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1 Nov, 13 tweets, 2 min read
Siamo in tempi di Cts, comitati vari e pool di esperti.
Alcuni un po' meno credibili di altri, viste le performance presenti e passate, ma qui decidiamo di parlare solo di quelli credibili.
Polli e galline da combattimento televisivo sono esclusi a priori. Sic est.
Ricorrere a pareri tecnici è un aspetto fondamentale di ogni seria decisione in ambito di rischio e incertezza. Su questo non deve esserci alcuna ambiguità.
La politica DEVE ricorrere agli esperti (ma non dovrebbe però poi usarli come scusa nel prendere le decisioni).
Ma è interessante notare come molti cadano in quella che è nota in teoria come la fallacia dell'unanimità, che recita più o meno così.

"Dobbiamo chiedere il parere di un comitato tecnico rispetto ad A, quindi ci aspettiamo che gli esperti esprimano un'opinione unanime su A."
Purtroppo questa fallacia nasce dal fatto che convenzionalmente, nella consulenza scientifica, si ricerca un compromesso prima di comunicare un'opinione o una decisione. Questa risposta unanime genera l'illusione che tutti gli esperti siano o debbano essere sempre d'accordo.
In realtà, nei vari comitati tecnici si discute a lungo in cerca di compromessi, e questo anche quando esistono opinioni iniziali molto differenti, a volte contrapposte e inconciliabili sotto incertezza.

(Nel mio piccolo, se sono in disaccordo, lo faccio mettere a verbale.)
Poiché il pubblico--e quindi la politica--si aspetta un'opinione univoca, si cerca il compromesso, e poiché viene comunicato il compromesso, il pubblico ritiene che l'unanimità sia lo standard. Una specie di perverso uroboro.
Sfortunatamente, è molto raro che le opinioni minoritarie compaiano nei report dei comitati tecnici. Quella che viene comunicata è spesso la versione annacquata del dibattito all'interno del comitato. Ma le opinioni minoritarie sono preziose, non andrebbero celate.
Parliamo di opinioni minoritarie in ambito scientifico, non di teorie del complotto o castronate varie!
Per quelle esiste lo sciacquone.
In sé non c'è nulla di male nell'unanimità, ma nel dibattito scientifico l'unanimità forzata porta a falsare l'incertezza (spesso sottostimandola), a escludere le opinioni di minoranza, nascondendo i possibili scenari alternativi, fondamentali per una sana gestione del rischio.
Per questo è importante che i dati a disposizione dei vari Cts vengano resi pubblici. Perché dalle raccomandazioni ufficiali è spesso impossibile capire quale sia l'incertezza nell'interpretazioni di tali dati, incertezza che le opinioni minoritarie censurate potrebbero
invece rendere palese. L'accesso ai dati permette agli esterni di sostanziare la raccomandazione ufficiale, eventualmente disvelandone la natura compromissoria.
Di certo permetterebbe un'analisi del rischio di modello.
Questo si lega poi a un altro tema molto studiato in epistemologia e nella filosofia del rischio, ossia la cosiddetta "infallibilità" degli esperti (ne ho già parlato in thread precedenti).
Altra questione in parte risolvibile con un accesso libero alle informazioni, ai dati originali.

Su queste cose ci sono interessanti lavori di de Finetti, Levi, Mastromatteo, Hansson, Sandin e amici. E presto del vostro.

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4 Oct
Per una semplice quanto potente e ineludibile omeostasi del rischio, un nuovo lockdown generalizzato non sortirebbe gli effetti voluti, senza contare l'impatto sociale, ancor prima che economico.
Dato che mi è stato chiesto, ora parto col pippone.
E se non vi va bene, la colpa è di @colvieux e altri.
Il primo lockdown ha potuto "godere" dell'effetto novità, della naturale (ed evolutivamente sensata) paura verso l'ignoto.
È stato, a mio avviso, una scelta sensata (e ne scrissi a suo tempo). Ma come facilmente prevedibile, è stato gestito malissimo.
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30 Sep
Era il 1996 quando Antichrist Superstar, in 16+1 tracce, dipingeva molto bene quello che gli USA (e non solo) sarebbero diventati vent'anni dopo.
Irresponsible Hate Anthem.

