#MdT 20/02/1978 – Franco è a cena con la sua famiglia. La moglie Rosina e i figli Mara di 14 anni, Ivano 10 anni e la piccola Ilenia di soli 10 mesi. Poi il solito abbraccio e il solito sorriso. Franco va al lavoro. 
Franco è guardia giurata della Civis, portiere di notte di Ca' Faccanon, storica sede del Gazzettino che da poco si ètrasferito in terraferma a Mestre, lasciando il centro storico solo la redazione locale. Franco inizia alle 8 di sera e stacca alle 8 di mattina.
#MdT 21/02/1978 – Ore 7.30 - Mara e Ivano si sono preparati. Hanno salutato la mamma e con la cartella in spalla si stanno avviando verso la scuola. Sul marciapiede li ferma lo zio Benito. Li abbraccia: “Oggi no, rimanete a casa. “. Perché? Chiede Mara.
Lo zio porta i bambini in casa. Rosina è sul letto. Sta giocando con la piccola Ilenia. “Tra poco arriva papà” le sta dicendo. Il papà adora quella piccolina. Era stato un arrivo inaspettato ed era stato vissuto come un dono dal cielo.
#MdT 21/02/1978 – Un passo indietro. Ore 04.41 Franco è solo nell’atrio del palazzo, sede del Gazzettino. Il portone è sbarrato. All’improvviso sente un rumore sordo all’esterno. Schiude il battente e vede un pacco sui gradini davanti al portone.
Franco comprende immediatamente cosa può essere. Intuisce il pericolo e si avvicina per portare lontano quel pacco. Appena lo tocca l’esplosione. Franco Battagliarin crolla sui gradini. Accorre un metronotte “Salvatemi vi prego” sussurra Franco.
Questione di minuti e viene caricato su una Lancia. La corsa al Santi Giovanni e Paolo. Non c’è più niente da fare. Il corpo è dilaniato, distrutto. Il chirurgo che attende in sala operatoria non può far altro che constatarne la morte.
#MdT 21/02/1978 – Ore 7.30 - Il cognato ha detto a Rosina che Franco ha avuto un incidente. Si fa accompagnare subito in ospedale, ma non vogliono farle vedere il marito. Urla, piange e alla fine comprende. Il suo Franco non c’è più. Non tornerà più a casa dai suoi amori.
Ad oggi per l'uccisione di Battagliarin non c'è alcun colpevole. Carlo Digilio, pentito della destra eversiva, affermò che a mettere la bomba era stato Montavoci, un ordinovista veneziano. Glielo avrebbe confidato lui stesso. Ma il diretto interessato è deceduto.
#MdT 21/02/2018 – Oggi Mara e Rosina hanno rilasciato un’intervista. “Non posso dire se le indagini siano state più o meno accurate. Alla fine non mi interessa.Papà era una persona buona e semplice. Il messaggio che ci ha lasciato, dice Mara, è che l'odio genera solo altro odio
“Noi conclude Mara, se non fosse il quarantennale molto probabilmente non avremmo rilasciato nemmeno questa intervista. Lo abbiamo fatto per papà, perché è giusto che non si dimentichi, specie in un momento come l'attuale in cui c'è un clima diffuso di intolleranza e di violenza"
Al ritorno dai funerali, sul muro di Ca’ Faccanon, annerito dall’esplosione, si trovò attaccato un cartello, con la scritta “Veneziani, non dimenticate presto”.
Presi quell’invito sul serio. "Italiani, non dimenticate presto"
Presi quell’invito sul serio. "Italiani, non dimenticate presto"
