3/n 🚨I sostenitori di #Bolsonaro hanno fatto irruzione nei locali della Corte Suprema del #Brasile.
4/n I sostenitori dell'ex presidente #Bolsonaro stanno devastando il palazzo del Parlamento: manca solo lo sciamano vestito da vichingo.
Incredibile.
5/n #Brasile. Entra in azione l'esercito: secondo alcuni report i sostenitori di #Bolsonaro avrebbero fatto irruzione anche nel palazzo presidenziale, raggiungendo l'ufficio di #Lula.
6/n A prendere d'assalto il Congresso a #Brasilia è una marea umana. Impossibile non vi sia stato un coordinamento. Immagini inquietanti: adesso sarà decisiva la risposta delle forze di sicurezza.
7/n L'8 gennaio sembra una riedizione del 6 gennaio che squassò il Campidoglio USA: anche in questo caso l'ex presidente tace senza chiedere ai manifestanti di placare la propria furia.
La democrazia in #Brasile sta subendo un attacco durissimo.
8/n Grazie mille ai tantissimi che stanno seguendo sul mio Blog gli sviluppi di quello che possiamo ormai definire un tentato #GolpeDeEstado in #Brasile. steadyhq.com/it/dangelodario
Chi apprezza il mio lavoro si iscriva: questo è il solo modo per consentirmi di continuare a lavorare.
9/n I locali del Supremo Federale del #Brasile distrutti dai golpisti.
10/n Nel tweet precedente ho mancato la parola "Tribunale". Tribunale Supremo Federale. Scusate ma sono momenti di grande concitazione e sto cercando di essere il più rapido possibile nell'aggiornarvi. Grazie per la comprensione.
11/n Guardate la moltitudine di persone che sta assaltando il Congresso.
17/n Jamie Raskin, membro del Congresso degli Stati Uniti che ha fatto parte della commissione d'inchiesta sull'attentato al Campidoglio: Le democrazie mondiali devono agire rapidamente per chiarire che non c'è alcun sostegno per i cospiratori del colpo di Stato in #Brasile.
18/n I golpisti all'assalto del Congresso in #Brasile posano accanto all'immagine di #Bolsonaro.
Se ancora non fosse abbastanza chiaro chi ha ispirato questo #GolpeDeEstado.
19/n L'esercito nel palazzo presidenziale: manifestanti in arresto nello scatto qui sotto. Segnale importante del fatto che le forze armate verdeoro, almeno in parte, rispondono agli ordini dello Stato brasiliano e non supportano il tentato #golpe.
21/n #Lula: "Avrete visto la barbarie di oggi a #Brasilia. Quelle persone che chiamiamo fascisti, la cosa più abominevole in politica, hanno invaso il palazzo e il Congresso. Pensiamo che ci sia stata una mancanza di sicurezza".
22/n #Lula: "Chiunque abbia fatto questo sarà trovato e punito. La democrazia garantisce il diritto alla libera espressione, ma richiede anche alle persone il rispetto delle istituzioni. Non ci sono precedenti nella storia del paese di quello che hanno fatto oggi. Per questo
23/n devono essere puniti".
24/n 🚨🇧🇷Il presidente #Lula ha firmato il decreto per l'intervento delle forze federali a #Brasilia.
25/n 🚨🇺🇸"Gli USA condannano qualsiasi tentativo di minare la democrazia in Brasile. Il presidente Biden sta osservando da vicino la situazione e il nostro sostegno alle istituzioni democratiche del Brasile è incrollabile. La democrazia brasiliana non sarà scossa dalla violenza".
26/n #Brasile. Guardia Nazionale: arrestati già 150 bolsonaristi.
27/n L'intelligenza dei golpisti di #Bolsonaro: all'arrivo dell'esercito molti di loro hanno esultato, credendo che fossero arrivati a sostenere il loro #GolpeDeEstado.
Pochi minuti dopo sono stati arrestati dagli stessi soldati.
28/n Mentre i suoi fan prendono d'assalto le istituzioni brasiliane, l'ex presidente Jair #Bolsonaro è in #Florida, dove si è rifugiato per evitare di partecipare alla cerimonia di trasferimento dei poteri.
Diversi politici USA, tra cui Ocasio-Cortez, hanno chiesto di estradarlo.
