In che modo le attuali politiche sulle droghe illecite contribuiscono a violare i diritti umani?
Un report realizzato dal gruppo di lavoro delle Nazioni Unite sulla detenzione arbitraria prova a rispondere.
ohchr.org/Documents/Issu…
#SpiniNelFianco
1) Detenzione per reati di droga nel contesto

La detenzione arbitraria rappresenta uno dei maggiori rischi per i consumatori di droghe illecite.
Viene espressa preoccupazione per l'aumento dei casi di tale pratica come conseguenza di leggi e politiche attuali.
La reclusione per reati legati alle droghe dovrebbe essere l'ultima risorsa e, in linea di principio, dovrebbe essere utilizzato solo per reati gravi.
In realtà, circa il 21,65% del numero totale dei detenuti sta scontando condanne per possesso di droga per
uso personale.
Una questione che si ricollega a ciò è la criminalizzazione del possesso di strumenti e oggetti associati al consumo di droghe.
Nel 2018, UNAIDS ha riferito che in dieci Stati il possesso di un ago o di una siringa senza prescrizione medica potrebbe essere causa di arresto.
2) Violazioni dei diritti umani con conseguente detenzione arbitraria per reati droga - correlati

La War on Drugs ha portato a aumento sproporzionato della detenzione per reati droga - correlati, generando diffuse violazioni dei diritti umani veicolati da detenzione arbitraria.
I detenuti dovrebbero
- non essere interrogati, se sotto effetto di sostanze
- avere accesso alle cure mediche, se afflitti da crisi di astinenza
- non essere sottoposti a test tossicologici contro la loro volontà, o senza mandato di un ufficiale giudiziario.
Test antidroga casuali e pratiche di arresto e perquisizione rappresentano strumenti in grado di provocare una considerevole diminuzione del diritto umano alla sicurezza della persona.
Inoltre, tali azioni vengono spesso intraprese arbitrariamente, colpendo determinate minoranze.
In alcuni Stati, le persone detenute per reati droga - correlati non sono sempre registrate o portate davanti a un giudice.
Ogni ritardo superiore a 48 ore fra arresto e comparsa di fronte al giudice deve rimanere assolutamente eccezionale ed essere giustificato.
3) Custodia cautelare

Altra grave preoccupazione è l'uso eccessivo della custodia cautelare, pratica comune a diversi Stati, in alcuni casi con tempistiche costrittive che si protraggono per anni.
4) Tortura o maltrattamenti

Alcune forze dell'ordine hanno intenzionalmente interrotto le terapie sostitutive da oppiacei dei sospetti tossicodipendenti al fine di estorcere confessioni o
ottenere informazioni: reato di tortura.
5) Mancato rispetto delle garanzie di un processo equo

Informazioni parziali sull'arresto, affidamento su prove falsificate, uso di testimonianze artefatte, confessioni estorte sotto tortura, pene sproporzionate: in molti Stati, tutto ciò rappresenta una prassi ormai standard.
Trentacinque Stati fanno ancora ricorso alla pena di morte per reati droga - correlati.
Altri non contemplano il rilascio sulla parola, o la pena sospesa, o la libertà condizionata.
Altri ancora non consentono la riduzione della pena, neanche per lavoro o studio.
Minoranze, indigeni, migranti, donne, LGBTQI+, vittime di tratta di esseri umani, minorenni consumatori o venditori: le attuali politiche sulle droghe illecite penalizzano maggiormente i gruppi più deboli.
Inoltre, accuse per droga sono usate dai regimi contro gli oppositori.
6) Trattamento obbligatorio dei tossicodipendenti

