Visto che tutti ne parlano, ma pochi (?) l’hanno letta, l’ho fatto io.
Cosa ne sarà dei nostri dati?
DISCLAIMER: per verificare che quanto dichiarato corrisponde alla realtà servirebbe un audit indipendente.
TL;DR: tanto rumore per nulla.
1/
Nei giorni scorsi gli utenti Whatsapp hanno iniziato a ricevere una notifica che segnala l’entrata in vigore (dal 8/02) dei nuovi termini di servizio e della nuova privacy policy.
Nelle ultime 24 ore sono uscite decine di articoli allarmanti e spesso imprecisi.
2/
Il concetto che è passato, sostanzialmente, è:
“Facebook potrà accedere a tutti i dati - entro l’8 febbraio gli utenti dovranno accettare la condivisione delle informazioni con il social network o smettere di usare l’app” (La Stampa).
Ma è proprio così? ⤵️
3/
La nuova privacy policy per gli utenti europei sostituisce quella pubblicata pochi giorni prima dell’applicabilità del GDPR.
Ho provato a formattare i 2 testi in maniera più coerente possibile per confrontarli. Le differenze potete vederle voi stessi:
È più lunga.
È più chiara su alcuni punti.
Include chiaramente i metadata.
Ha una chicca sui dati di chi non usa il servizio.
Ma sostanzialmente non cambia niente nella condivisione (che già c’era) dei dati con le altre società del gruppo Facebook. Niente.
5/
Sulla pagina “How we work with the Facebook Companies” è specificato che, a seguito di un confronto con l’Autorità Garante irlandese DPC, i dati condivisi con Facebook *non* sono utilizzati per migliorare l’esperienza utente sul social network.
La cosa buffa è che prima del GDPR la privacy policy prevedeva espressamente la possibilità che Facebook e le altre società utilizzassero le informazioni condivise da Whatsapp per mostrare suggerimenti di amicizia, contenuti rilevanti e pubblicità.
Quindi?
Tanto rumore per nulla.
Whatsapp condivide dati con le altre società del gruppo *almeno* dal 2016. Dal 2018/2019 (non ho individuato esattamente il momento) i dati raccolti su Whatsapp non sono più utilizzati per migliorare l’esperienza utente su Facebook.
8/
Quanto sopra non vuole essere né un’analisi legale della privacy policy di Whatsapp né un endorsement della piattaforma.
Anzi, sono a favore dell’utilizzo di piattaforme come @signalapp, che uso con soddisfazione.
Per ora ringraziamo il GDPR ed evitiamo cacce alle streghe.
9/9
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Nonostante l’obbligo di upload delle TEK previsto dal DPCM, le segnalazioni di utenti positivi su #Immuni non decollano.
La % media sui casi totali dal 19 al 27 è 0,54%, la stessa dell’intero mese di ottobre, contro un numero dichiarato di download del 15,7% della popolazione. 1/
Nel frattempo sulla Dashboard è comparsa una nuova nota: il numero di download non comprende gli aggiornamenti e le reinstallazioni.
Chiarimento sicuramente utile che conferma non trattarsi degli utenti attivi, tuttora sconosciuti.
Resta un numero privo di significato. 2/
Ma qualcosa si sta, lentamente, muovendo: nel codice che alimenta la Dashboard sono comprarsi i numeri di positivi e notifiche inviate giorno per giorno dal 15/06.
Sono però spariti quelli relativi ai focolai, mai pubblicati sulla pagina web, apparsi qualche giorno fa. 3/
"Immuni ha rilevato che il giorno %@ sei stato vicino a un utente COVID-19 positivo."
Dal codice sorgente di #ImmuniApp sembra essere questa (allo stato attuale) la notifica che verrà visualizzata in caso di "contatto a rischio".
1/
"Segui le indicazioni del tuo medico"
La prima istruzione è quella di contattare il Medico di Medicina Generale, spiegandogli di aver ricevuto una notifica di contatto stretto di COVID-19 da Immuni, e seguire le sue indicazioni.