29/n Le mie scuse a tutti coloro che stanno scrivendo nei commenti, spesso senza ricevere risposta: è solo che sto cercando info per aggiornarvi bene e presto. steadyhq.com/it/dangelodario
Chi apprezza il mio lavoro può sostenerlo iscrivendosi al Blog: vi ringrazio.
30/n Comunque vada a finire questo tentato #GolpeDeEstado, una cosa è certa: dopo l'assalto al Congresso USA del 6 gennaio 2021 i tempi di incubazione sono stati lunghi, ma il virus del trumpismo è ancora in circolazione. Nessuno è immune.
31/n #Meloni: "Quanto accade in #Brasile non può lasciarci indifferenti. Le immagini dell’irruzione nelle sedi istituzionali sono inaccettabili e incompatibili con qualsiasi forma di dissenso democratico. È urgente un ritorno alla normalità ed esprimiamo solidarietà alle
32/n Istituzioni brasiliane".
Tweet delle 23 e 59. Si poteva fare meglio.
33/n #Macron:"Il presidente #Lula può contare sull'appoggio incondizionato della Francia".
22:09, per dire.
34/n Ecco in che condizioni è ridotto il palazzo presidenziale del #Brasile dopo il passaggio dei vandali #bolsonaristi.
38/n #Bolsonaro ha infine emesso una qualche forma di condanna per l'assalto alle istituzioni:"Le manifestazioni pacifiche, sotto forma di legge, fanno parte della democrazia. Tuttavia, le depredazioni e le invasioni di edifici pubblici come quelle avvenute oggi, così come quelle
39/n praticate dalla sinistra nel 2013 e nel 2017, sfuggono alla regola. Nel corso del mio mandato, sono sempre stato all'interno delle quattro linee della Costituzione rispettando e difendendo le leggi, la democrazia, la trasparenza e la nostra sacra libertà.
Inoltre, respingo
40/n le accuse, prive di prove, attribuitemi dall'attuale capo dell'esecutivo del #Brasile".
41/n Ministro della Giustizia Dino: "È chiaro che la responsabilità politica (di Jair #Bolsonaro) è inequivocabile. La responsabilità legale, poi, spetta ovviamente alla magistratura, alla Procura della Repubblica".
42/n La Polizia Federale ha deciso di rafforzare la sicurezza del presidente #Lula.
43/n 🚨 Non solo #Brasilia: i #bolsonaristi stanno entrando in azione in quattro Stati del #Brasile come Mato Grosso, Paraná, Santa Catarina e São Paulo bloccando le maggiori autostrade.
Queste le immagini che arrivano da São Paulo.
44/n Gli agenti della Polizia Militare del Distretto Federale e della Forza di Sicurezza Nazionale hanno sgomberato il campo #bolsonarista di fronte al quartier generale dell'esercito a #Brasilia. In tutto, 1200 persone sono state arrestate sul posto.
• • •
Missing some Tweet in this thread? You can try to
force a refresh
1/n 🚨🇺🇸🇷🇺🇺🇦 Un retroscena di Bloomberg delinea prospettive inquietanti per l'Ucraina rispetto all'incontro fra Donald Trump e Vladimir Putin. L'accordo che gli Stati Uniti starebbero cercando di chiudere con Mosca rappresenterebbe un duro colpo non solo per Kyiv, ma anche per gli Alleati del Vecchio Continente, costretti a convivere con la prospettiva di una Russia legittimata nelle sue conquiste territoriali e pronta a consolidare la propria influenza nell’Europa orientale.
2/n 🚨🇺🇸🇷🇺🇺🇦 Bloomberg spiega: Vladimir Putin vuole che l'Ucraina ceda alla Russia l'intera area orientale del Donbass, oltre alla Crimea. Questo vorrebbe dire portare Volodymyr Zelensky a ordinare il ritiro delle truppe ucraine da porzioni delle regioni di Luhansk e Donetsk ancora controllate da Kyiv, consegnando di fatto a Mosca una vittoria che il suo esercito non è riuscito a ottenere militarmente dall'inizio dell'invasione.
3/n 🚨🇺🇸🇷🇺🇺🇦 È evidente che si tratterebbe della vittoria di Putin: non è un caso che, dall'avvento alla Casa Bianca di Donald Trump, il presidente russo abbia cercato negoziati diretti con gli Stati Uniti, tenendo ai margini Ucraina e alleati europei. Si tratta di un vecchio cavallo di battaglia per l'inquilino del Cremlino: nel suo modo di leggere e interpretare la geopolitica, la "questione ucraina" non è altro che un problema tra Stati Uniti e Russia. Come tale sono i "pesi massimi", le superpotenze, a dover giocare la partita, mentre i satelliti - Ucraina ed Europa - stanno a guardare le trattative e ne attendono l'esito.
