "No" avrebbe portato a nuove elezioni.
Come potevo tirarmi indietro?
Non lo avevo mai fatto.
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