Non hanno tutti i torti a chiamarmi “Mago Bakù”, il fachiro. Mangio pochissimo, dormo quasi niente, giro sempre seminudo e a piedi scalzi. E non sono le uniche stranezze. Colleziono libri antichi, amo la psicologia, la magia, l’ipnosi e le teorie di Freud.
I miei uomini lo sanno. Finché sono sveglio non hanno niente da temere. Per questo, come vi ho detto, dormo pochissimo.
Chi sono? Sono il comandante del sommergibile Cappellini della Regia Marina Italiana.
E oggi, 16 ottobre 1940, ho un problema. Image
Ieri alle 23.15 abbiamo incrociato a 800 miglia ad ovest di Casablanca il piroscafo Kabalo da 7.500 tonnellate, battente bandiera belga.
Lo so, non siamo in guerra con il Belgio, ma sappiamo che è stato noleggiato dalla marina inglese e armato con un cannone di 102 mm.
Trasportava parti di aerei e armamenti vari, aggregato ad un convoglio diretto in America. Ma ad un certo punto si era sganciato per dirigersi alla base inglese di Freetown.
Perché ho detto “trasportava”?
Perché l’ho appena affondato.
Lo avevo inseguito, appena avvistato, per attaccarlo a cannonate.
E' la mia caratteristica, quella di attaccare in superficie.
Per combattere ad armi pari con il nemico? Anche. Ma principalmente perché i siluri sono quello che sono.
Un fallimento certo. Image
Sono bastate una dozzina di cannonate per indurre il capitano Vogels a dare l’ordine ai suoi uomini di abbandonare il piroscafo.
Una volta in salvo ho provato con tre siluri ad affondare il Kabalo.
Visto che nessuno dei tre siluri è scoppiato.
l'ho preso a cannonate.
Erano le 4 di questa mattina, a 720 miglia per 268° dal faro di Punta Pardo, sull’isola di Madera. Quale sarebbe il problema? Uno solo.
Gli uomini del Kabalo.
E’ vero, sono tutti in salvo.
Una lancia con 20 uomini e il capitano Vogels, l’abbiamo recuperata appena in tempo.
Il tenente Reclerck, terzo ufficiale del Kabalo era rimasto sorpreso.
Tremava di freddo e mi ero tolto il maglione rimanendo a torso nudo.
“Indossatelo, vi scalderete”, gli avevo detto.
Aveva balbettato qualcosa, sicuramente un grazie. Non so.
Poi avevo detto al capitano: “Purtroppo non posso prendervi a bordo”.
E chiesto sottovoce: “pensa di riuscire ad arrivare a Madera?”.
La sua risposta era stata: “No, sono più settecento miglia”.
Solo in quel momento ho capito che dovevo prendere una decisione. L'unica.
Quella di trascinare la lancia con gli uomini del Kabalo in salvo, fino a Madera.
O in una zona sicura.
Avevo cercato nel buio anche la seconda lancia, ma avevo captato un messaggio.
Era stata recuperata da una nave battente bandiera panamense.
E’ la notte del 17 ottobre.
Il mare è agitato, accidenti. Forte vento e piovaschi. E un’ondata ha appena spezzato il cavo che teneva legata la lancia.
Ho dato l’ordine di tornare indietro per agganciarne un altro.
All’alba si è rotto pure quello. Image
Ho rischiato di perdere un uomo che è caduto in acqua.
Fortunatamente siamo riusciti a recuperarlo.
Diventa sempre più difficile con questo mare. Il tempo sta peggiorando e il cavo non terrà a lungo. Image
