Vi racconto una storia, anche se non lo faccio mai.
I suoi genitori furono tra i primi ad essere deportati nel ‘38 e non fecero mai ritorno.
Lei riuscì a scappare e nel ‘40 arrivó a Milano. Si mantenne facendo la traduttrice finché nel ‘44, dopo una soffiata, fu arrestata.
Dopo qualche mese ripartì verso Buchenwald ma in Turingia il convoglio fu diviso: una parte andò a Buckenwald.
Furono gasati tutti all’arrivo.
Gli altri, tra cui lei, finirono a Bergen Belsen.
Si chiamava Anna Frank, Elisa ne ebbe la certezza in seguito, dopo la liberazione.
Si svegliò sorprendentemente il 9 maggio del 1945.
Nell’aria odore di carta bruciata, i Russi li avevano liberati.
Una voce con un accento strano disse: “Cerco Sara”.
Era lei.
È morta nel 2004, ogni anno penso a lei e a quella telefonata.
Stiamo già tornando a fregarcene e a fare finta di niente mentre molti muoiono e alcuni addirittura ne esultano.