🚨🪖🇷🇺🇩🇪🇺🇦Ha inizio in una notte senza nuvole l'oggetto della straordinaria inchiesta firmata da Bloomberg. Ma il cielo limpido non vi inganni. Gli intrighi che ruotano attorno al tentativo di assassinio compiuto nell'aprile del 2024 dalla Russia nell'ordinato quartiere residenziale di Hermannsburg, villaggio tedesco di circa 8.000 anime, sono lì a delineare una trama a dir poco oscura.
2/n 🪖🇷🇺🇩🇪🇺🇦 Protagonista della storia, suo malgrado, è Armin Papperger, amministratore delegato di Rheinmetall AG, la più grande azienda del settore della difesa della Germania e una delle più importanti d'Europa. Bloomberg lo descrive come una 62enne di stazza robusta, con i capelli color argento, spesso vestito in modo informale, con jeans e camicia, noto per percorrere i reparti produttivi della sua fabbrica per discutere dei processi e intrattenersi con operai e saldatori. È famoso per la sua franchezza: Papperger perde la pazienza se ritiene che i manager gli stiano facendo perdere tempo durante le riunioni strategiche. È un maniaco del lavoro, e talvolta invia e-mail alle 4:00 del mattino scrivendo "Ho bisogno di X e Y". Con lo stile di un classico imprenditore, rivolge domande ai lavoratori di tutti i livelli della catena di comando: "Se fossero i tuoi soldi, li investiresti in questo?". Per anni ha intrattenuto i suoi clienti con una battuta di caccia annuale al cinghiale e al cervo nella foresta di Unterlüss, dove Rheinmetall possiede un vasto poligono privato di 50 chilometri quadrati, il più grande d’Europa, insieme alle sue fabbriche di munizioni e veicoli militari. Investitori e dignitari in visita all'azienda vengono fatti salire a bordo di un carro armato Leopard: è orgoglioso della sua capacità di muoversi su terreni difficili mantenendo - si dice - un bicchiere di birra pieno sul cannone da 120 millimetri, prodotto da Rheinmetall, senza versarne una sola goccia.
3/n 🪖🇷🇺🇩🇪🇺🇦 La notte in cui un gruppo di malintenzionati si presenta davanti alla sua residenza, una grande e caratteristica costruzione in mattoni rossi, per dare fuoco a una casetta di legno in giardino e a un grosso faggio di fronte alla villetta, Armin Papperger non è in casa. A dire il vero, spiegheranno i vicini l'indomani alla polizia, l'imprenditore, in quel quartiere, non si vede ormai dal 2022. C'è da capirlo: la guerra in Ucraina lo ha reso un uomo molto impegnato. La sua creatura sta trasformandosi da gigante industriale addormentato a potenza internazionale della difesa, con un fatturato previsto di quasi 10 miliardi di euro per quell'anno. È Rheinmetall ad aver fornito all'Ucraina veicoli blindati, camion militari e munizioni, tutto l'occorrente per contribuire alla resistenza contro gli invasori russi.
Ma quella che può suonare come una sinistra coincidenza - un incendio nel quartiere di un uomo portato alla ribalta dalla cronaca recente - nel giro di poco tempo assume contorni inquietanti. Su una piattaforma internet di sinistra fa infatti la sua comparsa una lettera anonima che rivendica l'attacco incendiario. Il destinatario è proprio Papperger: la sua Rheinmetall è accusata di trarre profitto dalla guerra. Ma c'è dell'altro. Nella missiva viene avanzata anche una curiosa richiesta: la liberazione di un ex membro della Rote Armee Fraktion (RAF), un gruppo militante che negli anni Settanta e Ottanta uccise figure di spicco del mondo imprenditoriale e politico tedesco, incluso l'amministratore delegato della Deutsche Bank nel 1989. "Il suo rifugio non è sicuro", scrivono ancora i perpetratori anonimi, in tono minaccioso, a proposito di Papperger. C'è chi abbocca, chi cade nel tranello, ma la realtà è diversa. E dice di un copione più esteso: una rivendicazione anonima dell'attacco alla casa di Papperger da parte di nostalgici di un gruppo di sinistra rientra perfettamente nello stile russo.
