Messo costantemente in ombra dall'ingombrante carisma del "maestro" (ma di poco più anziano) Gentile, svolge un ruolo di raccordo essenziale tra "i due Novecento" della pedagogia italiana: Giuseppe Lombardo Radice
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Catanese del 1879, studia Filosofia a Pisa grazie al posto in Normale, bazzicando, nell'Italia del pieno positivismo, i corsi sull'idealismo di Jaja, dove a volte si vedeva un giovane laureato di 5 anni più grande, siciliano anche lui
Dopo la laurea nel 1901 e un corso di perfezionamento all'Istituto di studi superiori di Firenze, terminato nel 1903, inizia l'insegnamento medio, che però a differenza del più anziano collega non sarà subito un trampolino per l'università
Inizia infatti a interessarsi sempre di più alla Pedagogia, materia per cui vince la cattedra alle scuole normali, e alterna la docenza all'attività di ispettore scolastico nelle scuole primarie specie meridionali
Sono del resto gli anni in cui anche in Italia la pedagogia acquisisce una dimensione scientifica autonoma, con l'herbartismo in salsa positivista di Credaro, quello per cui esistono tecniche precise per insegnare praticamente tutto
Lombardo Radice vive in questo clima, ma il positivismo non lo soddisfa. Come Gentile, è un idealista convinto. La pedagogia per lui è di fatto filosofia, in quanto cammino verso una conoscenza che è autocoscienza
Che lo faccia io, o che io col mio percorso sia modello per qualche altro più giovane compagno di strada per cui ad occhi esterni siamo rispettivamente maestro e studente, cambia poco
Perché per l'idealismo la conoscenza è sempre un atto creativo, e solo chi impara può insegnarsi le cose. Il docente è un modello di un percorso già fatto, che può indirizzare esponendo la sua conoscenza, ma non trasmettere meccanicamente i contenuti
E un rapporto educativo efficace è un incontro di spiriti, una compenetrazione di anime, per la quale le anime devono essere predisposte. E se tu studente non ce la fai, non posso essere io docente a impoverirmi per venire da te.
Se non ce la fai, chiosava Gentile, resterai nella massa, non entrerai mai a far parte dell'élite culturale che deve guidare la nazione dall'alto delle sue qualità intellettuali e (quindi) morali. Ed ecco spiegata in due parole la spietata scuola secondaria varata nel 1923
Lombardo Radice pensa anche lui tutto questo? Certo, lui è il "braccio armato" di Gentile nella pubblicistica, e dirige le riviste con cui il neoidealismo farà la sua strada trovando consenso tra i docenti e spazio politico incontrando il fascismo
Del resto, lui è con Gentile al ministero, redige la legislazione sulle scuole primarie e ne prepara i programmi. E senz'altro tra 1922 e 1924 anche lui sente il fascino del "duce"
Ma la sua idea di scuola non si esaurisce in quella di Gentile, anche perché tratta un livello di istruzione, quello elementare, che a Gentile poco interessa. Cosa significano autonomia e compenetrazione di anime quando gli studenti sono bambini?
Gli esiti sono molto diversi da quelli che Gentile aveva in mente per la sua scuola media. Perché stimolare l'autonomia di apprendimento nei bambini significa in primo luogo lasciarli liberi di esprimersi in tutto, di essere contadini, scienziati, artisti, poeti...
Lasciato libero di esplorare se stesso e il mondo, ogni bambino troverà la strada per assimilare le conoscenze: bisogna dargli fiducia, e soprattutto avere la pazienza di non forzarlo. Del resto ogni bambino ha già iniziato prima della scuola un percorso culturale
Lo ha iniziato in famiglia, parlando una lingua che spesso non era l'italiano ma era quella di casa, e ascoltando storie, vedendo contesti, assistendo ad attività. La scuola non deve prescindere da questo, ma deve portare in un ambiente stimolante questi spunti
Deve farlo facendo in modo che ogni studente faccia il suo percorso partendo dalla strada che ha già compiuto da solo, senza sentirsi spaesato.
E' la "scuola serena", ideale educativo in cui buon senso ed esperienza guidano l'insegnante in un percorso senza metodo
Non può esserci un metodo se ad apprendere deve essere il bambino, ed è per questo che, nonostante i tanti punti di contatto ideali, Lombardo Radice non è un estimatore della Montessori più intenta a fissare e replicare la sua metodologia
Per lui la didattica è solo "critica didattica", osservazione e valutazione di idee ed esperimenti nel loro contesto, per replicarli, modificarli o scartarli, ma sempre provvisoriamente, e mai con validità universale
La sua stessa idea di scuola ha un contesto evidente, è la scuola rurale, di paese, che accetta di imparare dalla vita che scorre e dalle tradizioni, e non è replicabile se non in quell'ambiente. Lombardo Radice, del resto, non vuole diventare un pedagogista per tutte le stagioni
E si capisce anche per l'altra ragione per cui detesta cordialmente Montessori: quando lei (alla fine con poco successo) si avvicina al fascismo, lui se ne allontana. Con le dimissioni di Gentile la sua scuola elementare infatti viene immediatamente distrutta
Il dialetto viene vietato, viene imposto il libro unico di Stato, la scuola in cui ognuno doveva diventare se stesso diventa (almeno nelle intenzioni) una fabbrica in serie di veri fascisti, buoni soldati e madri sane
Lombardo Radice, allora ordinario al Magistero di Roma, si ritira dalla politica e dal dibattito, per dedicarsi solo all'insegnamento, fino alla morte nel 1938. Eppure anche così, apparentemente fuori dai giochi, qualcosa fa
Vorrà pur dire qualcosa se il figlio Lucio, didattico della matematica, diverrà il principale promotore del dibattito riformatore della scuola nel PCI, e la figlia Laura dopo la Resistenza diverrà moglie e collaboratrice di Ingrao, ai veritici del PCI romano
A casa sua, insomma, dovevano essere frequenti discorsi di un certo tipo...
