3/n 🚨I sostenitori di #Bolsonaro hanno fatto irruzione nei locali della Corte Suprema del #Brasile.
4/n I sostenitori dell'ex presidente #Bolsonaro stanno devastando il palazzo del Parlamento: manca solo lo sciamano vestito da vichingo.
Incredibile.
5/n #Brasile. Entra in azione l'esercito: secondo alcuni report i sostenitori di #Bolsonaro avrebbero fatto irruzione anche nel palazzo presidenziale, raggiungendo l'ufficio di #Lula.
6/n A prendere d'assalto il Congresso a #Brasilia è una marea umana. Impossibile non vi sia stato un coordinamento. Immagini inquietanti: adesso sarà decisiva la risposta delle forze di sicurezza.
7/n L'8 gennaio sembra una riedizione del 6 gennaio che squassò il Campidoglio USA: anche in questo caso l'ex presidente tace senza chiedere ai manifestanti di placare la propria furia.
La democrazia in #Brasile sta subendo un attacco durissimo.
8/n Grazie mille ai tantissimi che stanno seguendo sul mio Blog gli sviluppi di quello che possiamo ormai definire un tentato #GolpeDeEstado in #Brasile. steadyhq.com/it/dangelodario
Chi apprezza il mio lavoro si iscriva: questo è il solo modo per consentirmi di continuare a lavorare.
9/n I locali del Supremo Federale del #Brasile distrutti dai golpisti.
10/n Nel tweet precedente ho mancato la parola "Tribunale". Tribunale Supremo Federale. Scusate ma sono momenti di grande concitazione e sto cercando di essere il più rapido possibile nell'aggiornarvi. Grazie per la comprensione.
11/n Guardate la moltitudine di persone che sta assaltando il Congresso.
17/n Jamie Raskin, membro del Congresso degli Stati Uniti che ha fatto parte della commissione d'inchiesta sull'attentato al Campidoglio: Le democrazie mondiali devono agire rapidamente per chiarire che non c'è alcun sostegno per i cospiratori del colpo di Stato in #Brasile.
18/n I golpisti all'assalto del Congresso in #Brasile posano accanto all'immagine di #Bolsonaro.
Se ancora non fosse abbastanza chiaro chi ha ispirato questo #GolpeDeEstado.
19/n L'esercito nel palazzo presidenziale: manifestanti in arresto nello scatto qui sotto. Segnale importante del fatto che le forze armate verdeoro, almeno in parte, rispondono agli ordini dello Stato brasiliano e non supportano il tentato #golpe.
21/n #Lula: "Avrete visto la barbarie di oggi a #Brasilia. Quelle persone che chiamiamo fascisti, la cosa più abominevole in politica, hanno invaso il palazzo e il Congresso. Pensiamo che ci sia stata una mancanza di sicurezza".
22/n #Lula: "Chiunque abbia fatto questo sarà trovato e punito. La democrazia garantisce il diritto alla libera espressione, ma richiede anche alle persone il rispetto delle istituzioni. Non ci sono precedenti nella storia del paese di quello che hanno fatto oggi. Per questo
23/n devono essere puniti".
24/n 🚨🇧🇷Il presidente #Lula ha firmato il decreto per l'intervento delle forze federali a #Brasilia.
25/n 🚨🇺🇸"Gli USA condannano qualsiasi tentativo di minare la democrazia in Brasile. Il presidente Biden sta osservando da vicino la situazione e il nostro sostegno alle istituzioni democratiche del Brasile è incrollabile. La democrazia brasiliana non sarà scossa dalla violenza".
26/n #Brasile. Guardia Nazionale: arrestati già 150 bolsonaristi.
27/n L'intelligenza dei golpisti di #Bolsonaro: all'arrivo dell'esercito molti di loro hanno esultato, credendo che fossero arrivati a sostenere il loro #GolpeDeEstado.
Pochi minuti dopo sono stati arrestati dagli stessi soldati.
28/n Mentre i suoi fan prendono d'assalto le istituzioni brasiliane, l'ex presidente Jair #Bolsonaro è in #Florida, dove si è rifugiato per evitare di partecipare alla cerimonia di trasferimento dei poteri.
Diversi politici USA, tra cui Ocasio-Cortez, hanno chiesto di estradarlo.
29/n Le mie scuse a tutti coloro che stanno scrivendo nei commenti, spesso senza ricevere risposta: è solo che sto cercando info per aggiornarvi bene e presto. steadyhq.com/it/dangelodario
Chi apprezza il mio lavoro può sostenerlo iscrivendosi al Blog: vi ringrazio.