🚨🪖🇺🇸🇷🇺 Viste le circostanze, il Blog si rende protagonista di uno "strike preventivo".
Le ultime dichiarazioni di Donald Trump presteranno il fianco, soprattutto in Italia, a una narrazione di tipo allarmista e catastrofista.
Breve spoiler: non siamo sull'orlo di una guerra nucleare tra Russia e Stati Uniti. Ma non significa che le parole del Presidente americane siano prive di significato. Anzi. Vediamo perché.
2/n 🇺🇸🇷🇺 Intanto un breve riepilogo delle puntate precedenti.
Dmitry Medvedev, ex presidente russo, nei giorni scorsi prende di mira Trump per la decisione di annunciare sanzioni nei confronti della Russia in assenza di un cessate il fuoco in Ucraina.
A questo proposito il russo, noto per i suoi toni "incendiari" sui social, scrive: "Trump sta giocando all'ultimatum con la Russia: 50 giorni o 10...Dovrebbe ricordare due cose:
1. La Russia non è Israele e nemmeno l'Iran.
2. Ogni nuovo ultimatum è una minaccia e un passo verso la guerra. Non tra Russia e Ucraina, ma con il suo stesso Paese. Non seguire la strada di Sleepy Joe!".
3/n 🇺🇸🇷🇺 The Donald viene informato della reazione di Medvedev e lancia un primo avvertimento: "Non mi interessa cosa faccia l’India con la Russia. Possono affondare insieme con le loro economie morte, per quel che mi riguarda. Abbiamo fatto pochissimi affari con l’India, i loro dazi sono troppo alti, tra i più alti al mondo. Allo stesso modo, la Russia e gli Stati Uniti non fanno quasi alcun affare tra loro. Manteniamolo così e dite a Medvedev, l’ex presidente fallito della Russia, che crede di essere ancora presidente, di fare attenzione alle sue parole. Sta entrando in un territorio molto pericoloso!".
🚨🇺🇸 L'indagine del Washington Post è certamente un esperimento riuscito, probabilmente il modo migliore per capire perché - dal punto di vista mediatico e politico - Donald Trump stia soffrendo così tanto nella gestione del caso Jeffrey Epstein.
Di più: perché in vista delle elezioni midterm - oggi apparentemente lontane, ma per la politica americana abbastanza dietro l'angolo - la questione rappresenti il principale motivo di preoccupazione per il Partito Repubblicano.
Per venire a capo della questione, il Washington Post ha inviato nelle scorse ore un messaggio a 1.089 persone. Gli obiettivi erano molteplici: capire quanta attenzione il pubblico americano stesse riservando al dossier Epstein, che idea si fosse fatto dell'atteggiamento fin qui tenuto dall'amministrazione Trump, cosa pensasse veramente dell'intera vicenda.
Com'è andata? Qualunque stratega politico risponderebbe che in questi numeri si nascondono dei segnali che il Presidente non può permettersi di sottovalutare.👇
2/n 🇺🇸 Prima questione: quanta attenzione stanno dedicando gli americani alle notizie sul caso Epstein? Circa un adulto su 4, il 26%, dice di stare prestando "molta" attenzione al dossier, mentre un altro 38% dice di seguire con "una certa attenzione" gli sviluppi che ruotano attorno alla vicenda. Sommate, queste percentuali, dicono che più della metà degli americani sta mostrando interesse nei confronti del caso, sebbene il dato di quani esprimono maggiore coinvolgimento sia leggermente inferiore al 34% di coloro che nel mese di giugno si dicevano "molto" interessati a capire la piega che avrebbero preso le proteste di Los Angeles.
È indicativo che a dirsi più presi dal flusso di notizie siano i democratici, probabilmente speranzosi di trovare un caso capace di mettere in crisi la presidenza. Ma il fatto che più di un repubblicano su due (con differenza pressoché impercettibile a favore di quelli MAGA) stia seguendo con cura l'argomento suggerisce una verità difficile da smentire: la Casa Bianca non può sperare semplicemente che la gente si dimentichi e lasci andare.
Bisognerà trovare una conclusione che soddisfi la curiosità dell'opinione pubblica.
3/n 🇺🇸 Seconda questione: gli americani approvano o disapprovano la gestione da parte dell'amministrazione Trump?
Qui per il Presidente i numeri si fanno a dir poco preoccupanti.