La reclusione non deve essere usata come strumento per incentivare le persone a trattamenti farmacologici: accettare e interrompere qualsiasi terapia è un diritto del detenuto.
I tribunali non dovrebbero imporre i trattamenti.
La detenzione arbitraria può verificarsi quando le persone che fanno uso o sono sospettate di fare uso di droghe sono confinate contro la loro volontà nei centri di detenzione obbligatoria.
6-11 mesi la durata del periodo stimata, a seconda della legge e della prassi statale.
I detenuti sono normalmente trattati in massa.
Per infrazioni anche minime, i detenuti possono essere soggetti a percosse, isolamento e altre dure punizioni. In alcune contesti, la religione è invocata come deterrente per il consumo, inquadrato come un fallimento morale.
Non ci sono prove che le pratiche di questi centri si traducano in trattamento efficace: i tassi di ricaduta al momento del rilascio sono estremamente alti, in contrasto con i tassi di recidiva relativamente bassi sperimentati da chi prende volontariamente parte a un trattamento.
Nel 2020, ricordando la dichiarazione congiunta del 2012 su detenzione obbligatoria e centri riabilitativi, e come misura per frenare la diffusione del covid-19, tredici agenzie ONU hanno invitato gli Stati alla chiusura di tali istituti.
In molti Stati, prevale l'affidamento dei tossicodipendenti alle strutture private, anche contro la volontà di questi ultimi.
Queste strutture possono avere un conflitto di interessi finanziario in quanto beneficiano del pagamento statale, portando a prolungare i trattamenti.
Per quanto riguarda la detenzione amministrativa, in molti casi essa viene "imposta come una mezzo per controllare le persone che fanno uso di droghe, soprattutto quando tali detenzioni sono inquadrate come interventi sanitari”.
"La sola detenzione per uso di droghe, o la dipendenza, non dovrebbe mai essere giustificata, adeguata, necessaria e proporzionata al fine di tutelare la salute o la vita del tossicodipendente o di altri nella comunità."
Negli Standard Internazionali per il Trattamento dei Disturbi da Uso di Droghe, OMS e UNODC affermano che le persone con disturbi da uso di droghe dovrebbero, nella misura in cui hanno la capacità, prendere decisioni terapeutiche, compreso quando iniziare e quando interrompere.
7) Reati minori e depenalizzazione

L'UNODC ha dichiarato che la reclusione si è dimostrata controproducente nella riabilitazione e nel reinserimento
di chi accusato di reati minori.
Secondo l'International Narcotics Control Board, in base agli attuali trattati internazionali, non c'è alcun motivo per il quale chi consuma droghe e/o chi è coinvolto in reati di lieve entità debba subire carcerazione.
“La criminalizzazione dell'uso o del consumo di droga dovrebbe essere evitato da tutti gli Stati.
Gli Stati dovrebbero rivedere politiche penali e legislazione sulle droghe con l'obiettivo di depenalizzare l'uso personale di droghe e i reati minori.
Consumo di droga o dipendenza non sono motivazioni sufficienti per la detenzione".
La criminalizzazione scoraggia le persone che fanno uso di droghe dall'accesso ai servizi sanitari, aggrava la stigmatizzazione e mina le iniziative di promozione della salute.
L'UNODC ha stimato che
- circa 250 milioni di persone fanno uso di droghe illecite
- 29,5 milioni di persone (11,8%) soffrono di disturbi da uso di droghe, di cui 20,65 milioni (70%) di tossicodipendenza
- 88,2% dei consumatori non sperimentano disturbo da uso di droghe
8) Conclusioni e raccomandazioni

- Depenalizzare l'uso, il possesso, l'acquisizione o la coltivazione di droghe per uso personale, compreso il possesso di accessori correlati.
- Rilasciare le persone detenute solo per uso o possesso, rivedere le condanne, ripulire la fedina
- Dare priorità al collocamento di persone accusate o condannate per reati minori e non violenti legati alla droga in diversione o alternative non detentive al carcere
- Revisione completa delle procedure relative a detenzione, arresto, perquisizione, test, custodia cautelare
- Chiusura dei centri di detenzione appositi
- Abrogare i trattamenti obbligatori
- Modificare la legislazione, la politica e la pratica in modo che tutti i trattamenti siano basati sull'evidenza, rigorosamente volontari e basati sul consenso informato
- Garantire che gli operatori sanitari abbiano competenza esclusiva in materia di trattamento dei disturbi da uso di droga, e che i tribunali non usino la minaccia della reclusione
- Garantire che le autorità militari non siano, in linea di principio, coinvolte nel traffico di droga e che non abbiano alcun ruolo nella gestione delle strutture per il trattamento delle tossicodipendenze
- Valutare stato di salute dei detenuti e formulare piano di trattamento
- Garantire le terapie sostitutive da oppioidi
- Garantire la proporzionalità della pena
- Garantire alle popolazioni indigene l'utilizzo tradizionale di piante e radici
- Coinvolgere la società civile nella valutazione e nel miglioramento delle politiche sulle droghe
- Garantire condizioni lavorative ottimali agli operatori del settore
- Monitorare la fornitura di assistenza finanziaria e tecnica ad altri paesi, anche per le operazioni di contrasto, in modo da contribuire a evitare violazioni dei diritti umani
- Tenere conto della posizione comune dei Paesi ONU a sostegno dell'attuazione delle politiche internazionali attraverso collaborazione tra agenzie e tramite le linee guida internazionali sui diritti umani, e concretizzare la formulazione di politiche conformi ai diritti umani.
Questo report sarebbe dovuto essere stato presentato il 10 Dicembre scorso, nell'ambito della giornata mondiale dei diritti umani.
Ma, inspiegabilmente(?), l'UNODC ha fatto in modo che l'evento non avesse luogo.