30/n Comunque vada a finire questo tentato #GolpeDeEstado, una cosa è certa: dopo l'assalto al Congresso USA del 6 gennaio 2021 i tempi di incubazione sono stati lunghi, ma il virus del trumpismo è ancora in circolazione. Nessuno è immune.
31/n #Meloni: "Quanto accade in #Brasile non può lasciarci indifferenti. Le immagini dell’irruzione nelle sedi istituzionali sono inaccettabili e incompatibili con qualsiasi forma di dissenso democratico. È urgente un ritorno alla normalità ed esprimiamo solidarietà alle
32/n Istituzioni brasiliane".
Tweet delle 23 e 59. Si poteva fare meglio.
33/n #Macron:"Il presidente #Lula può contare sull'appoggio incondizionato della Francia".
22:09, per dire.
34/n Ecco in che condizioni è ridotto il palazzo presidenziale del #Brasile dopo il passaggio dei vandali #bolsonaristi.
38/n #Bolsonaro ha infine emesso una qualche forma di condanna per l'assalto alle istituzioni:"Le manifestazioni pacifiche, sotto forma di legge, fanno parte della democrazia. Tuttavia, le depredazioni e le invasioni di edifici pubblici come quelle avvenute oggi, così come quelle
39/n praticate dalla sinistra nel 2013 e nel 2017, sfuggono alla regola. Nel corso del mio mandato, sono sempre stato all'interno delle quattro linee della Costituzione rispettando e difendendo le leggi, la democrazia, la trasparenza e la nostra sacra libertà.
Inoltre, respingo
40/n le accuse, prive di prove, attribuitemi dall'attuale capo dell'esecutivo del #Brasile".
41/n Ministro della Giustizia Dino: "È chiaro che la responsabilità politica (di Jair #Bolsonaro) è inequivocabile. La responsabilità legale, poi, spetta ovviamente alla magistratura, alla Procura della Repubblica".
42/n La Polizia Federale ha deciso di rafforzare la sicurezza del presidente #Lula.
43/n 🚨 Non solo #Brasilia: i #bolsonaristi stanno entrando in azione in quattro Stati del #Brasile come Mato Grosso, Paraná, Santa Catarina e São Paulo bloccando le maggiori autostrade.
Queste le immagini che arrivano da São Paulo.
44/n Gli agenti della Polizia Militare del Distretto Federale e della Forza di Sicurezza Nazionale hanno sgomberato il campo #bolsonarista di fronte al quartier generale dell'esercito a #Brasilia. In tutto, 1200 persone sono state arrestate sul posto.
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1/6 🚨🇺🇸 Immaginate la scena. Laura Loomer, attivista di estrema destra nota alle cronache soprattutto per le sue teorie del complotto, si presenta alla Casa Bianca con un faldone sotto il braccio, chiedendo di incontrare il Presidente, Donald Trump.
La 31enne dell'Arizona è una figura divisiva nell'universo trumpiano: molti, nella base elettorale del presidente, ne apprezzano la schiettezza, i toni volutamente incendiari. Ma soprattutto fra gli eletti e nel cerchio magico di Trump è opinione quasi unanime che Loomer sia una presenza da tenera alla larga, una portatrice di guai. Le sue posizioni spaventano anche molti dei repubblicani solitamente descritti come più "radicali": gente alla Marjorie Taylor Greene, per intenderci.
Qualche esempio: due giorni prima del dibattito tv con Kamala Harris, in un chiaro riferimento alle sue origini indiane, Loomer avvisa, se la democratica vincesse le elezioni, "la Casa Bianca puzzerà di curry". E ancora: l'11 settembre? È stato un "lavoro interno". Questo per capire il personaggio.👇
2/6 🚨🇺🇸 Ma dicevamo: Loomer arriva alla Casa Bianca. Non è chiaro se si sia auto-invitata o se a chiamarla sia stato Trump. Fatto sta che adesso la giovane donna è seduta proprio di fronte alla scrivania del Presidente. Nello Studio Ovale ci sono anche il Vicepresidente, JD Vance (sempre presente, quando si tratta di incontri importanti per gli equilibri interni), il capo dello staff, Susie Wiles (vale lo stesso discorso di Vance) e altri assistenti.