Il 58% degli intervistati esprime parere negativo sulla condotta della Casa Bianca. Neanche 2 statunitensi su 10 (il 16%) approvano le mosse del Presidente e della sua squadra. Alla richiesta di spiegare la loro posizione, alcuni degli intervistati citano alcuni degli argomenti più popolari in questi giorni: "Trump non è stato trasparente, sembra molto probabile che abbia qualcosa da nascondere". E ancora: "Sta evitando di fare ciò che aveva promesso: rilasciare gli Epstein Files".
A differenza di quanto ci si sarebbe potuti aspettare, in particolare osservando la pressione dei deputati noti per essere rappresentanti di spicco del mondo MAGA, lo zoccolo duro trumpiano fornisce ancora oggi una prova di fiducia nei confronti del proprio leader rispetto agli altri segmenti.
In particolare, il 43% dice di approvare la sua gestione del caso, mentre "solo" il 17% disapprova e il 39% si rifiugia in un diplomatico "non sa".
Ma in una competizione elettorale in cui anche qualche decimale può fare la differenza, in un senso o nell'altro, il malcontento del MAGA è un elemento che non può non turbare gli strateghi repubblicani. A maggior ragione se unito ad altri dati: un elettore GOP su quattro (24%) esprime contrarietà rispetto alla linea presidenziale.
Cifre che diventano inquietanti fra gli indipendenti, per il 63% negativi nei confronti della gestione del caso da parte dell'amministrazione.
Perché è importante? Perché quasi sempre sono proprio gli elettori non schierati a decidere chi vince le elezioni negli Stati Uniti.
🚨🪖🇮🇹 1/8 L'indagine del CENSIS va presa per quel che è: un sondaggio, ovvero la fotografia di un momento. Ribadisco l'ovvio per consolare il lettore (e pure un po' me stesso): qualora l'Italia si ritrovasse in guerra, i suoi abitanti sarebbero più o meno consapevolmente protagonisti di quel fenomeno noto come "rally around the flag", letteralmente "raduno attorno alla bandiera". Dinanzi all'emergenza, al pericolo vero, c'è da credere (e da sperare) che una percentuale molto più elevata dell'attuale 16% risponderebbe positivamente al richiamo della patria, dicendosi disposto a combattere per la propria terra (nonché libertà). Eppure è inutile nascondersi, fa un certo effetto scoprire che fra gli individui anagraficamente più adatti alla difesa del Paese (18-45 anni) la percentuale più alta (39%) protesterebbe contro la guerra in nome di un anacronistico pacifismo. Sarebbe stato curioso aggiungere un quesito al sondaggio: "Scenderebbe in strada con la bandiera arcobaleno anche nel bel mezzo di un bombardamento?".
Ma se credete che questo sia il peggio, siete fuori strada.
🚨🪖🇮🇹 2/8 Il 26% degli intervistati, infatti, sostiene che dinanzi a un conflitto armato rifiuterebbe il reclutamento. La soluzione per difendere l'Italia, spiega questa porzione di italiani, è infatti arruolare soldati di professione. Idea non così campata in aria (per quanto impercorribile, per una questione prettamente numerica) se non fosse per il seguito: questi cittadini del Belpaese vorrebbero infatti affidare la difesa dell'Italia a mercenari stranieri, chissà perché convinti che basterebbe pagare, trovare qualcuno un po' più fesso, per salvare il Paese. Quasi più coerente il 19% di italiani - allarmante il 22% nella fascia maschile di età compresa fra i 18 e i 34 anni - che annuncia senza mezzi termini: una guerra in Italia? Spiacenti, noi diserteremmo, lasceremmo il Paese.
🚨🪖🇮🇹 3/8 Che il governo italiano - e quelli che verranno - abbia un problema enorme in quanto a consapevolezza dell'opinione pubblica rispetto allo scenario internazionale emerge ancora più chiaramente dalla Tabella numero 2, quella in cui agli intervistati viene chiesto da dove provengano le principali minacce potenziali per l'Italia sul piano miliare. Se un 50% indica con successo la Russia e un 31% i Paesi islamici, fa riflettere che addirittura il 23% ritenga che gli Stati Uniti possano attaccare la Penisola. Previsione a dir poco fuori dalla realtà, nonostante gli umori ondivaghi dell'attuale inquilino della Casa Bianca.