"Hey victim, should I black your eyes again?
Hey victim, you were the one who put the stick in my hand.
I am the ism, my hate's a prism."
The Beautiful People

"And I don't want you and I don't need you.
Don't bother to resist, or I'll beat you.
It's not your fault that you're always wrong.
The weak ones are there to justify the strong."

"Capitalism has made it this way,
old-fashioned fascism will take it away."
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7 Sep
Se lo Stato dovesse negare le cure a chi è idiota, faremmo prima ad avere una sanità 100% privata.
Siamo tutti idioti per qualcuno, e prima o poi la ruota gira.
Starei più attento a gestire il dittatorello che è in tutti noi.
Il grande argomento a favore della sanità pubblica universale (per me in gran parte fallace, ma lo prendo per buono) è che così tutti possono curarsi, soprattutto i poveri, in una forma di giusta redistribuzione.
Però gli stessi che usano l'argomento economico, vorrebbero poi
discriminare gli antivax, chi nega il covid, magari anche chi fuma e beve, e forse pure i grassi, chissà.
Ma ignoranza (più che stupidità è ignoranza), alcolismo, droga e tutte queste cose bellissime sono molto legate alla povertà. Certo, esistono i ricchi ignoranti, i ricchi
Read 6 tweets
24 Aug
L'incertezza di un fenomeno come il Covid è proprio data dal fatto che ogni giorno si trovano dati che supportano questa (è un'influenza, liberi tutti) o quella (ci estingueremo, chiudiamo tutto) visione manichea del mondo.
Non ha senso assumere rischi eccessivi e un lockdown
breve iniziale era sensato (come sia stato poi gestito e lo stato emergenziale contiano sono un'altra cosa), per capire meglio e approntare una prima risposta. Ma allo stesso tempo è una pia illusione e pericolosissima quella di volere uccidere la variabilità, che come in una
pentola chiusa che bolle prima o poi porta il coperchio a saltare.
Se c'è una cosa che sappiamo, al di là dello specifico virus, è che il contagio si limita grandemente con alcune misure semplici e di facile attuazione, dalla mascherina al lavarsi le mani (!), dal controllare in
Read 11 tweets
19 Aug
Quando a marzo si parlava di investire nella didattica a distanza, in modo coordinato a livello nazionale, per garantire il recupero dei mesi persi, aiutare chi era rimasto indietro, prepararsi in caso di nuove ondate, ed evitare l'acuirsi delle disuguaglianze sociali (ma queste
paiono interessare solo su carta e se si parla di soldi, mai di opportunità formative), era tutto un disquisire di rapporto docente-allievo (spesso da gente che non ha insegnato 10 minuti della propria vita), di mancata socialità, di impossibilità di obbligare docenti di una
certa età a usare le nuove tecnologie (quando un archivio nazionale avrebbe invece aiutato in tali situazioni), et similia. Insomma, in perfetto stile italico si è preferito passare il tempo a trovare difetti alla DAD, anziché vederne il potenziale formativo e di ausilio.
Read 7 tweets
16 Aug
Se sei liberale sei a favore e per la protezione di tutte le libertà individuali, da quella politica a quella economica, da quella religiosa a quella all'autodeterminazione. Tutte.
Se ne togli anche solo una non sei liberale, sei altro: progressista, conservatore...altro.
Se non ti piace il libero mercato (lecito, basta essere coerenti poi), non sei liberale.
Se vuoi dire alla gente come amare, non sei liberale.
Se vuoi decidere la vita altrui perché ti senti illuminato dal fuoco sacro, non sei liberale.
Sei imponi il tuo credo, non sei liberale.
Essere liberali è uno sforzo continuo, e non sempre riesce.
È un processo, un continuo provare a superare la naturale inclinazione a credersi sempre nel giusto.
A volte non ci si riesce, ma capirlo è già molto.
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