Paneroni, chi è costui?
Paneroni sono io teste di rapa.
Giovanni Paneroni per la precisione, nato a Rudiano, in provincia di Brescia, il 23 gennaio del 1871, qualche giorno prima che Roma diventasse la capitale d'Italia. Fu papà Battista a indirizzarmi agli studi.
Prima le scuole elementari, che per l'epoca rappresentavano già un traguardo non indifferente, e poi il collegio vescovile a Bergamo, dove rimasi due anni.
Lasciai per mancanza di vocazione, ma quelle basi mi servirono per dare vita a quell’idea rivoluzionaria.
Iniziai prima a lavorare in una bottega in Bergamo dove imparai la lavorazione del "Tiramolla", uno dei dolci più diffusi e popolari del periodo.
Una professione che mi sosterrà economicamente per tutta la vita, permettendomi di crescere una grande famiglia con ben otto figli.
Il primo censimento del 1871 aveva evidenziato che la metà della popolazione Lombarda era analfabeta.
Io non sapevo solo leggere e scrivere, ma possedevo una loquacità fuori dal comune. Con una missione. Svelare al mondo quel segreto. Che la terra non era rotonda. E non girava.
L'opera di divulgazione cominciò negli anni che precedettero la Prima Guerra Mondiale.
Inizialmente limitata, ma col passare del tempo le mie idee cominciarono a farsi largo nelle scuole superiori e nelle università di tutto il nord Italia.
Mi fermavo agli angoli delle strade e nelle piazze delle città e con semplici attrezzi eseguivo rapidi esperimenti per convincere e stregare la folla che mi si accalcava intorno.
Nel 1925 io, super astronomo di Rudiano, godevo a Milano di una vastissima notorietà.
Una vera celebrità.
Esponevo cartelloni sui muri, imbrattandoli anche con epiteti contro gli astronomi.
Gli studenti del Politecnico mi invitarono a tenere una conferenza nel cortile dell'Istituto.
Ci mancò poco che venissi arrestato.
Il 24 febbraio 1925 venni invitato a tenere una conferenza al Teatro Lirico di Milano.
Per ascoltarmi bisognava pure pagare il biglietto. “Mattinata benefica, famigliare, scientifica", annunziavano i manifesti.
Che aggiungevano…
“Il celebre scienziato ecc. ecc. super-astronomo ecc. ecc., parlerà sugli errori delle vecchie e nuove dottrine astronomiche e sull'importanza e veridicità della sua teoria: «la terra non gira».
Non so perché in fondo ci fosse scritto: "è prescritta la massima serietà”.
Ricordo che il teatro era strapieno.
Quando entrai le acclamazioni salirono altissime.
E senza molti preamboli: “Sapete dirmi perché, quando andate a letto il sole tramonta e quando vi levate il sole anch'esso si leva?”
“Perché gli fa comodo? Noooo, perché da un punto all'altro, da Ostro ad Occaso, è tutta una distesa piana in cielo, come è piana la terra. Gli astronomi...datemi retta, sono bestie.
Sono bestie, perché perseverano nell'errore di credere che la terra è rotonda, che la terra giri.
“E, se è tonda, come fate a starci in piedi?
Galileo ed Arago, Newton e Boscovich, non hanno capito un bel niente”.
Il sole non ha che tre metri di diametro”.
“Tre metri e mezzo”, gridò uno dal pubblico”.
“Tre metri dico e non ammetto smentite”, replicai.
“Misuratelo! Dall'uno all'altro polo corrono 7.000 Km in linea retta, dicono. Se dicono linea retta, vuol dire che la terra non è curva. Se fosse curva, le acque del Gleno, straripando, si sarebbero riversate nell'infinito e non avrebbero invaso la terra. E' logico? Logicissimo!“
“Bravo Paneroni!”iniziò a urlare la gente. Mentre tutto il teatro scoppiava in applausi. Feci cenni per imporre il silenzio e continuai con aria grave a discutere sugli influssi degli astri, sulla luce, sulle acque, sugli uomini, sulle donne.“Bene Paneroni! Evviva le belle donne"
"Alla fine fui portato in trionfo e condotto fuori del teatro sulle spalle, tra gli applausi e gli evviva, destando viva curiosità nella folla che sì addensava al passaggio di quello strano corteo".
