Dicerie. Messe in giro per screditarmi. In fondo voi conoscete bene la mia storia. Film, libri, persino cartoni animati hanno raccontato le mie gesta.
Tutti concordi nel ritenermi un buon sovrano.
Lui era malvagio e usurpatore.
Mio fratello Giovanni, intendo.
«Scusa Riccardo, sono Johannes. Non vorrei contraddirti, ma qualcuno ha riassunto con altre parole la tua vita e il tuo regno.
Ti ha descritto diversamente.
Precisamente come un «cattivo figlio, cattivo fratello, cattivo marito e pessimo re».
Ma che dici. Non hai visto i film su Robin Hood, l’eroe che rubava ai ricchi per dare ai poveri?
Viene raccontato molto bene l’amore che il popolo aveva per me. Tutti aspettavano il mio ritorno, lottando contro mio fratello Giovanni. Lui sì che era cattivo.
«Ho visto quei film. Anche tutti quei bei cartoni animati.
E pure letto il libro “Ivanhoe” di Walter Scott. Un po’ tutto romanzato, non credi? Non dico che sei stato uno dei peggiori sovrani della storia inglese, però...
Comunque se vuoi confutare certe dicerie, ti ascolto».
Certo. Cominciando dal cattivo figlio? E quando mai. Dopo la morte di Enrico e Goffredo, due dei miei fratelli, mio padre, Enrico II detto Cortomantello, voleva dividere i suoi possessi tra me e mio fratello Giovanni. Che avrei dovuto fare? Spettava tutto a me, solo a me.
«Quindi hai pensato bene di chiedere l’aiuto del re di Francia, Filippo Augusto e, all’ennesimo rifiuto di tuo padre, avete mosso insieme contro di lui.
Per non essere catturato tuo padre fuggì da Le Mans in fiamme, per poi morire a Chinon, «prostrato dalla fatica e dal dolore».
Però ero il cocco di mamma Eleonora, non lo puoi negare. E poi le discordie in famiglia erano nella natura di noi Plantageneti.
«…dall’eredità dei nostri avi, che nessuno di noi debba amare l’altro, sicché il fratello lotterà contro il fratello e il figlio contro il genitore».
«Cocco di mamma? Intendi Eleonora d'Aquitania?
La moglie ripudiata per adulterio dal re di Francia Luigi VII? Che ha poi sposato tuo padre, Enrico II, aizzandogli contro voi figli, tanto da costringere tuo padre a rinchiuderla per anni?».
Non ti rispondo nemmeno Johannes.
Ti confermo che sono stato un grande Re.
Magari hai qualcosa di dire di negativo anche sulla mia partecipazione alla Terza Crociata.
Nessun re d’Inghilterra aveva mai partecipato a una spedizione simile.
«Beh, qualcosa sul modo di procurarti i fondi ce l’avrei. Hai fatto imprigionare il vecchio Raul Granville pretendendo 15.000 sterline.
Hai venduto l’Arcivescovo di York per 2.000 sterline.
E liberato il re di Scozia per 10.000 marchi.
Senza contare tutte le tasse».
Era l’unico modo per finanziare la Crociata.
E quel “cattivo marito”?
Hai qualcosa da dire anche su mia moglie Berengaria di Navarra? Mamma ci teneva tanto al nostro matrimonio visto che i possedimenti in Francia di Berengaria confinavano con i suoi. Ci siamo sposati a Cipro.
«Vero. Racconta perché non avete avuto figli. Difficile, visto che avete vissuto sempre separati. Lei ti era devota. Vescovi e abati rimproveravano continuamente la tua vita peccaminosa». (Berengaria è stata l'unica regina d'Inghilterra a non mettere mai piede sul suolo inglese)»
Va bene, ho capito. Non serve a niente discutere con te. Però sono stato io a partire per liberare Gerusalemme.
A rischiare la vita. A sfidare Ṣalāḥ al-Dīn Yūsuf ibn Ayyūb, il Saladino.
A sconfiggerlo, il grande Saladino.
«Certo. Il primo a partire per la Terra Santa, ma l’ultimo ad arrivare. Te la sei presa comoda.
Il sud della Francia, le coste italiane, il porto di Ostia, la mitica scuola medica di Salerno e poi la Calabria.
Per poco non ti facevano a fettine quando rubasti quel falcone».
