Il magistrato Rosario Livatino, 37 anni, viene assassinato mentre si recava, senza scorta, al tribunale di #Agrigento, per mano di 4 sicari assoldati dalla Stidda, organizzazione mafiosa in contrasto con Cosa Nostra.
La sua vecchia Ford Fiesta color amaranto viene speronata dall'auto dei killer. Livatino tenta disperatamente una fuga a piedi attraverso i campi ma, già ferito da un colpo ad una spalla, inciampa, cade a terra, e dopo poche decine di metri viene raggiunto da uno dei sicari.
Livatino fa in tempo a chiedere: “Cosa vi ho fatto?”
L’assassino: “Prendi pezzo di merda”. E lo finisce con quattro colpi di pistola.
Lo sappiamo perché c'è una persona poco distante che assiste alla scena.
Il testimone oculare si chiama Pietro Nava, di professione agente di commercio, e ha visto l'assassino in faccia.
Potrebbe fregarsene. Potrebbe dire: "Chi me lo fa fare?"
Invece chiama la polizia di #Agrigento. Dice: "Ho visto l'assassino. Se lo trovate, saprei riconoscerlo".
E Pietro Nava l'assassino lo riconosce davvero: si chiama Domenico Pace. È anche grazie alla testimonianza di Nava che Pace e gli altri responsabili del delitto verranno arrestati, processati e condannati.
La paga a caro prezzo la sua testimonianza, Pietro Nava. Perde il lavoro, gli amici e la famiglia, che può visitare soltanto di tanto in tanto. Solo all'improvviso, sempre in fretta.
Nel 1990 non esiste ancora il programma di protezione per i testimoni a rischio.
Alla storia di Pietro Nava è dedicato il film “Testimone a rischio” e prima ancora il libro “L'avventura di un uomo tranquillo”, dove si mostra come la vita di un semplice cittadino, un uomo onesto e coraggioso, viene stravolta in seguito alla testimonianza in un caso di #Mafia.
La vita di #RosarioLivatino viene raccontata nel film "Il Giudice Ragazzino".
Fu l'allora presidente della Repubblica, Francesco Cossiga, a definire «giudici ragazzini» una serie di giovani magistrati impegnati nella lotta al grande cancro italiano, la #Mafia.
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