Questi signori molto in vista che si ostinano a specificare che nei social esprimono opinioni personali, come se fosse un lasciapassare per la qualsiasi dimenticano sempre che
E nessun’azienda ha piacere che si accosti il suo nome a quello di un “professore” che nei social si esprime come un teppista razzista.
Non c'entra niente il pensiero unico e nemmeno la censura.