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sull'#universita, dove spero di dire una volta per tutte quel che penso su questa storia
Manfredi è (oggi) un politico. Un politico fa politica. Se la facesse più spesso, anche tirando le coltellate quando serve, sarebbe un ministro migliore.
Oggi ha fatto politica
I dati di qualitĂ degli atenei sono sempre contraddittori, poco maneggevoli per la scarsa trasparenza di chi li fa, e ipersemplificati nelle presentazioni che le agenzie che li compongono offrono a giornalisti normalmente incapaci di leggerli per conto proprio
Per forza di cose i messaggi che possono lanciare sono molteplici, e non servono i ranking per ricordare a chi vive l'universitĂ italiana i problemi che ci sono.
Politicamente, però, è legittimo isolare un messaggio che ci aiuta per i nostri obiettivi, e questo...
...Manfredi ha fatto, senza particolari forzature.
Cosa vuole dire? 1) che le universitĂ italiane esprimono buona qualitĂ media. Le manfrine su quanto fossero scadenti, e su quanto la loro scarsa affidabilitĂ rendesse impossibile aumentare i livelli di finanziamento, sono fuffa
2) che la creatività distruttrice delle riforme fine-di-mondo non serve. Il materiale di partenza su cui lavorare c'è, e può essere usato con politiche mirate
3) queste politiche mirate devono riguardare anche l'emersione di alcuni centri di studio e ricerca eccellenti da top 100 mondiale? E' una proposta sensata, che può essere raggiunta con adeguati meccanismi di incentivo, ma che dovrà saper aggirare l'ostacolo più temibile...
...ovvero la tendenza ad autoproclamare l'eccellenza (e a far seguire ad essa soldi) sulla base della contiguità di un ateneo col ministero. Occorrono meccanismi di aggregazione di personale e progetti attenti e graduali linkiesta.it/blog/2012/07/t…
4) un sistema universitario che offre percorsi di qualità buona od ottima al 40% degli studenti (perchè gli atenei in alto in classifica sono anche i più grandi) ha comunque un valore di equità nelle opportunità che non deve disperdere, e che ha costruito nei decenni
5) evidentemente le università italiane sono troppo poche; il sistema ha il fisico per reggerne di più, e allora bisogna investire anche in quel senso, ricordandoci che la nostra quota di laureati è ancora drammaticamente bassa
6) ogni singolo aspetto del quadro che il ministro, sulla scorta dei dati, può tratteggiare, condanna molte scelte politiche e quasi tutto il vociare sull'università degli ultimi 15 anni, e che ad accusare Manfredi di non capire i dati di cui parla siano i promotori...
...tanto delle scelte politiche che del vociare dovrebbe dirci tante cose. In questo, peraltro, non si fa che confermare la posizione praticamente di chiunque si sia occupato professionalmente di ricerca sulle universitĂ negli ultimi tempi
7) se un ministro riuscisse a impostare da simili prese di posizione (ovviamente politicamente orientate, Cristo santo) queste politiche, ci sarebbe da stappare lo spumante. Ma visto come si è mosso finora, temo sia tutta una felice e isolata parentesi...
8) molti commenti al tweet di Manfredi hanno legittimamente reso il quadro più complesso (come il pezzo qui sotto), ma come ho detto in un messaggio politico essere unilaterali e semplificare le cose è legittimo lavoce.info/archives/46828…
altri interventi mostrano una difficoltĂ a fare le comparazioni tra articolazioni del sistema universitario e finanche mere possibilitĂ demografiche di diversi paesi che rendono difficile anche articolare risposte, stile piccione sulla scacchiera. Abbiate un po' di vergogna
(Questo pezzo non è firmato ma l'ho scritto io, è del blog che avevo 8 anni fa su Linkiesta, e che poi ho chiuso)
"If an unfriendly foreign power had attempted to impose on America the mediocre educational performance that exists today, we might well have viewed it as an act of war." (A Nation at Risk, 1983) edreform.com/wp-content/upl…
Il documento, redatto da una commissione nazionale sull'educazione nominata dall'amministrazione Reagan, registrava un calo delle performance frutto piĂą del luogo comune che di dati reali mai presentati, e apriva la strada a riforme ancora oggi controverse...