E soprattutto vuol dire qualcosa se, con il suo Pedagogia di apostoli e operai (1936) si introducono in Italia i profili della pedagogia attivista e libertaria, letture non certo incoraggiate dal regime
Quando Ernesto Codignola, che invece fascista lo era rimasto almeno fino a fine anni '30, dovrà ricostruirsi una tradizione e una griglia di riferimenti per il suo pensiero su base attivista e non ideal-fascista, partirà da qui e dal recupero dell'ormai quasi dimenticato collega
Il resto, con la promozione della più influente corrente di studio della riforma educativa in Italia nell'orientamento deweyan-socialista, è storia
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Il pedagogista di Stalin, ma non da subito. Bolscevico, ma non sfegatato. Elabora idee incomprensibili nel loro contesto eppure di respiro universale. Più il sistema in cui operava appare fallito, più trova ascolto nella pedagogia sociale: Anton S. Makarenko
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Ucraino del 1888, nato in una famiglia operaia di orientamenti democratici, viene sorpreso da rivoluzione e guerra civile quando è insegnante di scuola, e a tutta prima pur accogliendo di buon grado il nuovo potere non è tra gli entusiasti, ed entrerà nel partito solo più avanti
La tragedia della rivoluzione bolscevica e delle sue conseguenze immediate, che in Ucraina sono pesantissime perché si incrociano con quelle del crollo del fronte della Grande guerra, gli mettono davanti però lo scenario in cui scoprirà la sua vocazione
Quest'anno ne avrebbe compiuti 100, ci ricorda oggi Farnè su @rivistailmulino. Pedagogista e attivista educativo degli e per gli oppressi, ma il cui messaggio dovrebbe dire tanto anche a chi, nel mondo, oppresso non è: Paulo Freire
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Figlio del Brasile e di quel ceto medio a cui la crisi del '29 spezza le ossa riportando l'America Latina nel vortice delle tensioni e degli autoritarismi, guarda il mondo da Sud, cioè da una prospettiva che nel dibattito intellettuale che conta era (è?) merce rara
Vive in un paese libero, eppure dipendente da ogni colpo di tosse del Nord ricco; vive un'età di espansione dell'esperienza scolastica, eppure anche dietro lo sforzo generoso di educare può vedere in filigrana il perpetuarsi dei rapporti di forza costituiti
John Dewey.
Probabilmente il pensatore educativo più influente del '900, così influente che spesso il suo pensiero ha finito per diluirsi e perdere l'originaria incisività.
Proviamo a recuperarla in un
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Nato nel 1859, fondatore e direttore della Laboratory School dell'Università di Chicago nel 1896, maturerà da lì un interesse per l'educazione che manterrà anche alla Columbia, dove resterà dal 1906 alla morte a 92 anni passati. Ma Dewey non sarà mai un pedagogista
Di formazione è un filosofo, che dopo una tesi di stampo idealista (gli USA nel pensiero occidentale erano ancora periferia, e smetteranno di esserlo anche grazie a lui) passa con decisione al pragmatismo, legando il valore di verità della conoscenza al suo ruolo nell'azione
Intellettuale raffinato che si è sempre impegnato nell'insegnamento sul campo, cattolico democratico pronto a trovare convergenze coi riformatori educativi laici, dalle idee chiare ma non fanatico, e forse per tutto questo oggi poco noto al dibattito. Luigi Pedrazzi
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Eppure è suo il primo articolo del primo numero di @rivistailmulino, a fine 1951. Pedrazzi, che del Mulino è tra i fondatori con altri giovani bolognesi, si è appena laureato in Filosofia e di lì a poco inizierà l'insegnamento secondario. E nel suo pezzo parla di scuola
L'inchiesta tra gli addetti ai lavori promossa anni prima dal ministro Gonella si è conclusa con la presentazione di un ddl che l'autore vede già affossato (non a torto): troppo ampio, e troppo poco incisivo per non scontentare nessun orientamento
Al di là degli esercizi intellettuali sulle questioni geopolitiche, etiche e strategiche poste dallo svolgimento delle guerre puniche, che hanno formato la cultura politica e militare occidentale, sfugge che si è trattato di eventi capitali di per sé, per vari aspetti 👇
La seconda guerra punica ha interessato tutta una regione politico-economica del globo tra le più popolate e avanzate del mondo, con un tasso di impegno umano simile a quello delle guerre mondiali (circa il 10% dei maschi adulti di tutta l'area erano in guerra contemporaneamente)
In una sola battaglia, Canne, uno degli eserciti ha perso tutti insieme tanti soldati quanti gli statunitensi ne hanno persi in Vietnam in oltre 10 anni, e striamo parlando delle forze armate espresse da una popolazione sui 4 milioni di persone a dire tanto
Al di là delle discussioni più o meno pertinenti sui curricoli scolastici, quel che colpisce è la convinzione di automatismo che pervade certe proposte. Quanto più espongo lo studente a una certa area disciplinare, tanto meglio e più approfonditamente la imparerà
(E se non ci sono questi risultati, è questo il corollario, sono problemi suoi, ché la scuola deve anche selezionare "i migliori" senza che la società si ponga il problema di inquadrarli, ed è meglio selezionarli in base slle materie "giuste"...
...del resto vediamo bene che il problema della nostra classe dirigente è di sapere troppo bene il latino, non di riprodursi promuovendo gente che alla maturità ha preso 62/100 in base a quanti orologi d'oro ha ereditato nel cassetto)