«Il nostro rossobrunismo».
Scusate la rassegna, ma è per far capire che genere di distorsioni della realtà, cancellazione della storia, feticisimo/fideismo della rete e reazioni gregarie abbia generato l'uso scriteriato di un hashtag al fine di perimetrare una pseudo-comunità.
Questo dell'hashtag del «fare rete» è un caso di studio interessante, mostra in modo plastico come quello che in inglese chiamano "clicktivism" possa generare mostri.
Il "clicktivismo" – simulazione di attivismo che rimane dentro i social, i quali vengono scambiati per la realtà – si nutre di indolenza e genera cattiva coscienza. Quest'ultima porta ineluttabilmente a negare che "là fuori" esista un attivismo reale -->
--> – infatti uno dei mantra dei farerete è che sono «i soli a fare opposizione» mentre «fuori c'è il silenzio» (!) – e a *disprezzare* il conflitto sociale quando questo si manifesta in modo inequivocabile e non se ne può più negare l'esistenza. -->
--> Infatti, se scorrete la cronologia di quell'hashtag da quando si è manifestato, a parte i «Minniti, we miss you», si riscontra, carsico e ogni tanto erompente, un profondo disprezzo per due movimenti di massa: i No Tav e i gilet gialli, sempre banalizzati, etichettati -->
--> e associati al nemico contro cui bisogna fare rete. Nemico che in apparenza è «il fascismo» – c'è infatti un continuo ripetere, anche qui banalizzandoli e appiattendoli, i termini «fascismo» (spesso identificato con «qualunque violenza») e «antifascismo». -->
--> Qui c'è un punto fondamentale: non solo il frame retorico è quello del «vuoto tutt'intorno», una situazione in cui nessuno agisce, nessuno fa, non ci sono lotte a parte l'uso dell'hashtag, ma si proietta quest'immagine all'indietro -->
--> e praticamente prima dell'hashtag nessuno aveva mai pensato di mettersi insieme per opporsi a razzismo e fascismo. Il sociale scompare. Le lotte scompaiono. Rimane solo il politico in senso stretto: tagliando con l'accetta, il «fascismo» da una parte, e il PD dall'altra. ->
--> Ed ecco un altro tema portante, che intride di sé centinaia di tweet: un rancido rancore per la «sinistra-sinistra» che ha tradito il PD, ha osteggiato Renzi e Minniti «ed ecco il bel risultato», ha votato No al referendum del 2016 ecc. Dall'ANPI ai centri sociali -->
--> c'è un vasto mondo che una consistente fetta di utilizzatori di quell'hashtag considera il nemico. Erompe nel modo più esplicito quando qualcuno si azzarda a far notare che Minniti ha fatto aprire i lager in Libia, a ricordare che il PD demonizza l'antifascismo militante ->
--> e altri dati di fatto che loro *devono* tenere fuori dal quadro, perché introduttrici di complessità e incongrue rispetto al paesaggio che descrivono. Ora, poiché nell'impianto retorico dei farerete il nemico è «il fascismo» -->
--> in men che non si dica scatta la proprietà transitiva, e di conseguenza diventano «fascisti» i centri sociali, l'antifascismo militante, i no tav, i gilet gialli, chiunque critichi il PD, e viene etichettato come «rossobruno» persino chi come noi fa inchiesta da anni -->
--> per smascherare ogni forma di rossobrunismo e mostrare come operano i processi che "rossobrunizzano" settori (per fortuna marginali) di sinistra. Ma ancora più a fondo, cosa c'è? Perché finora abbiamo parlato di retoriche -->
--> , di narrazioni e di frame concettuali, ma *sotto* questo livello c'è il vero "rock bottom" dell'ideologia che va per la maggiore tra i farerete. Questo "fondo duro" possiamo toccarlo con lo scandaglio sondando l'uso di espressioni come «siamo nel 2019!», «siete obsoleti» ->
