Durante la prima ondata del #covid19 avevamo con @Piu_Europa evidenziato come il piano pandemico nazionale e i piani pandemici regionali non fossero stati presi in considerazione. Thread 1/8
Sebbene fossero datati e tarati sull’eventualità di un’epidemia di influenza, i piani pandemici contenevano indicazioni molto utili su come prepararsi all’arrivo della pandemia di #Covid19. 2/8
Oggi la situazione è simile. Sebbene il Servizio Sanitario Nazionale abbia acquisito importanti competenze sul campo, queste competenze non sono state raccolte e organizzate in un piano organico nazionale di cui oggi si sente molto la mancanza. 3/8
Ogni regione si muove per conto suo, ci sono ritardi nella preparazione di nuovi posti di terapia intensiva, non sono disponibili ovunque luoghi sicuri come gli hotel per far trascorrere la quarantena agli asintomatici e ai malati non gravi a distanza dai loro familiari. 4/8
È ancora poco diffuso e spesso ostacolato l’impiego dei test rapidi (anche in pooling) per lo screening periodico della popolazione, e questo sovraccarica il lavoro di chi fa i tamponi tradizionali, come dimostrano le file insostenibili ai drive-in della capitale. 5/8
Stiamo tornando alla situazione per cui si è costretti a rinunciare a fare test a chi invece ne avrebbe bisogno, e questo provoca anche l’interruzione della catena del tracciamento. 6/8
Essere in ritardo non significa però non essere ancora in tempo. La richiesta che vorrei fare al ministro @robersperanza è quella di adoperarsi perché la reazione alla seconda ondata avvenga secondo linee guida chiare e coerenti. 7/8
Linee guida contenute in un piano organico nazionale - flessibile e aggiornabile quotidianamente con lo sviluppo delle nuove conoscenze - al quale tutti i soggetti coinvolti nel contrasto alla pandemia possano fare riferimento, da Nord a Sud. 8/8
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