...sfociate nel classico dirigismo usato dai liberali per forzare la realtĂ a comportarsi come dovrebbe secondo l'azione della mano invisibile del No Child Left Behind, prodotto di un'altra amministrazione repubblicana (Bush jr) ma con consenso bipartisan che ne garantirĂ durata
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Ernesto Rossi era un liberale. Se glielo aveste chiesto avrebbe risposto così. Era un liberale di scuola einaudiana, per di più, quella del conoscere per deliberare e altre balle che qui un po' di gente cita per giustificare i suoi porci comodi
Provo a chiarire (anche a me stesso) le idee con un rapido
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La scissione di Livorno è un evento storico capitale nella storia della sinistra italiana, e su questo non ci piove.
Ma resta da capire come oggi chi fa riferimento POLITICO alla storia del '900 deve intepretare POLITICAMENTE quei fatti, al di lĂ della loro complessitĂ sul piano ricostruttivo (che ultimamente ha visto anche qualche nuovo contributo)
Da un lato, è evidente che dal punto di vista del PCI e di chi fa riferimento alla sua storia, al suo ruolo nella vita politica italiana, al suo percorso verso la partecipazione (ambigua ma non negabile) alla costruzione della democrazia italiana...
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Nel 2000, agli inizi delle rlevazioni @OECDEduSkills riportate nell'annuale Education at a Glance, la percentuale di italiani tra i 25 e i 34 anni in possesso di un titolo universitario era circa il 10%
Spesso questo dato viene riportato in comparazione al 28-29% attuale, per mettere in evidenza come riforme e dinamiche sociali e culturali abbiano contribuito, soprattutto nei 10-12 anni immediatamente successivi, ad avvicinarci a una media OCSE che cmq è ancora lontana (44-45%)
Stavolta io invece, da storico, cercherei di valorizzare proprio quel dato del passato, mettendolo nel giusto contesto per rispondere ad alcune questioni del presente.
Chi aveva 30 anni nel 2000 oggi ha 50 anni, ed è nel pieno dell'età produttiva, nella fascia anagrafica...
"I was a literature major at Yale. I knew how to deconstruct texts. I had no idea how to help someone learn to read."
Così uno dei ragazzi appena usciti da un top college statunitense raccontava il suo servizio presso una scuola degli USA rurali per Teach for America
Nata nel 1989, l'associazione TFA aveva inizialmente lo scopo di selezionare alcuni dei migliori college graduates americani per almeno 2 anni di insegnamento nel sistema scolastico pubblico. L'idea di base, apparentemente intelligente e meritoria...
...era quella di usare i sistemi di reclutamento delle migliori scuole private preuniversitarie del paese, ovvero l'assunzione di personale altamente qualificato sul piano disciplinare, per offrire anche a gli studenti di scuola pubblica svantaggiati...
13 NOVEMBRE 1960
60 anni fa la star della musica nera Sammy Davis Jr. sposa l'attrice svedese May Britt. Non ci sarebbe niente di speciale, se non fosse che negli USA i matrimoni interrazziali erano allora vietati in 31 stati su 50 #OnThisDay#AccaddeOggi
Questo piccolo aneddoto, peraltro, permette di comprendere come la segregazione razziale negli USA fosse un fenomeno che riguardava con accenti diversi un'area molto piĂą vasta del Sud "classico". Basti pensare a quanto accadeva sul piano scolastico
Dopo che, negli anni '60, la Corte suprema aveva faticosamente smantellato il sistema di segregazione legale di scuole e universitĂ del Sud, negli anni '70 le corti si concentrarono sulla segregazione di fatto di quasi tutto il Nord, determinata dalle scelte abitative...