Il 5 maggio scorso davanti ad un liceo poco distante da qui c'è stata un'esplosione (3 secondo alcune ricostruzioni) una autobomba ha colpito la scuola al cambio turno con le ragazze che entravano. È stata una strage con oltre 90 morti. Una parte di loro sono sepolti qui 2/7
Su un cartello c'era scritto "qui riposano i fiori". Ragazze e ragazzi tra i 15 e i 18 anni. Se c'è una cosa orribile delle guerre lontane è che i morti vengono trasformati in numeri. Con i bilanci perennemente approssimativi perché vengono dimenticati i feriti gravi 3/7
Quelli che muiono nei giorni successivi. È l'algebra del conflitto. Quell'attentato venne negato dai taleb e attribuito all'ISKP, il braccio locale dell'ISIS, che odia gli sciiti (il liceo era in un quartiere hazara) e le donne.
A Kabul e nel resto del Paese non si combatte+
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Le vittime civili sono a zero ed è una buona notizia. Sin quando durerà? L'unico nemico rimasto ai taleb è l'ISKP. Ieri e l'altro ieri due pick up talebani sono stati colpiti a Kabul da MIED bombe magnetiche. È uno stillicidio, il segno di una guerra a bassa intensità 5/7
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#12dicembre#Afghanistan se oggi avete tempo (è domenica) ci sono alcune letture imperdibili. Da mesi vi racconto delle responsabilità di Khalilzad e Trump e delle dinamiche legate alla caduta di Kabul ma in questi giorni sono usciti due saggi (+ che reportage) da non perdere 1/5
L'altro pezzo imperdibile è del grande @mattaikins (scrive un pezzo all'anno più o meno ma è sempre un capolavoro) che ricostruisce la caduta di Kabul. Link per leggerlo gratis 3/5 mail01.tinyletterapp.com/mattaikins/new…
#11dicembre In viaggio attraverso aree montane, su sterrate e mulattiere per raggiungere il distretto forse più remoto della più remota provincia d' #Afghanistan
Un viaggio indietro nel tempo tra le vette dove Alessandro Magno credette di aver trovato la caverna di Prometeo 1/7
Un viaggio dove la strada non finisce mai e dove dopo ogni valico, ogni vallata, ogni villaggio, ogni cambio di paesaggio, ogni notte passata a terra sui tappeti con una stufa a carbone e diossina, dopo ogni piatto di riso e montone in cui tutti affondano le mani, 2/7
dopo la neve che copre il deserto, dopo ogni indicazione sbagliata, dopo benzinai che versano il carburante con le caraffe, dopo ogni posto di blocco e ogni tramonto arrivato troppo presto, dopo che la polvere ti è entrata dappertutto 3/7
#10dicembre#Afghanistan Sono tornato a Kabul dopo un complesso viaggio nelle aree montane, per raggiungere quello che è forse distretto più remoto della provincia più remota del Paese (domani vi racconto perchè). Sono stato accolto nella capitale da una serie di esplosioni 1/5
Non è chiaro il numero, c'è chi dice cinque, io ne avrei sentito una sesta. Di sicuro la prima e la peggiore è avvenuta (al solito) nell'area occidentale (hazara quindi sciita) dove è esploso un pulmino "taxi collettivo". La mano è chiaramente quella dell'ISKP che non riesce 2/5
A sfidare i talebani e allora colpisce inermi civili "infedeli" (gli sciiti appunto, corrente mussulmana). Ormai è uno stillicidio di MIED bombe magnetiche una al giorno o quasi. Al momento dal punto di vista generale sicurezza nel Paese non è mai stata così buona come oggi
3/5
#Afghanistan#7dicembre "Il giorno in cui abbiamo perso tutto" è una frase che mi sto sentendo ripetere incontrando persone che si sono rinchiuse in casa o che da casa sono fuggite in attesa di lasciare il Paese. Quel "giorno" è il 15 agosto quando Kabul è caduta 1/8
Per chi ha creduto nella democrazia, nei diritti delle donne, nel libero giornalismo è stato un trauma senza pari. Non si tratta solo di rischio personale (ne parlo dopo) ma di impossibilità di continuare quello che si faceva fino al giorno prima, 2/8
Si tratti di un lavoro in una casa rifugio per le donne o di quello in una tv locale. La fine di una vita costruita in 20 anni. A livello di sicurezza cosa sta accadendo per questi possibili bersagli? Difficile dirlo visto che nelle province è scomparsa l'informazione.
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#5dicembre#Afghanistan cercando un punto di osservazione sulla periferia occidentale di Kabul, cresciuta incredibilmente negli ultimi due anni, sono salito su una collina che ho trovato anch'essa cambiata 1/7
Il 5 maggio scorso un'autobomba (3 esplosioni secondo altre fonti) ha fatto una strage davanti ad un liceo poco distante, al cambio turno pomeridiano. Oltre 90 vittime, tra i 16 e i 18 anni. Una parte di loro sono sepolti qui 2/7
"Qui riposano i fiori" recita un grande cartello. La cosa più assurdo dei conflitti lontani è che i morti diventano numeri e sono pure numeri precari perché i feriti gravi che muoiono nei giorni successivi non vengono mai conteggiati. 3/7
#4dicembre#Afghanistan Tra poliomielite, malattie congenite, amputazioni (alias #povertà e #guerra) la #disabilità è un fatto comune. Con montagne e scalini ovunque l'accessibilità è un miraggio però questo Paese può insegnare tanto su come approcciarsi al tema #Disability 1/7
Qui la disabilità non è più uno stigma, non ti esclude, non ti fa subire un giudizio. Dopo 42 anni di guerra, un numero incalcolabile di amputati, la polio che ancora segna le vite dei bimbi, il paradosso è che la disabilità è ormai normalità.
Basta pensare che due 2/7
importanti comandanti talebani (Dadullah e Omar) erano disabili: al primo mancava una gamba, al secondo un occhio. Eppure erano non solo come gli altri ma considerati più degli altri, nonostante il loro handicap.
È un frutto della rassegnazione e delle tragiche statistiche ma
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