Le (non) piccole storie al ritmo di Twitter.

Dopo «Non esistono piccole storie» è arrivato "Non esistono piccole donne".
Prefazione di Gabriella Greison @GREISON_ANATOMY
@peoplepubit Image
Un grazie particolare a
@peoplepubit @civati @stefanocatone @sfocature
per aver realizzato questo ennesimo sogno.

bit.ly/3maKwaY
Grazie a Gabriella Greison per la prefazione. @GREISON_ANATOMY
Fisica, scrittrice, autrice e performer teatrale. Definita “la donna della fisica divulgativa italiana” e anche “la rockstar della fisica”.

bit.ly/3ohDAur
Un grazie enorme e un abbraccio a tutti voi.
Senza il vostro sostegno tutto questo non sarebbe mai stato possibile. Image

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21 Oct
«Prego signori date mie notizie alla mia cara mamma mentre io muoio per la Patria…».
Oggi, 29 marzo 1941, ho scritto un ultimo messaggio alla mia famiglia. Ho affidato poi il messaggio al mare dentro una bottiglia.
Povera mamma.
Mi chiamo Francesco. E sto per morire.
Ho solo il tempo di raccontarvi come siamo finiti in questo lembo del Mediterraneo Orientale. Imbarcato sul Fiume, incrociatore pesante della Regia Marina italiana classe Zara.
Lui, quello che ha fatto anche cose buone, era piuttosto contrariato per le continue delusioni e i ripetuti rovesci della nostra marina.
Prima la mazzata nella notte di Taranto dell’11 novembre del 1940. La Cavour quasi colata a picco e la Littorio e la C. Duilio danneggiate.
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12 Oct
Era il 1989. Porthos si chiamava. Il prima cane arrivato in famiglia. Si era ammalato subito e di quel periodo ricordo le flebo accanto al camino e le lacrime di mamma.
Per lui nessuna speranza. Non si arrese.
E’ vissuto con noi dodici anni, con mezzo rene funzionante.
Fu per merito suo. Il desiderio di entrare nel mondo dei cani abbandonati e maltrattati, intendo.
“Mi resi conto che passare del tempo con loro, o sottrarne qualcuno a una vita di sofferenze, mi rendeva straordinariamente felice”.
E così avevo cominciato a dedicare i miei sabati ai cani rinchiusi nel rifugio di Pieve Fissiraga, nei pressi di Lodi. E al lunedì raccontavo tutto ai miei colleghi d’ufficio.
Già. L’ufficio della Saatchi & Saatchi.
Una tra le più importanti agenzie pubblicitarie.
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5 Oct
Non potevo mancare. Come al funerale di tuo marito. Sapevi che solo le formiche e gli uomini seppelliscono i loro morti? Non ho nemmeno ascoltato le parole di conforto. In fondo non era solo il tuo funerale.
Era anche il mio. Ricordando la prima volta che ti avevo incontrata.
Ero rimasto incantato davanti a quel manifesto che reclamizzava la tua tournée.
Eri proprio tu. Ed era prevista una tappa anche ad Amburgo, la mia città. Finalmente avrei potuto ascoltarti. Ascoltare Clara. L’idolo della mia giovinezza. La pianista più ammirata in Europa.
Ed ero presente in quella sala gremita.
Ti confesso che non ricordo nemmeno quello hai suonato. Ero come in estasi. Le tue mani su quella tastiera del pianoforte creavano una musica celestiale. Non mi conoscevi ancora, ma immaginai tu stessi suonando per me. Image
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1 Oct
“S'ode a destra uno squillo di tromba. A sinistra risponde uno squillo”.
E’ così che il Manzoni descrive l’inizio della battaglia di Maclodio nel secondo atto de “Il Conte di Carmagnola”.
Questi versi li conoscete bene, lo so.
Ma quanti di voi conoscono nei particolari la battaglia di Maclodio, una delle più importanti vittorie di terra della Serenissima?
Tranquilli, siete perdonati. Sui libri di storia la battaglia non è descritta nei particolari.
Con la precisione necessaria.
Eppure qualcuno l’ha descritta esattamente, per averla vissuta.
In una lettera del gennaio del 1428 che potete trovare nell’archivio comunale di Vicenza (non so ora, ma nel 1981 era ancora lì).
Una lettera indirizzata all’amico e maestro Guarino Veronese.
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28 Sep
Oggi è il 16 marzo 2005. E sono stanca.
Ho nausea, vomito e diverse linee di febbre. Speriamo bene. E’ tutto il giorno che penso a lui, al dottor Matthew Lukwiya.
Non sono certo alla sua altezza.
Io sono solo pediatra presso l'ospedale di Uíge in Angola.
Invece nel 2000 il dottor Lukwiya era Dirigente Sanitario all’ Hospital Lacor, in Uganda. Quando la gente cominciò a morire per gravi emorragie interne, di una malattia misteriosa. E non era certo una bella cosa quell’usanza di lavare i morti.Contribuiva a diffondere la malattia
Fu lui a riconoscere la gravità della situazione e la facilità di trasmissione del virus.
Fu lui a ignorare le pratiche burocratiche e a far analizzare subito il sangue infetto.
Ebola, fu il risultato. E il suo impegno a isolare l’ospedale. A proteggere il personale medico.
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25 Sep
Dicevano che ero troppo rumoroso e per un certo periodo nessun locale accettò gruppi con me alla batteria. Rumoroso lo ero, ma che volete, era normale per uno che a cinque anni batteva su lattine di caffè.
Non avevo mai preso lezioni, solo qualche consiglio da altri batteristi.
Quando la mia Pat rimase incinta del piccolo Jason ero andato a vivere con lei in una roulotte. Le avevo promesso di trovarmi un lavoro serio, ma io avevo un solo amore, le percussioni. I
Io, John Bonham, cercavo la mia idea di sound. E nessuno avrebbe potuto fermarmi.
Poi ero arrivato nel gruppo giusto e il primo grande successo, nel 1968.
Eravamo straordinari, tanto da registrare in sole trenta ore il nostro primo album.
Quella copertina, il disastro del LZ 129 Hindenburg, uno Zeppelin tedesco, fu in fondo lo specchio della mia vita. ImageImage
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