Al tramonto i marinai sulla lancia si sono preoccupati perché ho fermato il sommergibile. Dovevo andare più veloce, quindi ho deciso di portare tutti a bordo lasciandone solo quattro a governare la lancia. A notte fonda, con il tempo in peggioramento, ho preso a bordo anche loro. Image
A bordo non significa dentro il sommergibile. Non c’è abbastanza spazio.
Si sono rannicchiati nella falsa torre. Cosa è la falsa torre? Avete presente la zona della torretta? Ecco, lì dentro ci sono piccoli spazi adibiti a latrine, lavandini, cucine. Image
Falsa torre perché non fa parte dello stagno del sommergibile. In immersione si riempie d’acqua. Sardine in scatola, insomma, tra cordami e attrezzi.
Li sento urlare, piangere, ma non ho altro da offrire loro. Spero solo di non dover immergere il sommergibile. Image
All’alba del 19 ottobre 1940 il sommergibile Cappellini si arrestò in una insenatura dell’isola di Santa Maria delle Azzorre.
I “naufraghi” vennero sbarcati quattro alla volta con il battellino del sommergibile.
Il tenente del Kabalo, Caudron, si avvicinò al comandante. Image
“Mi dica il suo nome per favore”.
“A che servirebbe” rispose il comandante.
“Ho quattro figli. Vorrei che nelle loro preghiere ricordassero il nome di chi salvò il loro padre”.
“Dite ai vostri figli di pregare per Salvatore Bruno”.
Il comandante gli aveva rivelato solo i suoi nomi di battesimo, tacendo il cognome.
Lui era fatto così. Per questo era molto amato dai suoi uomini e da tutti quelli che lo conoscevano.
Chiese anche ai suoi uomini di non raccontare del salvataggio.
La storia di quel salvataggio venne alla luce dieci anni dopo, quando il tenente Caudron raccontò la storia su “La Gazette de Bruxelles”. La storia ebbe ampia risonanza in tutto il mondo. La Marina italiana sapeva già tutto.
Sapeva cosa aveva fatto il comandante Salvatore Todaro Image
Il comandante Todaro aveva provveduto ad inviare un radiotelegramma al suo ammiraglio dopo il salvataggio.
“16 ottobre 1940: ho affondato il piroscafo belga Kabalo, ho sbarcato i naufraghi a Santa Maria delle Azzorre. Image
Non l’aveva presa bene.
L’ammiraglio, intendo. L’isola distava tre giorni di navigazione dal punto di contatto.
In pratica una settimana di attività bellica perduta. Non solo. In quella settimana il sommergibile poteva essere intercettato dal nemico.
Todaro si ripeté il 5 gennaio 1941, tra le isole Canarie e la costa africana quando il Cappellini affondò, sempre con il cannone, il piroscafo armato inglese Shakespeare.
Todaro raccolse i 22 superstiti mettendoli in salvo sulle coste dell'isola di Capo Verde.
Ricordate che Todaro dormiva pochissimo? Stanco ed esausto si addormentò, purtroppo profondamente la notte del 13 dicembre 1942 nella base di La Galite in Tunisia.
Sul motopeschereccio armato Cefalo.
Colpito da un colpo di una mitraglia aerea morirà sul colpo. A 34 anni. Image
L’ammiraglio tedesco Dönitz fu duro con il comandante Todaro. “Un comandante tedesco mai avrebbe anteposto la sorte dei naufraghi allo svolgimento della sua missione”.
“Un comandante tedesco non ha, come il sottoscritto, duemila anni di civiltà sulle spalle” fu la sua risposta. Image