--> «siete residuali», «non siamo negli anni 70», «maoisti», che vengono scagliate contro chiunque contesti l'adorazione di una certa vacca sacra, che volta per volta ha le sembianze di Renzi, di Macron, di Marchiòn, di Mariodragòn... Quella vacca sacra è -->
--> di solito chiamata «innovazione», «modernità», «meritocrazia» o quant'altro, ma non è altro che il bellum omnia contra omnes, la competizione degli esseri umani nella società di mercato, insomma, il capitalismo. Che è l'unico orizzonte. -->
--> Provare per credere: facendo «ingegneria inversa» di *tutte* le retoriche, di tutti i discorsi, di tutte le etichette scagliate contro il nemico, dell'utilizzo a sproposito di categorie come «populismo» e «fascismo», presto o tardi si trova questo nocciolo duro. ->
--> Al fondo, è chi contesta il meccanismo capitalista a essere il vero nemico. Chi mostra, anche solo esistendo, che dietro espressioni vacue come il «progresso», «l'andare avanti e non indietro», «il merito», «le grandi opere» c'è una realtà di sfruttamento -->
--> e c'è la difesa di interessi consolidati, privilegi, divisione della società in classi. Lo abbiamo visto in modo classico con le "madamin" di Torino, non a caso salite sul proscenio poco prima dell'invenzione di 'sto hashtag. Il disprezzo del conflitto reale, che --->
--> per forza di cose si svolge in una realtà spuria, ora diventa molto più chiaro. Molti in questi mesi hanno derubricato a semplice «miopia» il fatto che il PD (incredibile dictu, ma è così) critichi questo governo *da destra*: non fa davvero i rimpatri, -->
--> è irresponsabile parlare di nazionalizzazioni, è folle aumentare la spesa sociale, noi le banche le salvavamo di più e meglio ecc. ecc. È *anche* miopia politica, ma in realtà il PD non potrebbe fare altro, è l'ideologia che lo ha plasmato come partito e come «mondo» -->
--> a muoverlo in quella direzione. È l'ideologia che lo ha plasmato a farli insistere in modo suicida col frame «non ci hanno dato il voto perché non ci hanno capiti, e non ci hanno capiti perché sono ignoranti, bifolchi, belluini, analfabeti». -->
--> Nel clicktivismo di cui stiamo parlando si è addensato tutto questo. La pressione sociale a difesa della competizione capitalistica è enorme, persino l'atto del cucinare/mangiare insieme, la convivialità, coi reality/talent sul cibo è diventato un atto aggressivo -->
--> e manifestazione dell'homo homini lupus. Oggi chi «resta indietro» è perduto, devono decidere «i migliori», si fa l'apologia del «merito» quando il presunto merito è quasi sempre un privilegio di classe ereditato ecc. -->
--> Se si guarda la realtà con queste lenti, senza nemmeno accorgersi di indossarle, il disprezzo per chi si ribella e contesta la fede nelle «magnifiche sorti» del mercato è inevitabile. È stato partendo da qui e mettendoci la pigrizia mentale del clicktivismo che -->
-->, allucinazione dopo allucinazione, una tribù definita da un hashtag è arrivata, in un mesetto, a credersi «l'unica opposizione» a un «fascismo» che identitica a cazzo di cane con tutto tranne che con ciò che il fascismo lo genera: il capitalismo. Fine del thread, scusate.
Dato di fatto: a El Alamein l'Italia combatté per la vittoria di Hitler e dei boia di Auschwitz. Ogni volta che si celebra «l'eroismo» dei "nostri" sconfitti a El Alamein tacendo quella premessa, è come se ci si rammaricasse della sconfitta di Hitler.
La sconfitta nazifascista a El Alamein, e ancor più la disfatta a Stalingrado, furono sacrosante, eventi enormemente positivi. Celebrare l'eroismo dei "nostri" senza vituperare la causa per cui dovettero – e molti vollero – combattere è come tifare retroattivamente per Hitler.
