La mia tesi è semplice e solo apparentemente paradossale: un po’ di indignazione cementa il consenso perché dà al borghese beota (che esiste) l’illusione di convivere con un sistema mediatico che “ha anticorpi”.
Inoltre, l’indignazione promossa dai GCDR (giornalisti coraggiosi di regime) seda il dissenso, perché diffonde la confortevole illusione che “qualcuno ci stia pensando” e che quindi tv e giornaloni, coi loro anticorpi (!), ci daranno tutta l’informazione scomoda che ci occorre.
L’esempio calzante è Report. Oltre alla delusione ogni volta che tocca materie che conosci, resta la questione di fondo: tante denunce hanno mai cambiato qualcosa?
Personalmente ricordo solo il siluramento di Di Pietro. Non mi interessa discuterne il merito, ma solo sottolineare che ci sono state inchieste e leak su cose ben più importanti. Altri esempi in cui le rivelazioni hanno cambiato qualcosa? Forse ce ne sono, mi conforterebbero.
La verità è che il sistema dei media vive in regime di concentrazione oligopolistica e difende (legittimamente) gli interessi di chi lo possiede, che non sempre (cioè quasi mai) coincidono coi nostri.
Non è un dato soggettivo: a modo loro e nel loro contesto sono tutte brave persone. Il punto è un altro: date queste dinamiche, c’è un fondato sospetto che il “coraggio” (che magari esiste) diventi oggettivamente tokenism. Tutto qui. I social, finché esisteranno, saranno utili!
P.s.: per i complottisti: i due tweet li ho cancellati io a causa di un errore. Va tutto bene, non siamo ancora a questo punto. Approfittiamone, leggendo con spirito critico anche le analisi dei giornalisti “d’inchiesta” che ignorano lo shadowban.
Ultima informazione di servizio: en.m.wikipedia.org/wiki/Tokenism. 👋
