BREAKING NEWS: Sembra che oggi alcune banche italiane (tra cui Intesa San Paolo) abbiano messo a pagamento il servizio OTP via SMS, ovvero il messaggio che ti manda il codice per accedere al conto. Risultato: decine di migliaia di utenti non possono più accedere.
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La cosa è capitata a un'azienda per cui lavoro, che gestisce presso la banca in questione numerosi conti (amministrati anche per conto di clienti) ai quali di punto in bianco non può più accedere in alcun modo. Anche i bonifici, che al momento necessitano di conferma SMS OTP, /2
risultano bloccati, così come tutte le operazioni principali. La cosa divertente è che gli operatori telefonici non sembrano riuscire a risolvere la cosa, in quanto persino abilitando la funzionalità "SMS a pagamento" sui numeri in questione i messaggi non vengono recapitati. /3
Il servizio Vodafone First Class che abbiamo contattato per provare a risolvere la problematica ci ha detto di aver ricevuto migliaia di segnalazioni da questa mattina provenienti da utenti che stanno avendo questo stesso disservizio, che al momento non ha soluzione. /4
La cosa divertente è che i sistemi di mobile app-token, che in teoria costituiscono una valida (e senz'altro migliore) alternativa all'OTP via SMS, sono tutti al momento out of service (non è difficile comprendere il perché) e quindi non è possibile "migrare" su quell'opzione. /5
L'assistenza tecnica di Intesa SP è ovviamente irraggiungibile, così come (suppongo) quella delle altre banche coinvolte nella bella pensata. Penso che si tratti di uno dei peggiori "venerdì neri" del sistema bancario italiano degli ultimi anni.
A prescindere da come la cosa /6
si risolverà mi auguro che la faccenda non finisca qui e che il comportamento irresponsabile di questi istituti venga adeguatamente sanzionato nelle sedi opportune: altro che abolizione del contante, a queste associazioni a delinquere andrebbe revocata la licenza di operare. /END
P.S.: Chiarisco per chi chiede "perché non possono più accedere?" Chiunque abbia un minimo di sale in zucca chiede il barring delle numerazioni a pagamento al momento di acquistare SIM per evitare le truffe legalizzate di servizi che ne abusano (oroscopi, 1 suoneria al gg, etc).
Peraltro l'assistenza Vodafone ci ha detto che il problema non sembra essere quello, neanche riabilitando quel servizio (per folle che possa essere l'idea che una banca si metta a farti pagare l'OTP via SMS) sembra risolvere il problema: di fatto non sanno neanche loro come fare.
Aggiornamento: il problema sembra riguardare solo Intesa San Paolo, per risolvere occorre attivare il servizio "SMS a pagamento" (con costi variabili a seconda dell'operatore) e attendere che la banca lo implementi correttamente perché al momento l'SMS non arriva in ogni caso.
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Prendo atto che la PA, nell'ottica di una digitalizzazione compiuta a vantaggio dell'impresa privata e non del cittadino, ha deciso di accettare solo pagamenti elettronici tramite CBill o bollettino PagoPA senza curarsi di negoziare condizioni sensate con i merchant.
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In conseguenza di questa decisione il contribuente non può più pagare utilizzando gli "storici" bollettini postali o MAV a zero commissioni ed è costretto a scegliere tra:
A) aprirsi un conto presso PosteItaliane, con tutto ciò che ne consegue (spoiler: non è una bella cosa); /2
B) pagare costi di commissione (dell'ordine di 1 EUR o più) per ogni singola transazione verso la PA utilizzando il circuito PagoPA o le scarse e ridicole convenzioni ridicole CBILL ad oggi "negoziate" (es. Fineco, commissioni fisse pari a 1.95 EUR). /3
La Azzolina non penso abbia voce in capitolo, ma sarebbe bello auspicare università statali in cui i rettori impongano il pieno rispetto del codice etico a tutto il corpo docente.
Si dà il caso che la Unimol ne abbia uno: diamogli un'occhiata e vediamo cosa dice.
L'articolo 1 è già particolarmente illuminante, visto che parla del rispetto della dignità umana e del rifiuto di ogni forma di discriminazione, descritti come "doveri fondamentali" dei singoli appartenenti della comunità accademica. /2
Il concetto viene ulteriormente ribadito qualche riga dopo, in cui si chiarisce come l’Ateneo riconosca tra le sue principali finalità la promozione della riflessione, la formazione e la discussione pubblica finalizzata allo sviluppo di una "elevata sensibilità etica". /3
Questa ricerca dovrebbe far capire 2 cose: il livello di arretratezza delle PMI italiane dal punto di vista della cultura aziendale e la tragica impossibilità dei dipendenti di poter negoziare condizioni di lavoro più sicure neppure in un contesto emergenziale di pandemia. /1
Curiosamente, questi numeri vengono utilizzati a sostegno di una tesi opposta (e a mio avviso errata), formulata dallo stesso autore circa 1m prima, in cui parlava di "consolidata reciprocità di interessi che accomuna datori di lavoro e collaboratori". ilsole24ore.com/art/troppi-pre…
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Sorvolando su quel "piuttosto che" disgiuntivo avanzo la proposta di ripetere oggi quella ricerca indipendente effettuata ad aprile, così da vedere se questa "reciprocità di interessi" è ancora certificabile sul campo e se i lavoratori si sentono ancora "come a casa". /3
- Stagnaro, Puglisi e Boldrin ne fanno carne di porco.
Questo ridicolo tentativo di spacciare quel tweet per una minaccia di morte fa già ridere di suo, ma il fatto che ci si sia buttata a pesce gente che poche sett. fa difendeva a spada tratta il "i n***i lavorano meno, che poi è anche vero" di Boldrin fa letteralmente sganasciare.
Invece di perdere tempo con il tweet di Mazzetta, palesemente ironico e provocatorio, sarebbe il caso di sfruttare questo rigurgito di visibilità del topic per riflettere ancora una volta sull'abominevole bestialità proferita da Alberto Bisin, con tanto di paper a corredo.
Ai tanti che "il karma non c'entra" e "la malattia non si augura a nessuno".
L'atteggiamento di #Briatore sul #COVID19, il suo voler anteporre il profitto a qualsiasi cosa, ha messo in pericolo sé stesso e tutti quelli che lavorano con lui.
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In questo momento l'Italia è piena di capi e dirigenti d'azienda che non indossano la mascherina e che ripetono che i protocolli di prevenzione individuali e aziendali sono tutte puttanate. Se non vi è capitato di vederli vuol dire che siete estremamente fortunati: /2
A me è successo già in diverse occasioni e vi assicuro che è una cosa che crea problemi *enormi*, in quanto il rapporto tra questa gente e i dipendenti non è da pari a pari e spesso diventa difficile, se non impossibile, contestare apertamente questi atteggiamenti. /3
La battaglia per il lavoro a distanza va declinata all'interno di una rivendicazione di classe che punta a togliere alla proprietà il "diritto" di imporre il luogo e le modalità di svolgimento del lavoro: questo approccio consente di tenersi al riparo da molte controindicazioni.
Il fatto che molte company stiano adottando forme "permanenti" di lavoro agile perché vedono numeri favorevoli è positivo ma occhio ad applaudire con troppo entusiasmo: resta una concessione arbitraria e revocabile, non il cambio nei rapporti di forza su cui bisognerebbe puntare.
L'avversario contro cui battersi non è il lavoro in azienda, ma l' ostinazione con cui la proprietà pretende di organizzare il lavoro all'interno (o all'esterno) dei propri locali con l'evidente obiettivo di creare plusvalore con cui arricchirsi. Oggi la miopia imprenditoriale >