PAURAAA. Effettivamente in Calabria ho rischiato grosso. Con un solo cavaliere al seguito avevo decine di contadini armati di falci e forconi che mi correvano dietro per farmi la pelle.
Fu per quell’episodio che una vota arrivato in Sicilia i bottegai misero in atto una serrata
«In Sicilia ti sei fermato tutto l’inverno. Troppe le mete turistiche?
Comunque hai trovato pure il tempo di liberare tua sorella Giovanna rinchiusa dal re Tancredi nel castello della Zisa. Cominciarono allora a chiamarti Cuor di Leone, ma non per il motivo che credi».
E vogliamo parlare dei miei atti di valore in terra Santa?
Di tutte le mie sfide in battaglia?
Delle mie conquiste, come San Giovanni d’Acri e Ascalona?
E che dire del fatto che sono riuscito a sconfiggere il grande Saladino?
«Beh, se alla fine non sei riuscito a liberare Gerusalemme un po’ di colpa è tua.
Hai litigato con tutti i tuoi alleati.
Prima con l’ex amico Filippo Augusto di Francia, che se n’è tornato a casa.
Poi con il duca Leopoldo d’Austria.
Gli hai calpestato le insegne, ricordi?»
Lo so. Ho avuto qualche eccesso.
Oltre alla lussuria e l’avidità anche la violenza.
Però, mio caro sa tutto, erano difetti di quasi tutti i regnanti dell’epoca.
Comunque per quei litigi, a mia giustificazione, le continue febbri che mi colpirono in Terra Santa.
«Ho letto delle febbri. E ho letto anche che fu lo stesso Saladino a inviarti della frutta da Damasco. Persino qualcosa per rinfrescarti dall’arsura dovuta alla temperatura alta del tuo corpo. E tu come hai ricambiato quelle “gentilezze”? Devo ricordarti il massacro di Ayyadieh?»
Calma. Dopo averlo sconfitto l’accordo era chiaro. Saladino doveva versarmi 200.000 bisanti.
Non mi ha pagato e scaduto il termine ho preso i 2.700 prigionieri musulmani e ho tagliato loro la testa.
Fra l’altro come avrei potuto portameli dietro.
«Non mi sembra un buon motivo.
Comunque non ti ha certo giovato. Una volta arrivato a Giaffa hai chiesto a Safadino, fratello di Saladino, di consegnarti Gerusalemme e la vera Croce.
Richiesta rimandata al mittente.
Poi venisti a sapere di Giovanni».
Già. Giovanni quel maledetto fratello senza titoli e possedimenti.
In fondo era il più piccolo, che voleva?
Quando ero partito gli avevo affidato la reggenza e lui? Voleva usurparmi il trono, quel fellone.
«Già, Senza titoli e possedimenti.
Per quello era chiamato Giovanni senza Terra.
Ti ricordo che era per colpa tua.
Tuo padre aveva lasciato a te l’Inghilterra e la Normandia.
A Giovanni aveva riservato l’Aquitania.
Ma a te non andava bene».
Quel "vecchio" e triste uomo che era mio padre non aveva altro affetto che per Giovanni. Voleva bene solo a lui.
Comunque si è fatto tardi e francamente mi sono stancato. Proseguiamo domani.
Che la notte ti porti consiglio.
E se nel frattempo studia.
Johannes, ci sei? Sotto trovi il link della nostra conversazione di ieri dove mi hai accusato di essere un «cattivo figlio, cattivo fratello, cattivo marito e pessimo re».
Come mai allora per l’immaginario collettivo sono da sempre un personaggio mitico? bit.ly/3cFLfiJ
«A dire il vero ho detto che malgrado letteratura e cinema ti abbiano descritto come un buon sovrano, alcuni hanno parlato di te in altri termini. Punto.
Comunque continua.
Sei rimasto a quando venisti a sapere che tuo fratello Giovanni era sul punto di usurparti il trono».
Vero. Giovanni, quel caro fratello a cui mio padre aveva riservato il suo più grande affetto.
E’ così. Non aveva occhi che per lui. Che dovevo fare?
Ho lottato per difendere quello che mi spettava.
Puoi farmene una colpa?
E poi erano tradizioni di famiglia tutti quei litigi.
Non potevo mancare proprio oggi, 23 giugno 1992, davanti al Palazzo di Giustizia di Palermo.
