#smartworking#thread.
Un tempo, dire "il #lavoro va fatto dove c'è", aveva un senso derivante dalla realtà, non vi erano alternative. Per secoli l'uomo è stato legato al luogo della produzione, fosse la gleba o l'officina. 1/n
Gli spostamenti erano minimali, non fosse altro perché i mezzi di trasporto non potevano consentire di coprire lunghe distanze in tempi compatibili con la durata del giorno lavorativo. 2/n
É con l'urbanizzazione che si assiste allo spostamento di masse progressivamente più ampie di persone, che si collocano in prossimità dei luoghi, le città, dove fioriscono nuove attività. 3/n
Orari pesanti e trasporti ancora inadeguati (quando accessibili) fanno cercare casa il più vicino possibile a fabbriche, laboratori, botteghe. Imprenditori con la vista più lunga di altri creano i villaggi operai (es. Crespi d'Adda). 4/n
La fabbrica diventa il fulcro di un nuovo modello sociale, non più agricolo ma nemmeno cittadino, rigidamente segmentato in base al ruolo esercitato dai singoli, e che fornisce un embrione di welfare (non per bontà, ma in un'ottica di efficienza della forza lavoro). 5/n
É un modello che cede sotto i colpi di cambiamenti epocali, in particolare, quelli conseguenti alla seconda guerra mondiale. La ricostruzione e il boom esigono e impongono nuove migrazioni, disordinate, massicce, "violente". 6/n
Le città subiscono una crescita repentina, e che sembra inarrestabile, disordinata. Nascono le periferie, i suburbi, le prime forme di #sprawl, di consumo di suolo. E nasce il #pendolarismo. L'accesso all'abitazione vicina al luogo di lavoro diventa un plus riservato a pochi. 7/n
É un ciclo che si perpetua per più decenni, grazie alla maggiore disponibilità finanziaria delle famiglie, e a quella di aree edificabili che i piani regolatori comunali omaggiano senza troppo curarsi delle conseguenze. 8/n
La "festa" finisce, o almeno diventa meno sfarzosa, negli ultimi due decenni, da un lato per l'incapacità italiana di comprendere i cambiamenti indotti dalla globalizzazione e, dall'altro lato, per le emergenze ambientali. 9/n
Sono fattori, questi, che mettono sotto stress, sino a fiaccarlo, un modello di "sviluppo" fondato, per una parte sin troppo rilevante, sulla rendita immobiliare. 10/n
Ironia della sorte, quello che è il principale driver della crescita economica, della produttività e, in definitiva, della ricchezza, la tecnologia, per un paese che con quest'ultima ha un rapporto preadolescenziale, diventa un'ulteriore minaccia. 11/n
La tecnologia rende possibile ciò che sembrava un miraggio: svolgere determinate attività senza spostarsi dal luogo dove si abita. La centralità dell'azienda, dei suoi ritmi e dei suoi riti, diventano un retaggio del passato. 12/n
Ci vuole una pandemia per accorgersene, ma improvvisamente il cambiamento si appalesa davanti agli occhi di tutti: il lavoro da remoto "si-può-fa-re!", e non è più una forma anomala e residuale per svolgere attività tipiche del settore direzionale. 13/n
Ma in un paese vecchio, conservatore, pauroso, e abbarbicato alle rendite da posizione dominante, l'entusiasmo per la novità, manifestato da chi non deve più subire il giogo del pendolarismo e degli orari rigidi, scatena la reazione rabbiosa di svariati gruppi d'interesse. 14/n
Gruppi che vanno da singole persone (imprenditori, manager) a associazioni di categoria (commercio, pubblici esercizi), sino a lobbies ben strutturate (grandi proprietà immobiliari), e che trovano sponda in quei politici mai distintisi per lungimiranza e acume. 15/n
Parte così l'input a ripristinare l'ordine sovvertito, a ristabilire l’organizzazione tayloristica del lavoro, anche laddove non ve ne sarebbe alcuna necessità, a imporre un modello basato sul "comprare il tempo" del lavoratore, la cui prestazione diviene secondaria. 16/n
Di fatto, la triste fine dello #smartworking, come è stato definito (pur impropriamente), il lavoro da remoto, consegue alla scarsa vitalità della società italiana e all'arretratezza di buona parte delle sue classi dirigenti. 17/n
Ma contrastare lo #smartworking é un errore davvero grave, non solo perché si concretizza nell'opporsi a un'innovazione, ma soprattutto perché é percepito come un'azione repressiva e umiliante nei confronti del lavoratore. 18/n
Negare la possibilità di lavorare sì alle dipendenze ma attraverso una forma autoresponsabilizzante di prestazione, non può che essere tradotto come assenza di fiducia, voglia di controllo, manifestazione di potere. Tutto ciò é lontano da un sano rapporto lavoratore/impresa. 19/n