• • •

Missing some Tweet in this thread? You can try to force a refresh
 

Keep Current with Johannes Bückler

Johannes Bückler Profile picture

Stay in touch and get notified when new unrolls are available from this author!

Read all threads

This Thread may be Removed Anytime!

PDF

Twitter may remove this content at anytime! Save it as PDF for later use!

Try unrolling a thread yourself!

how to unroll video
  1. Follow @ThreadReaderApp to mention us!

  2. From a Twitter thread mention us with a keyword "unroll"
@threadreaderapp unroll

Practice here first or read more on our help page!

More from @JohannesBuckler

15 Nov
Da gennaio a luglio di quest’anno, siamo nel 1572, mi daranno come ricompensa una “pensione” di due ducati al mese.
Il minimo dopo quello che ho fatto.
E soprattutto dopo quello che ho subito. Quando è successo? Pochi mesi fa. Una domenica. Esattamente il 7 ottobre 1571
Che successe quel giorno?
Dovreste saperlo. E’ su tutti i libri di storia.
Lo so, la storia è una materia da sempre mal digerita persino sui banchi di scuola. Tranquilli. Vi racconterò qualcosa io.
Lunghezza del thread permettendo.
Ricordo che quel giorno una lieve brezza increspava il mare.
E la più imponente flotta di galee che la cristianità fosse mai riuscita a mettere insieme, per combattere i turchi, avanzava controvento nel mar Ionio.
Read 24 tweets
11 Nov
Il 4 agosto 1578 per il Portogallo fu un giorno infausto.
Per il più grave lutto della sua storia.
Il giorno in cui lui era morto, intendo.
O meglio. Scomparso. Lui, Don Sebastiano I, 24 anni, fior fiore della nobiltà lusitana.
Sedicesimo re del Portogallo e dell'Algarve.
Sicuramente morto nella battaglia di Alcazarquivir, in Marocco, contro l’esercito islamico del sultano Abd al-Malik.
Come poteva pensare di battere i 50.000 cavalieri del sultano con i suoi 20.000 uomini. Era stata una carneficina.
Il suo corpo? Mai ritrovato.
Dopo la sua morte era salito al trono il suo prozio, il cardinale Enrico.
Ma Sebastiano era troppo amato dal suo popolo.
Era nato così un movimento chiamato “sebastianismo “, che sperava nel ritorno del re scomparso.
Per riportare il Paese al suo antico splendore.
Read 20 tweets
9 Nov
Siamo prossimi alla partenza del TT, il Tourist Trophy. Nessun straniero ha mai vinto, solo vittorie di motociclisti del Regno Unito.
Anche se la Guzzi, la mia moto, questa corsa l’ha già vinta due anni fa, nel 1935.
In due categorie. Ma non con un pilota italiano.
A vincere nella 250 e nella classe 500 su Guzzi era stato il pilota irlandese Stanley Woods. Correvo anch’io sulla stessa moto quell’anno, il 1935, ed ero anche favorito dopo aver stabilito nelle prove un incredibile 30’10” sul giro. Un vero record. Image
Ero per gli inglesi “The Black Devil” per il colore della mia tuta e per gli americani il “corridore atomico”.
Ci tenevo a vincere. Invece con la mia Guzzi 250 era finito in un banco di nebbia, un corvo in mezzo alla strada e relativa caduta.
Con due vertebre rotte.
Read 22 tweets
7 Nov
Era stato il mio comandante, il capitano di corvetta Costantino Borsini, a dirmi di scendere nella zattera. Tanto ormai la nave era perduta.
Io avevo obbedito, avendo avuto assicurazioni dallo stesso comandante che mi avrebbe seguito.
Appena i marinai si fossero messi in salvo.
Era bella la mia nave. La Francesco Nullo, cacciatorpediniere della Regia Marina italiana. Bella e veloce. La più veloce della classe Sauro. Riusciva a raggiungere la velocità di 37,4 nodi. In attesa del comandante vi racconto come sono finito in questo angolo del Mar Rosso.
Mi chiamo Vincenzo Ciaravolo e sono nato a Torre del Greco il 21 novembre 1919.
Visto che oggi è il 21 ottobre 1940, fate voi i conti.
Non sono un semplice marinaio, ma attendente del capitano Borsini.
Read 20 tweets
2 Nov
Sono stanco di arrivare secondo, ma cosa posso fare per cambiare le cose?
Ho tutto per vincere, esperienza e competenza. Non come quei tre.
Per la Targa Florio di quest'anno, il 1923, ci hanno affidato quattro Alfa Romeo “RL”.
Una a me, una ad Antonio Ascari (che tenero il suo piccolo Alberto), una all’amico Enzo Ferrari e una a Giulio Masetti.
La Targa Florio è una delle gare più prestigiose al mondo e l’Alfa Romeo ha bisogno un risultato importante.
Che posso fare per vincere?
Trovato.
Come dite? Ho studiato il tracciato in ogni minimo dettaglio? Analizzato i miei avversari e i loro punti deboli? Niente di tutto ciò.
Ho fatto qualcosa che, ne sono certo, mi porterà alla vittoria.
Strano che nessuno ci abbia mai pensato prima.
Read 19 tweets
30 Oct
Definirmi una copia è mancarmi di rispetto.
Io sono unica. E oltretutto più umana, più bella, più hermosa insomma. Giudicherete voi. Comunque è stato appurato che siamo nate più o meno nello stesso periodo.
Sì, quasi gemelle.
Quasi gemelle, ma non proprio uguali uguali. Lei è un centimetro in più in altezza e quattro centimetri in meno in larghezza.
Forse per il fatto che abbiamo due padri diversi. Il mio molto più giovane.
Probabilmente un allievo dell’altro, il suo maestro.
Siamo nate entrambe tra il 1503 e il 1504 a Firenze. Lei più sfumata.
Io più semplice, più compatta.
Come detto, da padri diversi. Forse sotto la supervisione del maestro.
Fatto sta che i miei colori sono più nitidi.
Read 19 tweets

Did Thread Reader help you today?

Support us! We are indie developers!


This site is made by just two indie developers on a laptop doing marketing, support and development! Read more about the story.

Become a Premium Member ($3/month or $30/year) and get exclusive features!

Become Premium

Too expensive? Make a small donation by buying us coffee ($5) or help with server cost ($10)

Donate via Paypal Become our Patreon

Thank you for your support!

Follow Us on Twitter!