Sono stanco di arrivare secondo, ma cosa posso fare per cambiare le cose?
Ho tutto per vincere, esperienza e competenza. Non come quei tre.
Per la Targa Florio di quest'anno, il 1923, ci hanno affidato quattro Alfa Romeo “RL”.
Una a me, una ad Antonio Ascari (che tenero il suo piccolo Alberto), una all’amico Enzo Ferrari e una a Giulio Masetti.
La Targa Florio è una delle gare più prestigiose al mondo e l’Alfa Romeo ha bisogno un risultato importante.
Che posso fare per vincere?
Trovato.
Come dite? Ho studiato il tracciato in ogni minimo dettaglio? Analizzato i miei avversari e i loro punti deboli? Niente di tutto ciò.
Ho fatto qualcosa che, ne sono certo, mi porterà alla vittoria.
Strano che nessuno ci abbia mai pensato prima.
15 aprile 1923, ore 6.00.
Siamo prossimi alla partenza. Manca un'ora.
Il tempo è ottimo, c’è il sole, ma la pioggia della notte ha reso le strade fangose. Speriamo bene. I concorrenti dovevano essere una ventina, ma alla partenza delle 7.00 siamo rimasti in diciassette.
Una partenza ogni cinque minuti ti mette ansia. Prima quelli della categoria con macchine da 1500 cmc. Poi la categoria 2000 cmc, poi 3000 cmc e infine le auto da 4500 cmc. Come la mia. Io sono partito undicesimo. Dopo di me è partito Enzo Ferrari.
Al primo giro sono settimo, dietro Ascari.
Il giro è stato faticoso a causa del fango.
Speriamo che quella cosa mi aiuti a recuperare posizioni.
Le strade ora dovrebbero migliorare, passaggio dopo passaggio.
C'è una marea di gente sulle strade e sulle tribune.
Secondo giro.
E’ passato primo Maserati, poi Ascari, che ha perso due minuti per la rottura del parafango costringendolo a cambiare una gomma.
Poi sono arrivato io, terzo, in pieno recupero. Quella cosa sta facendo effetto. Andiamo.
Terzo giro.
Non è cambiato molto rispetto al secondo giro. Il cielo si sta rannuvolando.
Tira anche un forte vento e le cose si stanno complicando. L’ultimo e quarto giro sarà un volata tra me, Ascari e Minoia, che corre su una Steyr VI Klausen Sport.
Quello che è accaduto al traguardo mi è
stato raccontato.
La gente ha visto arrivare un solitario Ascari, ormai vincitore. Poi l'incredibile.
A 200 metri dalla vittoria il motore della macchina di Ascari si è spento.
Costringendo i suoi meccanici a correre verso la macchina
Per farla ripartire. Riuscendoci.
Commettendo poi un gravissimo errore.
Sì, perchè i meccanici erano saliti sull’auto tagliando il traguardo con il pilota.
Cosa vietata dal regolamento.
Macchina indietro di 200 metri per rifare la parte mancante con a bordo il solo pilota.
E così nel frattempo ero arrivato io, Ugo Sivocci, a superare Ascari e a vincere la 14a Targa Florio.
Lo sapevo. Lo sapevo che avrebbe funzionato. Come? Non avete ancora capito la cosa che mi ha fatto vincere? Una cosa semplice.
Prima della gara ho fatto dipingere sull’auto un quadrifoglio inserito in un quadrato bianco. Lo so cosa state pensando. Che sono stupidaggini. Però la cosa ha funzionato e da oggi la mia Alfa Romeo avrà sempre sulla fiancata un quadrifoglio inserito in un quadrato bianco.
Quella vittoria alla Targa Florio mi ha cambiato la vita.

Oggi, 8 settembre 1923, devo partecipare alle prove del 1° Gran Premio d'Europa sul tracciato di Monza.
Non vedo l’ora. Guiderò un’Alfa Romeo P1.
“Come dite? Non avete fatto a tempo a dipingere il quadrifoglio verde sulla mia vettura? Non è possibile, dai. Non è una giustificazione il ritardo nella preparazione della vettura. Non lo accetto. Dovevate dipingere sulla carrozzeria il mio portafortuna”.
Alle 09.35 di quella mattina, Ugo Sivocci all’uscita di una curva del circuito di Monza, perse il controllo dell’auto che andò a schiantarsi contro un primo albero, e poi rotolando contro un secondo.
Ugo Sivocci morì sul colpo.
A bordo c’era anche Il suo copilota-meccanico Angelo Guatta. Pur ferito gravemente si riprenderà e continuerà la sua attività nelle corse.
L’Alfa Romeo P1 di Ugo Sivocci era iscritta alla gara con il numero 17.
La morte in un incidente durante il Gran Premio dell'Automobile Club di Francia l’anno prima del pilota Biagio Nazzaro, iscritto anche lui col numero 17, portò alla decisione di non assegnare più alle auto da corsa italiane quel numero.
Dall’anno successivo, il 1924, le carrozzerie delle Alfa Romeo da competizione furono decorate con il quadrifoglio verde.
ll quadrato bianco di sfondo fu sostituito da un triangolo in memoria di Sivocci.
A significarne la perdita.
“Quando passai a Milano, alla C.M.N., prima come collaudatore e poi come pilota da corsa, il salario si fece un poco alla volta più sostanzioso. Fu da allora che non ebbi più preoccupazioni digiunatorie…Ad aprirmi le porte di Milano fu Ugo Sivocci, un grande amico.(Enzo Ferrari)

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30 Oct
Definirmi una copia è mancarmi di rispetto.
Io sono unica. E oltretutto più umana, più bella, più hermosa insomma. Giudicherete voi. Comunque è stato appurato che siamo nate più o meno nello stesso periodo.
Sì, quasi gemelle.
Quasi gemelle, ma non proprio uguali uguali. Lei è un centimetro in più in altezza e quattro centimetri in meno in larghezza.
Forse per il fatto che abbiamo due padri diversi. Il mio molto più giovane.
Probabilmente un allievo dell’altro, il suo maestro.
Siamo nate entrambe tra il 1503 e il 1504 a Firenze. Lei più sfumata.
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Come detto, da padri diversi. Forse sotto la supervisione del maestro.
Fatto sta che i miei colori sono più nitidi.
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22 Oct
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Dopo «Non esistono piccole storie» è arrivato "Non esistono piccole donne".
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@peoplepubit @civati @stefanocatone @sfocature
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Grazie a Gabriella Greison per la prefazione. @GREISON_ANATOMY
Fisica, scrittrice, autrice e performer teatrale. Definita “la donna della fisica divulgativa italiana” e anche “la rockstar della fisica”.

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21 Oct
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