I messaggi utilizzati sono peraltro inefficaci, perché insistono su aspetti (socialità, indotto delle pause pranzo), risibili rispetto all'interesse del lavoratore ad avere una migliore qualità di vita, che certo non può essere quella dell'immagine nel primo tweet. 20/fine
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#Thread lungo e noioso, si parla di contratti pubblici. L'assurda vicenda della comunicazione alla Procura da parte del presidente #Fontana, se vista astraendosi dalla specificità del caso, mostra per l'ennesima volta come l'acquisizione di beni e servizi da parte della #PA 1/n
sia la raffigurazione di un sistema afflitto da crisi, profonda e permanente, segnato dalle vicende di Tangentopoli nel 1992 e da allora mai più rimessosi in salute. 2/n
Tutta la disciplina varata dopo quel disgraziato anno é stata improntata non a garantire efficienza e rapidità nella gestione dei processi di affidamento degli appalti, ma solo e unicamente a ridurre il rischio corruttivo. 3/n
Se abbiamo chiaro che i tempi della vita quotidiana sono scanditi dall'organizzazione del lavoro, e che essa, da oltre un secolo, è funzionale solo alla volontà di chi dirige le aziende, allora abbiamo chiaro che l'opposizione allo #smartworking é dovuta a più fattori. 1/n
Da un lato l'ostilità di chi vede eroso il proprio potere nel condizionare la vita non solo dei suoi dipendenti, ma della società stessa: più persone libere di gestire il proprio tempo sono una palese minaccia per chi sinora ha prosperato sulla sudditanza altrui. 2/n
Dall'altro lato la frustrazione di chi vive anch'egli una condizione subordinata, ma svolge un'attività che esige, per ragioni tecniche, di essere svolta in un luogo ben preciso e in orari prestabiliti, sicché non può avvalersi del #telelavoro. 3/n
Batti e ribatti con un tizio, ora bloccato, secondo il quale è provato oltre ogni dubbio che la #DAD nella #scuola durante l'emergenza Covid non ha funzionato per nulla. Certezza inscalfibile maturata da una rilevazione parziale (vedere link) sird.it/wp-content/upl… 1/n
La SIRD stessa ammette che il campione non è significativo e che i dati raccolti tramite questionari non consentono di trarre conclusioni, semmai, evidenziano difficoltà che, in misura diversa, sono state segnalate negli istituti di vario grado. 2/n
Ad oggi non esiste una ricerca sull'efficacia della DAD, che abbia coinvolto numeri significativi non solo di docenti, ma anche di studenti e genitori. 3/n
finestresullarte.info/politica/renzi… Premessa 1: dello stadio di Firenze, e degli stadi in generale, non mi frega nulla, avessi la bacchetta magica farei sparire il calcio, figuriamoci. 1/n
Premessa 2: il sistema dei vincoli sui beni paesaggistici e su quelli culturali è ipertrofico, poteva avere senso nel 1939 e (per il paesaggio) nel 1985, ora servirebbe una riconsiderazione radicale. 2/n
Ciò detto, l'emendamento (Renzi ed altri) al d.l. 76/2020, con il quale, di fatto, si mette la museruola alla Soprintendenza rispetto ai progetti di riqualificazione degli stadi, è di una piccineria e di una meschinità degne del suo proponente. 3/n
E immancabile, tra le imprescindibili riforme della PA ecco la perla del giorno: digitalizzazione (ok) + telelavoro per obiettivi (ok) e, udite udite, ampliare l'apertura degli uffici al sabato (plof, rumore di braccia e altre parti anatomiche che cadono) 1/n.
Ora, posto che gli uffici "essenziali" sono già aperti il sabato, che ho lavorato in uffici "non essenziali" sventuratamente aperti il sabato, ricevendo i classici soggetti cacciati di casa dalle mogli che non li volevano tra i piedi almeno quel giorno 2/n
che ho dovuto presidiare per nulla un ufficio tecnico per un'intera domenica mattina, stante una assurda circolare regionale con la quale era meglio andare in bagno 3/n
Nella mia famiglia, finora, due casi di contagio, uno con sintomi lievi, risolto, l'altro più grave, con polmonite accertata. Le prime manifestazioni, febbre, tosse, dolori vari, risalgono a sei settimane fa. Da allora questa persona ha avuto come riferimento solo 1/N
il proprio medico di base (capito Giorgetti? Asino), che ha stabilito la terapia sulla base di quanto si conosce e la sta applicando a domicilio, antireumatico e iniezioni di eparina incluse (a queste provvede la moglie del paziente). 2/N
In tutto ciò, l'unica cosa certa è che "si sa" che è un paziente #Covid_19, senza averne la prova: in sei settimane di sintomi, lastra ai polmoni, esami per controllare la funzionalità renale, ZERO tamponi. In sostanza, si sta andando a intuito. 3/N