Siamo in tanti, almeno diecimila, a ricordare la morte, avvenuta esattamente un mese fa, di Giovanni Falcone, di sua moglie Francesca e di Vito, Rocco e Antonio, gli agenti della scorta.
1.950 metri ci separano dalla casa di Falcone.
Il corteo si è avviato.
E’ un pomeriggio assolato e dentro tutti noi c’è tanta rabbia, tanta tristezza.
Negli ultimi due anni sono stati oltre 200 gli uomini uccisi dalla mafia. Uomini di Stato e non solo.
Ho visto nel corteo la moglie di Libero Grassi.
Quante vittime. Troppe. Ognuno con la sua storia.
Mentre ci incamminiamo ripenso a una di quelle vittime invisibili, che ormai nessuno ricorda più.
Vorrei poter far conoscere a tutti la sua storia.
Ormai dimenticata.
«Sono sei miglia al largo di Avezzano, altezza duemila piedi. Posso scendere?»
«Non c’è traffico. Scendete pure»
Sono quasi le 19. E’ una bella domenica e ho approfittato per fare un volo d'addestramento a bordo di questo stupendo Augusta Bell 205.
E’ un elicottero nuovo e moderno rispetto al vecchio Agusta Bell 47 G 3B-1 con cui ho operato per tanto tempo.
Quante missioni abbiamo compiuto insieme.
E quante vite ho salvato nelle oltre 3.500 ore di volo.
Le ricordo tutte, sapete? Quante vite di preciso? Parecchie. Basta contare gli omini stilizzati sulla carlinga del mio vecchio elicottero.
Dicono che sono un pioniere dell’elisoccorso in Italia. Vero. Le prime tecniche di salvataggio di persone in mare sono mie.
Nel thread di ieri sera, che potete leggere nel link sotto, vi ho raccontato perché sono arrivato alle Termopili.
E come ha aggirato i greci grazie a un certo Efialte che mi ha rivelato un sentiero nascosto tra le montagne. Andiamo avanti. bit.ly/39m9e3j
Anni fa i Focesi hanno costruito un muro alle Termopili per difendersi dai Tessali. Quando i miei uomini sono andati in avanscoperta hanno visto alcuni greci “intenti in parte a compiere esercizi fisici in parte a pettinarsi le chiome”.
Il resto allora è dietro quel muro.
Ho saputo che dopo varie consultazioni Leonida ha preso la decisione di rimandare indietro il grosso dell’esercito greco rimanendo con i suoi 300 spartani e i 700 opliti tespiesi a difendere le Termopili.
Un sacrificio per permettere loro la ritirata?
Se è così è un folle.
Esagerato. Parlo dello storico Erodoto, considerato da Cicerone come il «padre della storia».
Secondo lui oggi il mio esercito è composto da oltre cinque milioni di uomini tra guerrieri e personale di supporto.
In più ho 1.207 triremi e circa 3.000 navi da trasporto.
Ma dai.
Siamo tanti, non discuto, ma mai quel numero.
Messi su una strada sola, fossero cinque milioni di uomini, oggi l’avanguardia sarebbe qui alle “porte calde”, mentre la retroguardia ancora ai confini della Persia.
Assurdo.
Come potrei sfamare e dissetare milioni di uomini?
Sinceramente non mi sono messo a contarli uno per uno, ma penso di aver a disposizione circa 200.000 uomini e circa 1.000 navi tra triremi e trasporto.
Un bell’esercito comunque.
Sufficiente per fare quello che non è riuscito a mio padre.
Che ci faccio seduto su una panchina negli spogliatoi dello stadio “The Dell”, lo stadio dei Saints?
Semplice.
Perché questo è il mio stadio. E il Southampton la mia squadra. La squadra dove gioco da sedici anni ormai.
E oggi sono triste, molto triste.
E' passato più di un secolo. Questo stadio infatti è stato costruito esattamente 103 anni fa, nel 1898.
Qualche anno prima, il 21 novembre 1885, i parrocchiani di St. Mary avevano fondato una squadra di calcio, i The Saints, i Santi. Pur senza avere uno stadio di proprietà.
Per questo ne avevano costruito uno nel nord-ovest di Southampton e lo avevano chiamato “The Dell”.
Uno stadio che a oggi ha visto una sola grande vittoria.
La FA Cup nel 1976. 1-0 a Wembley contro i favoriti del Manchester United. Pur giocando, i Saints, in seconda divisione