Si raggiunse la Galleria dove l'eco degli applausi risuonò più forte.
Infine, venni deposto sulla soglia di palazzo Marino!
Non è stato facile far valere le mie ragioni.
Mi hanno persino portato in tribunale.
L’accusa?
Aver imbrattato i muri senza permesso.
Paneroni concluse la sua battaglia lunedì 2 Gennaio 1950, all'età di 79 anni.
Convinto che la “Che la terra sta ferma e il sole le gira attorno”.
Un gelatiere e fruttivendolo ambulante che un giorno piantò carretto e cestelle per girare l'Italia armato di pezzi di carbone.
Imbrattando i muri delle case di molte città condusse una lotta spietata, con le sue teorie.
Cimentandosi per ben cinquant’anni con studi e con saggi, disegni e cartelli nelle scienze astrali per “scardinare e sovvertire” i sistemi di Copernico e di Galileo.
A Milano faceva frequenti apparizioni.
"Teneva cattedra sulle piazze con infiammati discorsi, e il suo apostolato divenne così ardente che a Milano trovò perfino degli adepti"
Gli mancò il contraddittorio.
"Nessuno raccolse le sue sfide e ciò gli dava diritto di avere ragione".
Col tempo si era fabbricato un osservatorio con annesso museo e biblioteca, con le sue stampe e i suoi opuscoli.
Ma tutto fu spazzato via da un'impetuosa piena del fiume Oglio.
Una volta ritiratosi, per un breve periodo finì al manicomio di Sant'Onofrio a Roma.
Invecchiato e deluso si diede alla poesia e alla politica scrivendo versi per tutti.
Per De Gasperi, per Togliatti, come già per Badoglio. Un vecchio male lo ha portato via.
Negli annunci funebri il suo nome non fu seguito, come avrebbe voluto, dalla qualifica di «astronomo».
Indro Montanelli rimase affascinato dall'astronomo e dal motto col quale divenne celebre: "La Terra non gira, o bestie".
“Il mio Paneroni, il Restauratore e il Vindice di Tolomeo e della Genesi.[…] Io voglio un monumento a Paneroni e un loculo affianco al suo. Me lo concedete?”
Un giorno Paneroni, in un simposio internazionale a Genova, spiegò come misurare la distanza della Terra al Sole.
«Si prendono dei tubi, vi si infilano i raggi e poi non resterà che misurare la lunghezza dei tubi». Fu cacciato
Da allora nacque il termine "C’est une Paneronnade!"
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Salve Johannes. Che succede?
Chi sono tutte queste persone?
Hai organizzato una rimpatriata per caso?
Per quale motivo sono divisi in tre gruppi?
Ho capito.
Sono tutte facce conosciute vedo, a cominciare dal console romano Appio Claudio Caudice.
Sta parlando con il tiranno di Siracusa, Gerone II. Vedo il generale Annone con il console Marco Attilio Regolo.
Accanto a loro lo stratega spartano Santippo.
Tito Livio non manca mai.
Con i suoi racconti incanta sempre tutti.
Guarda laggiù, c’è anche Amilcare Barca.
Con il figlio Annibale e il genero Asdrubale Maior.
E poi Gaio Lutazio Catulo.
In disparte, parlottano Publio Cornelio e Gneo Cornelio Scipione.
Non poteva certo mancare Quinto Fabio Massimo Verrucoso, chiamato “il temporeggiatore”.
06/12/1923 - La discussione sul disastro della diga del Gleno al Senato.
Il costruttore: Scienza e ingegneri non servono a costruire una diga. Basta solo il buon senso.
I ruderi sono ancora là, da quel maledetto 1 dicembre 1923, a oltre 1500 metri in alta Val di Scalve.
Aveva piovuto a dirotto nei giorni precedenti.