Altrettanto lunare il 16% che vede in Israele una minaccia militare per il Belpaese: lo Stato Ebraico viene ritenuto più pericoloso della Cina, vissuta come una minaccia soltanto dal 12%, e della Corea del Nord, ferma al 10% nonostante il recente invio di truppe nel cuore d'Europa a sostegno della Russia.
Voglio ribadirlo: sono più gli italiani che credono che gli Stati Uniti possa attaccare l'Italia di quelli che pensano possa farlo la Cina. È un problema per noi, perché conferma che molti italiani vivono in una realtà alternativa, ma lo è in prospettiva anche per gli americani: la presidenza Trump sta disperdendo un capitale di sentimento importante, fondamentale qualora in futuro l'America dovesse avere bisogno dei propri Alleati in giro per il mondo, in particolare nell'Indo-Pacifico. Si legga alla voce "Taiwan".
1/8🚨🪖🇫🇷🇷🇺🇺🇦 Per trovare un precedente - una conferenza stampa di un Capo di Stato maggiore francese - bisogna tornare indietro fino al 2021. Al mondo di ieri, per intenderci. Quello in cui la guerra non era ancora scoppiata nel cuore del continente europeo.
Eppure le parole del generale Thierry Burkhard sono importanti non solo per la loro rarità. Lo sono perché affrontano verità che quasi nessuno vuole sentire. Perché non edulcorano, non proteggono l’opinione pubblica da ciò che fa paura: la fine delle illusioni di sicurezza, l'affermazione della forza come strumento di potere, il ritorno della guerra.
Come i lettori sapranno, la stragrande maggioranza dei contenuti del Blog è riservata agli iscritti. In questo caso ho deciso di fare un'eccezione: lascio questo articolo a disposizione di tutti. Non coltivo l'arrogante pretesa di modificare con un post la consapevolezza degli italiani su certi temi, non sono nessuno per farlo e non ne ho i mezzi. Ma se anche poche persone apriranno gli occhi - senza paura, senza allarmismi, ma con lucidità - allora queste molte ore di lavoro saranno servite a qualcosa. Buona lettura.
2/8 🚨🪖🇫🇷🇷🇺 La premessa del generale Burkhard è la seguente: "In precedenza avevamo l'abitudine di dire che una crisi ne scacciava un'altra. Oggi non è più così. Al contrario, le crisi si sovrappongono, si sommano, se non addirittura si moltiplicano".
Il capo delle forze armate francesi è per questo pessimista (o realista): "Per quanto mi riguarda, faccio fatica a vedere quali potrebbero essere le vie d’uscita o di stabilizzazione nel breve termine". Anzi, "penso di essere di fronte a delle tappe che vengono superate e dalle quali non si torna indietro", quindi "non ha senso dirsi 'adesso mi metto in posizione di attesa, resisto un po’ e poi tutto tornerà come prima e potrò riprendere i miei affari come un tempo'".
Il mondo è cambiato davvero.
3/8 🚨🪖🇫🇷🇷🇺 Esistono a detta del generale Burkhard diversi livelli di minaccia, muovendo dall'interno verso l'esterno del Paese. A partire dalle minacce ibride, insidiose "perché seminano il dubbio, scelgono un terreno favorevole, e sono spesso difficili da attribuire formalmente. Anche se di solito si intuisce chi c’è dietro e a chi 'giova il crimine', l'attribuzione formale non è semplice".
Il loro obiettivo principale è minare la coesione nazionale, "il centro di gravità di tutti i Paesi, anche della Francia, perché è un elemento chiave della resilienza. La coesione nazionale è la nostra forza, ma può anche diventare una debolezza. Quando è forte, dissuade gli attacchi. Ma quando è debole, aumenta il rischio e inibisce la nostra capacità di reazione e la volontà di difenderci".
Quando allarga lo sguardo al resto del mondo, il numero uno dell'esercito parigino cita diversi attori, dalla Cina all'Iran, ma è alla Russia che assegna la definizione di "minaccia duratura e più determinante".
Mosca, afferma Burkhard, "ha apertamente designato la Francia come suo primo avversario in Europa.
Non sono io a dirlo: è Vladimir Putin che lo ha dichiarato".
La Federazione Russa viene descritta dal Capo di Stato maggiore come "un universo relativamente chiuso, con una capacità decisionale estremamente centralizzata e un condizionamento della popolazione fin dalla giovane età, un elemento da tenere bene a mente".