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9 Nov
Due parole su quanto detto durante la presentazione del comitato No Cannabis Legale.
radioradicale.it/scheda/652241/…
"Legalizzando la Cannabis si combatte la mafia e la criminalità organizzata: noi riteniamo non sia così".
Lieto che si sia specificato "riteniamo", perché qui occorre distinguere fra opinioni e dati.
L'opinione del Comitato è stata vista.
Confrontiamo con dati da altra fonte:
Torno anche sulle parole di Borsellino, specificando che
- la sua opinione non vale più o meno di quella di un altro collega. E non sono pochi i magistrati che sostengono la necessità di una riforma delle attuali leggi sulla Cannabis - cfr. Macrì e De Raho, citando due esempi.
Read 25 tweets
8 Nov
Premesso che legalizzare una sostanza significa porre delle regole, come l'interdizione dell'accesso ai minori, e che attualmente, con una situazione che foraggia il mercato nero, la tutela dei minori è tutt'altro che garantita, vorrei entrare nel merito dell'articolo.
Della (mancata) tutela dei giovani si è detto, ma evidenzio un dato a cui si presta poca attenzione: in Italia, la stima dei consumatori di Cannabis è di 6,5 milioni.
La relazione al Parlamento sul fenomeno delle tossicodipendenze indica che il 19% degli studenti ne fa uso.
Nel 2021 la popolazione studentesca italiana nella fascia d'età 15-18 anni comprende 2.274.199 adolescenti.
tuttitalia.it/statistiche/po…
Il 19% ne include 432.097.
Il che vuol dire che, su oltre 6,5 milioni di consumatori, i giovani sono meno di 500mila.
Smettete di strumentalizzarli.
Read 9 tweets
25 Oct
Mi limito a ricordare che ogni emendamento deve essere votato e approvato.
@FratellidItalia ne ha presentati più di trecento praticamente identici.
Sono venti pagine di documento sulle quarantotto totali.
Non credo occorra aggiungere altro.
#SpiniNelFianco
Read 15 tweets
6 Oct
Carcere e Cannabis: analisi di "un sistema apparentemente immutabile e spietato, che se ne frega dei propri fallimenti, in questo campo come negli altri. Eppure, proprio per questo, destinato a essere sconfitto."
Numeri tratti dal XII Libro Bianco Sulle Droghe.
#SpiniNelFianco
10.852 nuovi ingressi in istituti penitenziari in violazione dell'articolo 73 del DPR 309/90: il 30% dei 35.280 totali.
Quasi il 40% dei nuovi ingressi (precisamente il 38,6%) riguarda soggetti tossicodipendenti.
Read 11 tweets
6 Oct
Mi piacerebbe fornire un paio di delucidazioni al Procuratore della Repubblica di Brindisi Antonio De Donno:
- il punto di vista medico non è "interessante", ma dovrebbe piuttosto rappresentare il focus principale tramite cui guardare guardare questione della legalizzazione.
- Il referendum non è "monco", è che in Italia lo strumento è solo abrogativo.
Non c'è alcun motivo per cui dovrebbe essere posto un limite massimo di THC, se è vero come è vero che siamo liberi di assumere alcol puro.
Sulla "Deregulation": a quali leggi risponde il mercato nero?
- Proseguendo: è proprio perché si chiede e si invoca controllo del fenomeno che si necessita di una regolamentazione.
Tabacco e alcol sono droghe.
Inoltre, la scienza si è espressa da diverso tempo: la Cannabis induce meno dipendenza di sostanze legali.
medicalfacts.it/2019/12/17/can…
Read 6 tweets
4 Oct
"...effettuare un'analisi dei costi sociali relativi alla gestione degli utenti affetti da problematiche di dipendenza da sostanze stupefacenti, partendo da una disamina dell'organizzazione socio-sanitaria, a livello nazionale e regionale, nonché della sua dinamica nel tempo".
Impatto sanitario

In Italia, nel 2019, sono attivi 562 Ser.D, una media di 0,9 ogni 100mila abitanti.
Valore massimo di 1,0 (Sud e Nord-Ovest), valore minimo 0,8 (Nord-Est).
Il Molise la regione con il valore massimo (2,0), la P.A. di Trento la zona con il valore minimo (0,3).
2012-2019: 11,5% di riduzione del numero di Ser.D in rapporto alla popolazione.
Numero degli operatori al 2019: 6.624 (11,2 ogni 100mila abitanti), con un 9% di riduzione osservata fra 2007 e 2019.
Riduzione massima: Basilicata (37,2%)
Incremento massimo: FVG (92,8%) Image
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