Non quella mattina, anche se il tempo era comunque uggioso. bit.ly/3d4xSaY
Dopo tanto dolore tra chi geme e chi muore,
tra quell’onda fatal in quel giorno infernal,
episodio pietoso dai soldati animoso,
io voglio cantar a chi nel cuor ha pietà
e che giammai scorderà.
Inverno 1943.
Passata la tempesta i fiocchi di neve avevano ricoperto la villa, gli alberi e tutti i viali.
Faceva freddo, ma finalmente era tornato a splendere il sole.
Dovevate vedermi nel mio bel cappottino blu, con quella sciarpa di lana grossa che mi aveva fatto nonna.
Mi chiamo Graziella.
Testarda ero testarda, lo ammetto.
Tranne che con papà Giorgio. Comunque, in caso di richieste piacevoli, la mia resistenza era nulla. Come quando mamma Jole mi aveva prospettato l’idea di venire per qualche tempo qui, nella villa di Graglia, nel biellese.
Avevo cominciato a saltellare dalla gioia.
Abitavamo nel centro di Torino e la mia vita era quella di una bambina di otto anni. La scuola al mattino, una passeggiata al Parco del Valentino al pomeriggio con Riccardo, il mio cuginetto, poi a casa per i compiti, cena e poi a nanna
«La cucina macrobiotica zen».
È questo il libro, o meglio, il ritrovamento di questo libro, che ha scatenato l’inchiesta giudiziaria.
Che ci faceva in giro? Indagando, la magistratura ne ha trovati altri.
Sulle bancarelle, nelle cantine, nell’immondizia. Tutti libri del ‘900.
Tutti col timbro del fondo.
Originali. Preziosi. Rari.
Come un’edizione de «I miserabili», o i disegni di Frank Lloyd Wright.
Pensate che a Porta Portese è stata trovata una copia rara de «La figlia di Iorio» di Gabriele D’Annunzio. L’ambulante l’aveva venduta a venti euro.
Tutti libri che erano in mio possesso e che prima della mia morte avevo donato all’Accademia di San Luca. Migliaia di volumi: cataloghi di mostre, monografie d’arte, opere letterarie, collane, enciclopedie, dizionari, edizioni di pregio.
Tutto raccolto in centinaia di scatoloni.
Non sei obbligato ad ascoltare la storia della mia vita Johannes. So che ti costa fatica e so quello che provi ogni volta che leggi queste storie.
Sai già che la mia è una di quelle che tocca nel profondo.
Se non vuoi ascoltarla ti basta un click.
E io me ne vado.
Vedo che sei ancora qui.
Quindi mi sento autorizzato a raccontare quello che è accaduto in quei giorni.
Di come tutto possa precipitare da un momento all’altro quando meno te lo aspetti.
La mia infanzia? Come quella di tanti altri.
Sono nato a Caposele, in provincia di Avellino al confine con quella di Salerno, il 29 gennaio 1927.
Una splendida terra la mia. E molto generosa.
Tanto da regalare la sua principale ricchezza ai pugliesi. Le sorgenti di Santa Maria della Sanità e del fiume Sele.
“Le dittature, tanto di destra come di sinistra, non mi sono mai andate a genio. Purtroppo ci sono persone a cui piacciono i dittatori”.
Non mi tirai indietro quando fu indetto quel referendum. L’esito era incerto. Io molto conosciuto.
"Rey del metro cuadrado" mi chiamavano.
Era il 1988 e il mio Paese, il Cile, da anni era un paese triste, che non sorrideva più.
Molti sparivano nel nulla. La tortura all’ordine del giorno. Una continua violazione dei diritti umani.
Per quello intervenni in quel referendum, schierandomi pubblicamente per il NO.
La Costituzione entrata in vigore nel 1981 stabiliva che fosse effettuato un referendum al termine del primo mandato presidenziale.
Votare "SI" significava confermare Pinochet, il "No" avrebbe portato a nuove elezioni.
Come potevo tirarmi indietro?
Non lo avevo mai fatto.