Thread by @JohannesBuckler

"Finiremo tutti colpevoli per non aver capito che i mali grandi e irrimediabili dipendono dall’indulgenza verso i mali ancora piccoli e rimediabili”.
(Vittorio Foa)

“Gli ignoranti saranno sempre ignoranti, perché la forza è nelle mani di chi ha interesse che la gente non capisca.”
(Cesare Pavese)

“Desidero che al mio disinteressato insegnamento non siano poste condizioni, se non tecniche o scientifiche. Non intendo perciò prestare giuramento.” (Leone Ginzburg) (Giuramento al regime fascista)

E con loro Sion Segre Amar, Franco Antonicelli, Massimo Mila, Michele Giua , Giuseppe Levi, Gino Levi Martinoli, Carlo Levi e suo fratello Riccardo, Carlo Mussa Ivaldi, Barbara Allason.
Cosa ebbero in comune tutti questi personaggi?
Li accomunava un solo nome. Un solo uomo.

Ai giovani d’oggi il nome di questa persona probabilmente non dirà granché. Forse qualche anziano ricorda alcuni dei suoi romanzi. L’Esperimento di Pott”, “Cocaina”, “La cintura di castità”, “Oltraggio al pudore”, “Dolicocefala bionda”. Il suo nome? Dino Segre in arte Pitigrilli

E qui dovrei cominciare la storia raccontando che era nato a a Saluzzo, figlio di David Segre, di religione ebraica. Poi gli studi ecc. ecc. Lascerò ai lettori eventuali approfondimenti.
Io mi limiterò a raccontarvi perché fece quello che fece.
Perché diventò quello che diventò

#MdT 1920 – Dopo aver ottenuto il primo successo pubblicando “Cocaina”, Pitigrilli diventa l’amante della scrittrice e poetessa Amalia Guglielminetti, di 10 anni più anziana. Lei cerca conforto dopo la perdita del suo grande amore, Guido Gozzano.
E si perde nelle braccia di Pitì

A lui piace quella quarantenne tanto sensibile e non sottovaluta l’importanza di stare vicino ad una donna importante, stimata dai critici e amata nei salotti della “Torino bene”. Però dopo 5 anni, raggiunta pure lui la notorietà, Pitigrilli, il suo Pitì, pensò bene di scaricarla

Ma Pitigrilli non aveva fatto i conti con la reazione di Amalia, abbandonata dal suo molto più giovane “efebo biondo”.
Non aveva fatto i conti con la vendetta di una donna come Amalia.
Che fece pubblicare alcune lettere a lei indirizzate da Pitigrilli.
Ma contraffatte.

Realizzate con la complicità di due tipografi e con la regia del console della Milizia, Pietro Brandimarte, suo nuovo amante, nelle lettere di Pitigrilli erano stati inseriti pesanti giudizi contro la persona di Mussolini e il suo regime. Pitigrilli viene arrestato.

E fatto imprigionare come calunniatore e disfattista.
Il processo finì su tutti i giornali.
E venne fuori la verità.
Pitigrilli venne dopo pochi giorni scarcerato.

Amalia Guglielminetti fu dichiarata semi inferma di mente e rinchiusa in una clinica e il Brandimarte condannato ad alcuni mesi di reclusione.

Ma la cosa non finì lì.

Brandimarte giurò a Pitigrilli che si sarebbe vendicato per l’onta subita.

Quella minaccia inquietò non poco Pitigrilli, che sapeva quanto potesse essere pericoloso avere contro la Milizia. E decise di…
Diventare quello che diventò.

Il seguito nel prossimo thread.