In realtà ci sarebbe anche il deputato della Pennsylvania, Scott Perry, uno dei repubblicani che hanno sostenuto la teoria della frode elettorale ai danni di Trump nel 2020: da tempo ha programmato un incontro col presidente per discutere di alcune questioni, ma dinanzi all'Uragano Loomer pure lui deve farsi da parte.
Sì, ma cosa vuole di preciso Laura? Ricordate quel faldone?
3/6 🚨🇺🇸 Loomer dice di aver fatto delle indagini: i suoi metodi investigativi sono certamente discutibili, ma a Trump quella ragazza piace, se non fosse stato per la forte opposizione dei suoi consiglieri le avrebbe assegnato anche un ruolo ufficiale.
Secondo l'attivista, il processo di "vetting", quello di verifica preliminare che costituisce un filtro al momento di selezionare i componenti il team della Casa Bianca, non è stato all'altezza della missione. Loomer non resta sul vago: fa "nomi e cognomi" di persone delle quali a suo dire il presidente non dovrebbe fidarsi.
Sono "sleali", "infedeli" e forse, peggio che peggio, addirittura "neocon", corrente di pensiero urticante per i trumpiani, associata in particolare all'era Bush, all'approccio interventista in politica estera che tanto fa a botte con l'isolazionismo tipico dell'America First.
Un misterioso convoglio senza insegne, in una mattina di primavera apparentemente come tutte le altre, è ora fermo all'angolo di una strada della capitale ucraina. A bordo, due uomini di mezza età, vestiti in abiti civili, vorrebbero non attirare l'attenzione: la loro missione è già iniziata.
Un viaggio segreto: il motore di questa storia. E pure il primo passo dell'incredibile inchiesta di Adam Entous, reporter investigativo del New York Times, per oltre un anno sulle tracce di una "storia mai raccontata".
Oltre 300 interviste, ascoltando funzionari governativi, ufficiali militari, agenti dei servizi di intelligence occidentali: sono gli ingredienti di uno degli articoli più importanti dall'inizio della guerra in Ucraina, gli elementi fondamentali di un racconto denso di retroscena e dietro le quinte inediti, imprescindibile per capire come - e fino a che punto - l'America sia stata coinvolta segretamente nella difesa dall'invasione lanciata da Vladimir Putin.
Quella che segue, è una storia di coraggio e di errori. Di amicizia e fratellanza. Di tradimenti e di rimpianti. È la storia di come la Casa Bianca abbia tentato di salvare Kyiv, probabilmente invano; di come l'Ucraina abbia cercato di difendersi, poi di vincere la guerra, rischiando di perdere tutto ciò per cui ha lottato. È una storia di uomini. Di ucraini, di americani.
2/4 🚨🇺🇦🇺🇸🇷🇺 Il viaggio segreto e il generale americano "eroe dei fumetti"
Sulle auto senza insegne che lasciano furtivamente Kyiv, ad un paio di mesi dall'ingresso delle truppe russe nel Paese, un commando britannico armato fino ai denti è incaricato di scortare all'aeroporto polacco di Rzeszów-Jasionka due generali ucraini di alto rango.
Sono loro gli uomini di mezza età vestiti in abiti civili, le piccole storie da cui ha origine una vicenda incredibilmente più grande.
Ad attenderli, sulla pista di decollo, c'è un aereo cargo C-130. Deve trasportarli a Clay Kaserne, quartier generale dell'esercito americano in Europa a Wiesbaden, in Germania. La loro missione? Forgiare uno dei segreti più gelosamente custoditi della guerra in Ucraina.
Il tenente generale ucraino Mykhaylo Zabrodskyi, uno dei due passeggeri, ricorda per filo e per segno il suo primo incontro con il generale americano Christopher T. Donahue, comandante del 18° corpo aviotrasportato. Nel mondo clandestino delle forze speciali, è una specie di celebrità. Al fianco di squdre operative della CIA ha dato la caccia ai capi terroristi più pericolosi fra Iraq, Siria, Libia e Afghanistan. E sì, ha modi schietti, forse perfino rudi, ma è quello che il comandante delle forze americane in Europa, il generale Cavoli, definisce "una sorta di eroe dei fumetti".
Di lui ci si può fidare.