2/
"Rimani a casa per i 14 giorni successivi alla data del contatto"
Nell'attesa, l'app suggerisce di controllare i sintomi (temperatura, mal di gola, tosse, raffreddore o naso chiuso, difficoltà respiratoria, dolori muscolari, perdita o alterazioni di olfatto o gusto, diarrea).
3/
Il Responsabile anticorruzione e per la trasparenza della Regione Piemonte respinge l’istanza di riesame, confermando il rifiuto all’accesso civico ai dati dei contagiati, divisi per comune, con cui è generata la mappa regione.piemonte.it/web/covid-19-m…. #FOIA#opendata 1/
Se il primo rifiuto non era stato, di fatto, motivato, in questo caso il Resp. afferma che “le pubbliche amministrazioni non sono tenute a elaborare dati in proprio possesso al fine di soddisfare le richieste di accesso”, richiamando l’orientamento e le FAQ dell’ANAC.
2/
La FAQ 2bis, punto 4, però, è sufficientemente chiara, la PA “deve consentire l’accesso ai documenti, ai dati ed alle informazioni così come sono già detenuti, organizzati, gestiti e fruiti”.
Esattamente quello che era stato richiesto: i file che alimentano la mappa.
3/
Gli interventi della Ministra Catalfo e del Presidente Tridico su #INPSDown confermano, come ipotizzato fin da subito dagli esperti, che i fatti del 1 aprile non sono stati causati da un attacco hacker (come comunicato a caldo), ma da problemi interni di cache.
1/
La relazione INPS a cui fanno riferimento (non ancora disponibile) in sintesi sembra dare la colpa della cattiva configurazione della CDN ai tecnici Microsoft che “ha messo a disposizione tutte le risorse professionali indispensabili per configurare l’ambiente target”.
2/
La vera notizia è la conferma del secondo data breach: “Relativamente alla procedura del bonus Baby-Sitting è stato rilevato che alcuni utenti hanno potuto consultare le domande trasmesse da altri utenti”, di cui si è parlato troppo poco. 3/
Facendo un passo indietro, dopo quasi 2 mesi di approfondimenti sul #ContactTracing digitale, ad oggi, non sono convinto possa essere uno strumento anche solo minimamente utile.
Poco ma sicuro: l’app *non sarà* la soluzione definitiva e quelle sulla privacy non sono "fisime".
1/
La protezione dei dati personali coincide con la protezione delle persone e, come scrive meglio di me @lucabolognini, chi non l’ha capito vive nel passato.
Serve trasparenza, servono scelte motivate, servono garanzie, in poche parole serve una DPIA. agendadigitale.eu/sicurezza/priv…
2/
Come se non bastasse, le app di #ContactTracing sono un campo minato di problemi etici, prima che tecnologici.
Lo scrive il Prof @Floridi: per raggiungere la quota % di installazioni ritenute utili servono incentivi (e non penalizzazioni per chi non la vuole/può installare).
3/
In un momento in cui sarebbe necessaria la massima trasparenza, l’Italia sceglie la soluzione di #ContactTracing digitale più opaca, di cui non è disponibile un whitepaper e sul tavolo già prima della fast call. È legittimo chiedersi a cosa siano serviti bando e task force. 1/
Dell'app conosciamo troppe poche cose per poter fare una valutazione.
Dall'Ordinanza del Commissario Straordinario emerge "la conformità al modello europeo delineato dal Consorzio PEPP-PT e per le garanzie che offre per il rispetto della privacy". governo.it/sites/new.gove…
2/
La cosa non è molto rassicurante, considerato il recente cambio di rotta del progetto PEPP-PT: a quanto pare è stato rimosso l'approccio decentralizzato #DP3T.
Le accuse di @mikarv sono molto forti, in due parole "un cavallo di troia".
h/t @Clodo76 3/