Quando si dice che a El Alamein «mancò la fortuna, non l'onore», automaticamente ci si copre di lerciume nazista, cioè il massimo del disonore. E ringraziamo, per parafrasare Freak Antoni, che allora «la sfiga ci vide benissimo»•
Al sesto giorno di attacco psichico, per il destinatario implicito fu l'inizio della fine. Telepaticamente, tutte e tutti si spronarono a continuare. L'onda mentale crebbe.
Era la vigilia di Ferragosto, e nelle menti degli psychics apparve a grandi lettere una parola:
BUON ANNO.
- Ma sono *due* parole... - obiettò qualcuno.
- Perché l'Uno diventa Due. - fu la risposta.
L'onda mentale era squassante.
Quella di @gadlernertweet unica voce nel mainstream a far notare che i #notav valsusini hanno già vinto molte volte: su pressione della lotta, il megaprogetto iniziale, esorbitante e insensato, ha perso un pezzo dopo l'altro. Resta solo la volontà di scavare un buco a ogni costo.
@gadlernertweet E già quel progetto era presentato come «low cost» rispetto a quello ancor più impattante ritirato nel 2006, dopo la vittoria #notav a Venaus, 08/12/2005. Oggi anche i fautori dell'opera dicono che quel progetto era sbagliato, ma omettono che fu ritirato grazie ai notav.
@gadlernertweet Se c'è una frase proibita e indicibile nell'Italia di oggi è: «I #notav avevano ragione». Non gli può essere concesso nulla, su nessun punto. Verrebbe giù tutto.
Un solo esempio per far capire quanto l'astensione al 44% distorca la "fotografia" e renda i ragionamenti sulle percentuali dei votanti (anziché del corpo elettorale) del tutto sballati: alle poliche del 04/03/2018 il PD prese 6.161.896 voti. Alle Europee di ieri, 6.045.723. ->
--> Non c'è nessun «recupero», sono oltre 116.000 voti in meno rispetto all'anno scorso. Calenda e la retorica da Madre di Tutte le Battaglie non hanno ottenuto nulla salvo un effimero superare una «soglia psicologica» che non ha corrispondenza nel reale. -->
--> Per chi dice: non vanno comparate elezioni diverse, ecco il dato delle precedenti Europee: 11 203 231. In cinque anni il PD ha perso oltre cinque milioni di voti, eppure, in preda all'effetto allucinatorio da percentuali "drogate" dall'astensione, la narrazione -->
Abbiamo letto i verbali completi dei due interrogatori di #CesareBattisti. Abbiamo i pdf. Al momento non possiamo pubblicarli senza commettere un illecito. Molti virgolettati usciti sui media nelle ultime 48h nei verbali non ci sono proprio. Le parti più interessanti -->
--> i media non le stanno riportando. Diversi punti della ricostruzione confermano la validità delle vecchie FAQ di @CarmillaOnLine.. Sull'omicidio Torregiani Battisti fa considerazioni simili a quelle di WM1 nel 2004. Chi ha scritto che Battisti è un «pentito« (nell'accezione ->
--> del termine tipica della cronaca giudiziaria e nera, che non c'entra nulla col pentimento come esito di un percorso interiore di autocritica ecc.) e persino «un delatore» ha scritto idiozie madornali. Tempo al tempo, ne scriveremo -->
Thread | Noi con @lukacasa, più o meno nel Pleistocene, avemmo i nostri begli scazzi. Roba post-Genova.
Da tempo ormai cerchiamo di stare al di sopra e al di fuori degli scazzi, degli strascichi di antichi scazzi, delle passioni tristi post-scazzo. --->
--> È una lezione che il movimento #notav ha saputo dare, nei suoi momenti più alti: interrogarsi sui propri percorsi e saper uscire dalle secche, con tranquillità d'animo e cancellando le tracce delle vecchie palizzate portate via dal corso degli eventi. -->
--> Da quest'angolazione si possono guardare, retroattivamente, le diversità di scelte e approcci, senza ricadere nei livori e nel giochino delle accuse incrociate, perché le sconfitte degli scorsi cicli di lotte sono un'eredità di tutte e tutti non certo solo di pochi -->