Così il messaggio di Donahue arriva dritto al punto. Squadernate le mappe dell'est e del sud dell'Ucraina sotto assedio, dove le forze russe surclassano quelle di Kyiv, il generale a stelle e strisce chiarisce il suo punto di vista: "Potete urlare ‘Slava Ukraini’ quanto volete con gli altri. A me non importa quanto siete coraggiosi. Guardate i numeri". Non si tratta di una provocazione fine a sé stessa. Piuttosto di una proposta: stabilire una partnership di intelligence, strategia, pianificazione e tecnologia. L'arma segreta dell'amministrazione Biden per salvare l'Ucraina e proteggere l'ordine mondiale minacciato da Vladimir Putin. "Non ti mentirò mai. Se tu mi menti, abbiamo chiuso", dice il generale Donahue al collega ucraino alla fine di quell'incontro. "La penso esattamente allo stesso modo", risponde Zabrodskyi.
3/4🚨🇺🇦🇺🇸🇷🇺Tanti, tantissimi, retroscena sul Blog. Questo il sommario:
- Gli ucraini e la diffidenza iniziale verso gli americani.
- Il rapporto difficile fra Milley e Zaluzhny
- Le linee rosse della Casa Bianca: "Non toccate Gerasimov".
- Lo scetticismo di Milley: "Gli ucraini non vinceranno mai".
- "Battete la Russia e vi renderemo pallini blu per sempre": la promessa degli americani.
- Zelensky e il piano cambiato all'ultimo momento in funzione dell'Assemblea generale dell'ONU
- La rivalità fra Zaluzhny e Syrsky: "È un generale russo...".
- La Casa Bianca e la probabilità al 50% di un colpo nucleare.
- Zelensky e il piano alle spalle degli USA.
- Lloyd Austin e la riflessione fra le strade di Kyiv.
- Le ultime lacrime del capo del Pentagono.
Insomma, chi non vuole perdersi questa storia straordinaria, clicchi qui. Stasera fidatevi: ne vale la pena👇
🚨🇺🇸 Questa mattina vi sarà forse capitato di leggere alcune delle dichiarazioni pronunciate da Steve Wiktoff nel programma di Tucker Carlson. Da quel che ho visto in giro, quanto è stato riportato dai nostri media non è in grado di intercettare la portata di questa intervista. Senza esagerazioni: credo si tratti di uno dei colloqui più interessanti - e dal nostro punto di vista preoccupanti - degli ultimi mesi. Per capire è necessario prima comprendere il ruolo di Witkoff, la sua provenienza, il suo background. A questo proposito arrivano in nostro soccorso le parole di David Ignatius, una delle firme di maggior prestigio del Washington Post, non certo un estimatore di Trump. Sul conto di Witkoff, l'editorialista scrive: questo immobiliarista miliardario di New York che ha incontrato Vladimir Putin due volte nelle ultime settimane "non è Henry Kissinger, ma gode di ottimi voti da parte di un ex alto funzionario della sicurezza nazionale USA, che me lo ha descritto come 'un buon negoziatore - esperto, duro, in grado di affrontare chiunque'". La mia sensazione, dopo aver guardato e analizzato 92 minuti di intervista, è che Witkoff sia una persona animata da buone intenzioni, che interpreti il suo ruolo come "inviato di Trump", prim'ancora che come inviato della Casa Bianca, ma che il suo approccio ai problemi del mondo potrebbe causare diversi guai. Non tanto in Medio Oriente, dove la strategia delineata risulta ambiziosa ma possibile da realizzare mescolando fortuna e impegno, quanto in Europa. Dalle parole di Witkoff emerge una visione condizionata da fake news, semplicistica, per certi versi ingenua. Se non si tratta di una tattica negoziale (e onestamente non vedo perché dovrebbe), non credo finirà bene. Seguitemi, c'è tanta carne al fuoco in questo thread.
1/6 🧵👇
2/6 🚨🇺🇸 Partiamo dalle basi. Steve Witkoff non nasconde la sua venerazione nei confronti di Donald Trump. È comprensibile: è l'uomo che ha cambiato la sua vita. Witkoff non ha problemi ad ammetterlo: "Ho imparato il mestiere da lui, sono entrato nel settore immobiliare grazie a lui. Volevo essere lui. Tutti volevano essere lui. Facevo l'avvocato, l'ho visto arrivare con questo stile da spadaccino e ho detto: 'Dio, voglio essere lui'. Per me era il Michael Jordan del settore immobiliare".
