Nel thread precedente vi ho parlato dell’uccisione di Lorenzo Cutugno e l’arresto di uno dei tre terroristi, Cristoforo Piancone. Che prima di entrare in sala operatoria ebbe a dichiarare: “Mi considero prigioniero di guerra e non dirò altro” 
Vi ho sempre detto che non mi hanno mai appassionato le storie personali dei terroristi. Per loro hanno parlato le vittime.
Con Cristoforo Piancone, condannato all'ergastolo per concorso in sei omicidi e due tentati omicidi, farò un’eccezione.
La genesi di un terrorista.
Con Cristoforo Piancone, condannato all'ergastolo per concorso in sei omicidi e due tentati omicidi, farò un’eccezione.
La genesi di un terrorista.
Cristoforo Piancone, figlio di Alberto e di Maria Musti, nasce nel 1950 a Grenoble dove i genitori si sono trasferiti per lavoro. Poi la famiglia (e l’altro figlio) si trasferisce a Torino. Per Cristoforo è tempo di studi, fino al diploma di perito industriale.
La madre gestisce una lavanderia, Il padre ottiene la conduzione di tre banchi di vendita di oggetti di abbigliamento al mercatino della Crocetta. E il Piancone Cristoforo? Dopo il servizio militare come paracadutista entra in Fiat come operaio collaudatore reparto carrozzeria.
Nel 1975 si iscrive al PCI e diventa uno dei 150 delegati sindacali della FLM. Sorpreso a diffondere “Mirafiori rossa”, giornale di ispirazione extraparlamentare, gli viene ritirata la tessera per “Aver espresso orientamenti politici radicalmente contrari alla linea del partito”.
Nel 1976 viene licenziato dalla Fiat per le troppe assenze. Entra nelle BR, nomi di battaglia Gerard e Sergio. Debutto armato col ferimento di Paolo Fossat, poi l’omicidio Casalegno, l’assassinio del maresciallo Berardi, l'uccisione di Lorenzo Cotugno
Dopo il rapimento Moro i brigatisti mettono Piancone tra i dodici di cui pretendono la liberazione in cambio della salvezza del leader Dc.
In seguito ha chiesto e ottenuto il permesso di lavorare durante il giorno a Torino, anche se non si è mai pentito né dissociato.
In seguito ha chiesto e ottenuto il permesso di lavorare durante il giorno a Torino, anche se non si è mai pentito né dissociato.
Negli anni Novanta il suo fascicolo personale si riempie di “relazioni comportamentali” favorevoli. Abbandono della lotta armata e “partecipazione proficua al trattamento carcerario”.
Comincia a usufruire dei permessi e poi un lavoro esterno presso una cooperativa che si occupa di disabili. Tutto tranquillo, a parte un paio di screzi con gli agenti. Nel 1998 in un supermercato di Alessandria lo sorprendono a rubare biancheria e oggetti per l’igiene personale.
Ritorna alla detenzione totale. Frequenta corsi da geometra, accumula note di merito e mostra di “saper perseguire con lucidità obiettivi di vita futura nell’ambito della società libera”.
Così tornano i permessi, il lavoro fuori dal carcere e poi la semilibertà nel 2004.
Così tornano i permessi, il lavoro fuori dal carcere e poi la semilibertà nel 2004.
#MdT 01/10/2007 - Sono in due, il Piancone ha il volto coperto da un cappello beige, il suo complice è Claudio Russo, pregiudicato, 33 anni, mascherato col casco da motociclista. Entrano nel Monte dei Paschi a Siena e prendono 170 mila euro. Vengono bloccati dalla polizia.
Quando arrivano gli agenti, Piancone fa il gesto di sparare per tre volte e per tre volte innesca per errore la sicura. Ci sono polemiche per il regime di semilibertà concesso a un ex terrorista che non si è mai né pentito né dissociato.
Aveva sparato tre volte e per tre volte la pistola si era bloccata. E se fosse morto un poliziotto? Qualcuno avrebbe avuto qualche difficoltà a spiegare ai suoi familiari perché un ex brigatista, condannato per concorso in sei omicidi e in due tentati omicidi, fosse in giro
