Notte degli #Oscars un po' del cavolo, nei toni raffazzonati propri di questi ultimi dodici mesi: in diretta da una stazione ferroviaria, con un pezzo soul di Stevie Wonder per ricordare i defunti del 2020, con il Miglior Film premiato prima dei Migliori Attori...
...e i Migliori Attori che parlano per un totale di 30 secondi (il solo discorso di Frances McDormand, perché Anthony Hopkins alle 5 del mattino ha pensato bene di rimanersene a Londra a dormire).
Vincono due attori giganteschi per due film non così giganteschi, in cui curiosamente entrambi recitano quasi nel ruolo di sé stessi: il protagonista di "The Father" si chiama Anthony e dice di essere nato il 31 dicembre 1937 (proprio come Hopkins)...
mentre la protagonista di "Nomadland" si chiama Fern (che suona quasi come "Fran") e in una scena rivela a una segretaria le prime tre lettere del suo cognome: M-C-D.
Un anno di cinema bellico che speriamo di non rivedere mai più, in cui quasi tutti i film mainstream hanno abdicato alle loro due funzioni principali: sognare, e far sognare.
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10 anni fa, il #27aprile 2011, nella sala stampa dello stadio Santiago Bernabeu, José Mourinho da Setubal divise definitivamente il mondo in mourinhisti e guardiolisti. Lo fece con sole sei lettere e un punto interrogativo: ma come lo fece, merita un THREAD.
Nell'aprile 2011 Madrid e Barça devono incontrarsi per 4 volte nell'arco di 18 giorni: Liga, finale Coppa del Re e semifinale Champions. Il clima è teso fin dallo scontro in campionato, il meno importante (1-1): sintomatico questo gesto di Messi che infiamma subito il Bernabeu.
Dopo il 5-0 del novembre 2010 e il pareggio in campionato, il Real inverte il trend psicologico vincendo 1-0 ai supplementari la finale di Coppa a Valencia, festeggiandola come una Champions. Guardiola, del resto, non si lascia certo scivolare addosso la cosa.
Il Principe #Filippo era il Michael Scott della famiglia reale britannica, esempio involontario ma micidiale di humour inglese. Agevolo qui sotto la top 10 delle sue gaffe più memorabili.
10)
1967: "Principe, accetterebbe di fare un viaggio a Mosca per alleviare la tensione della Guerra Fredda?"
"Volentieri! Anche se quei bastardi hanno ammazzato metà della mia famiglia"
9)
1999, rivolto a John Taylor, Baron Taylor of Warwick, membro della Camera dei Lord di origini giamaicane:
"Da quale esotica regione del mondo proviene lei?"
"Da Birmingham"
30 anni fa, il #20marzo 1991, uno dei giorni più bui della vita dell'Associazione Calcio Milan: si spengono un lampione del Vélodrome di Marsiglia e il lume della ragione di uno dei più importanti dirigenti italiani del dopoguerra: e rien ne va plus. Thread!
Sul Milan 1990-91 inizia a tirare una brutta aria già a novembre: nei minuti finali di un faticoso passaggio del turno contro il Bruges, Van Basten sbraccia maldestramente sullo zigomo di Pascal Plovie, rimediando il cartellino rosso e 4 giornate di squalifica.
Già derubato dal Benfica nella semifinale dell'anno prima, l'Olympique Marsiglia è un'ottima squadra. Lo dimostra palleggiando in faccia ai bicampioni uscenti e strappando a San Siro un meritato 1-1 che mette in discesa la partita di ritorno: a Gullit risponde Papin.
A poche ore da #StellaRossaMilan, romanzo in 30 capitoletti sui due giorni che cambiarono per sempre la storia del Milan e del calcio italiano: 9 e 10 novembre 1988, Marakana di Belgrado, ottavi di finale di ritorno di Coppa dei Campioni.
Eliminati al primo turno i modesti bulgari del Vitocha Sofia, il Milan - al ritorno in CoppaCampioni dopo nove anni - viene sorteggiato con l'insidiosa Stella Rossa, avversario di "media levatura" piuttosto oscuro per le poche notizie che ancora giungono da oltrecortina.
Per esempio, in pochi conoscono il genio e la classe di Dragan "Piksi" Stojkovic, 23enne capace di duetti sopraffini con il suo pari grado Dejan Savicevic, 22 anni appena compiuti, che mettono in seria difficoltà il Milan a San Siro: 1-1, e menomale che c'è Virdis.
"Questo è spettacolo!". 40 anni fa, il #12febbraio 1981, usciva nei cinema italiani "Toro Scatenato". MEGA-THREAD su un film gigantesco che ha seriamente rischiato di non essere mai girato - e se invece esiste, è un po' merito persino di Renzo Arbore. Ma andiamo con ordine...
1974, Sicilia. Robert De Niro sta girando Il Padrino Parte II, in cui interpreta Vito Corleone da giovane (interpretato nella Parte I da Marlon Brando). Nelle pause divora "Raging Bull: My Story", biografia del pugile Jake LaMotta, campione mondiale dei pesi medi 20 anni prima.
Tornato in America ne parla all'amico Scorsese: perché non ci facciamo un film? Ma Scorsese non ama lo sport, tantomeno la boxe: la considera troppo violenta, e poi diamine, ci sono già troppi film sulla boxe, ancora la solita storia di violenza, sofferenza e riscatto?
Guarda il litigio tra i due tennisti italiani! Guarda la rissa tra Ibra e Lukaku! Guarda il gestaccio di Conte e gli insulti di Agnelli! Lo sport è meglio di così, certamente; ma d'altra parte...
...se venti secondi di normali baruffe dettate dallo stress, dal nervosismo o banalmente dalla natura umana coprono match a volte tiratissimi e appassionanti, in grado di fornire decine di spunti tecnici, tattici e psicologici, forse il problema non è lo sport ma chi lo racconta.
Come poi anche la politica, o qualunque altra cosa (guarda la lite tra Mastella e De Magistris! Guarda lo scontro tra i due virologi!).