In più occasioni, durante l'intervista, Witkoff ribadisce il concetto: porto avanti questo approccio in questa determinata area del Pianeta "perché è così che vuole il Presidente, è lui che è stato eletto". Ciò significa esporsi alle critiche, a maggior ragione quando alcune posizioni risultano controverse, in rottura rispetto alla tradizione diplomatica a stelle e strisce: "All'inizio non mi piaceva", ammette Witkoff, "poi una sera ho iniziato a riflettere su ciò che mi disse una persona quando è morto mio figlio, Andrew: 'Niente potrà farti più male di questo'. È un brutto club del quale essere membri. E ho iniziato a fare come il presidente Trump, a non interessarmi di ciò che dice la gente". Perché è importante: perché chiarisce ulteriormente il profilo di negoziatore di Witkoff. Orientato verso il risultato, impermeabile alle critiche esterne, fedele solo al Presidente.
3/6 🚨🇺🇸🇮🇱 Adesso i temi principali, presi singolarmente. Si comincia da Israele. È qui che Witkoff ha costruito la fama di "dealer" vincente, che si è guadagnato il diritto di negoziare con Vladimir Putin: lo ha fatto siglando un cessate il fuoco a Gaza, chiudendo un accordo che l'amministrazione Biden non era stata in grado di sigillare fino all'avvento dell'amministrazione Trump.
Soprattutto adesso che nella Striscia sono ripresi i combattimenti, mentre in Libano esiste il rischio di una nuova fase della guerra, Witkoff non si sottrae ad un giudizio sul governo israeliano, ammettendo di non essere sempre d'accordo con l'approccio di Netanyahu, ma riconosce: "Non saremmo stati in grado di ottenere ciò che stiamo ottenendo se Bibi non avesse eliminato Nasrallah, se non avesse decapitato i vertici di Hamas. Si dice che sia più concentrato sui combattimenti che sugli ostaggi. Capisco questa valutazione ma non sono necessariamente d'accordo con essa. Penso che voglia riportare a casa gli ostaggi, se può farlo, ma lui pensa che esercitare pressione su Hamas sia il solo modo per farlo".
La questione che si pone in Israele, quella che assilla una fetta corposa della società israeliana, è ora la seguente: quando finirà tutto questo? Quando saremo liberi di proseguire con le nostre vite senza doverci preoccupare di combattere? La visione di Witkoff è impregnata di ottimismo: "Penso che il Libano possa realmente normalizzare i suoi rapporti con Israele. Intendo con un trattato di pace. Lo stesso Jolani, in Siria, sembra una persona molto diversa da quella che era. Le persone cambiano: io ho 68 anni, non sono la persona che conoscevo 30 anni fa. Immagina se il Libano normalizzasse i rapporti, se la Siria facesse lo stesso e i sauditi firmassero un accordo, condizionato alla fine dei combattimenti a Gaza. Sarebbe epico". L'attualità ci ricorda che raggiungere uno scenario del genere non sarà semplice, ma è un fatto che sia molto più probabile oggi che in passato, quando a capo di Hezbollah (e in controllo del Libano) vi era Hassan Nasrallah e a guidare la Siria il dittatore Bashar al-Assad.
1/7 🚨🇺🇸🇷🇺🇺🇦 Da giorni ci chiedevamo come fosse andato l'incontro al Cremlino fra l'inviato della Casa Bianca, Steve Witkoff e Vladimir Putin. A raccontarlo, in un giro di interviste rilasciate alla CNN e alla CBS, è stato oggi Witkoff in persona.
Premessa: che siamo d'accordo oppure no, le sue parole sono importanti. Le sue impressioni, e in particolare quelle dell'uomo che lo ha inviato fino a Mosca, Donald Trump, contano più delle nostre. Dunque, avviso ai lettori del Blog: qualche dichiarazione vi andrà probabilmente di traverso, ma non possiamo permetterci di ignorare quanto detto.
Buona lettura.🧵👇
2/7 🚨🇺🇸🇷🇺🇺🇦 Witkoff esordisce sulla CNN spiegando di aver parlato con Putin per "qualcosa come 3 o 4 ore"; descrive il suo incontro con il presidente russo come "positivo". Ma quando Jake Tapper lo sollecita, lo incalza, chiedendogli se adesso è finalmente chiaro che l'ostacolo per la pace è Vladimir Putin, risponde quanto segue: "Penso che Putin abbia indicato di accettare la filosofia del presidente Trump. Il presidente Trump vuole vedere la fine di questo conflitto. Credo che anche il presidente Putin e Zelensky vogliano lo stesso".
Witkoff, insomma, mette Putin e Zelensky sullo stesso piano. Nonostante il leader ucraino abbia accettato la tregua e il leader russo no.
3/7 🚨🇺🇸🇷🇺🇺🇦 Non è un punto banale. Ed è certamente singolare che Witkoff decida di metterci la faccia, di rischiare una pessima figura pur di proteggere l'onorabilità di Vladimir Putin. Nello sforzo, l'ambasciatore USA arriva a rifilare un commento piccato ad un alleato storico degli Stati Uniti come la Francia, in particolare al suo Presidente, Emmanuel Macron.
Succede questa volta sulla CBS, quando Margareth Brennan gli fa notare che giusto ieri l'inquilino dell'Eliseo ha osservato: Putin non è genuino nella ricerca della pace.
Witkoff a questo punto si irrigidisce: "Beh, io...senta, non so cosa abbia detto il Presidente Macron. Penso che sia spiacevole quando le persone fanno questo tipo di valutazioni e non hanno, necessariamente, una conoscenza di prima mano. Ma non ho intenzione di commentare ciò che ha detto, perché non so cosa abbia detto. Io so quello che ho sentito, il linguaggio del corpo a cui ho assistito".
🚨🇷🇺🇺🇦🇺🇸 Un documento di estrema importanza. Redatto a febbraio, ottenuto da un servizio di intelligence europeo e visionato dal Washington Post. Soprattutto: preparato per il Cremlino da un think-tank di Mosca noto per la sua vicinanza ai servizi segreti russi. Perché conta? Perché delinea chiaramente la strategia di Vladimir Putin nei negoziati con gli Stati Uniti e con l'Ucraina. Analizziamo gli aspetti principali.
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2/n 🚨🇷🇺🇺🇦🇺🇸 Il documento afferma anzituto che la Russia dovrebbe lavorare per indebolire la posizione negoziale degli Stati Uniti, contribuendo ad alimentare le tensione fra l'amministrazione Trump e altri Paesi, da quelli dell'Unione Europea fino all'insospettabile Cina. Gli stessi sforzi del presidente Trump per stringere un accordo di pace entro 100 giorni dal suo insediamento vengono definiti come "impossibili da realizzare". Di più: "Una risoluzione pacifica della crisi ucraina", secondo il dossier, "non può avvenire prima del 2026".
3/n 🚨🇷🇺🇺🇦🇺🇸 Una missione di peacekeeping? Niente da fare. Il documento respinge qualunque proposta di contingente sul territorio ucraino: la forza sarebbe "sottoposta a seria influenza occidentale". Insiste poi sul riconoscimento della sovranità russa sui territori ucraini occupati e si spinge oltre, proponenedo un'ulteriore divisione del territorio di Kyiv per la creazione di una "zona cuscinetto" nel nord-est del Paese al confine con le regioni russe di Bryansk e Belgorod, oltre che un'area smilitarizzata nel Sud, vicino alla Crimea, e inclusa la regione di Odesa. C'è altro? Sì.
1/6 🚨🇮🇱 Le notizie che arrivano da Israele sono preoccupanti. Le condizioni dei 3 ostaggi rilasciati oggi da Hamas sono peggiori di quello che avremmo sperato. Facciamo un punto nave con tutte le informazioni fin qui a nostra disposizione.
2/6 🚨🇮🇱 Fonti sanitarie israeliane confermano la presenza di una grave malnutrizione per tutti e tre gli ostaggi. Chiamano in causa quella che i medici definiscono "cachessia", un grave stato di deperimento associato a malattie croniche. Le ossa facciali esposte, la massa muscolare ridotta, le profonde occhiaie, sono tutti segnali evidenti di persone che hanno attraversato l'inferno a Gaza. Si stima che i tre, nei 15 mesi di prigionia, possano aver perso fino al 30% del proprio peso corporeo.
3/6 🚨🇮🇱 Da Tel Aviv specificano che i primi controlli effettuati dai medici prevedono analisi del sangue e degli elettroliti presenti nell'organismo. Uno dei rischi da evitare in questa fase è il sovraccarico calorico: dopo un periodo di privazione così prolungato, l'organismo non è in grado di gestire una quantità importante di cibo e calorie. L'approccio verso il cibo sarà estremamente graduale, con un monitoraggio costante dei livelli elettrolitici, della funzionalità degli organi e della salute del cuore. Israele ha mobilitato non a caso specialisti in nutrizione, cardiologia, neurologia e recupero dei traumi per reintrodurre con cura il cibo e monitorare eventuali complicazioni.