A poche ore da #StellaRossaMilan, romanzo in 30 capitoletti sui due giorni che cambiarono per sempre la storia del Milan e del calcio italiano: 9 e 10 novembre 1988, Marakana di Belgrado, ottavi di finale di ritorno di Coppa dei Campioni.
Eliminati al primo turno i modesti bulgari del Vitocha Sofia, il Milan - al ritorno in CoppaCampioni dopo nove anni - viene sorteggiato con l'insidiosa Stella Rossa, avversario di "media levatura" piuttosto oscuro per le poche notizie che ancora giungono da oltrecortina.
Per esempio, in pochi conoscono il genio e la classe di Dragan "Piksi" Stojkovic, 23enne capace di duetti sopraffini con il suo pari grado Dejan Savicevic, 22 anni appena compiuti, che mettono in seria difficoltà il Milan a San Siro: 1-1, e menomale che c'è Virdis.
Intervistato a fine partita da Zuccalà, Carlo Ancelotti non sembra troppo impressionato: "Se abbiamo vinto a Madrid..." (in riferimento a un'amichevole di due mesi prima al Bernabeu, finita 0-3). Notate in sottofondo "Milan Milan", il nuovo inno appena portato a San Siro.
A proposito di Milan-Stella Rossa, formidabile l'aneddoto raccontato anni dopo da Federico Buffa, sospeso tra realtà e leggenda: sua madre che trova il proprio posto al primo anello verde occupato dallo squadrone delle Tigri di Arkan.
Il grande cruccio di Sacchi si chiama Gullit: Ruud non sta bene, si è stirato al bicipite femorale sinistro nella partita del 6 novembre a Verona e quasi certamente salirà sull'aereo per Belgrado solo in veste di turista. Spazio a "Indiana Jones" Virdis...
...anche se la fiammella della speranza rimane accesa: gli ultimi test, svolti in gran segreto nel corridoio dell'ottavo piano dell'hotel InterContinental (nome benaugurante), avvengono sotto gli occhi del guru Ted Troost, caricato apposta su un charter la mattina della vigilia.
La sera del 9 novembre 1988 - un anno esatto prima che venga giù il Muro - Gullit va dunque in panchina. Questo è l'undici titolare del Milan secondo la grafica della tv jugoslava, un po' a digiuno di calcio italiano.
A questo punto la Cronaca si fa Storia: dopo un primo tempo bloccatissimo finisce 0-0, nell'intervallo cala sul Marakana un nebbione leggendario che rende impossibile giocare a pallone. Dal nulla un boato: ha segnato Savicevic, la Stella Rossa è in vantaggio.
Ma passano solo pochi minuti e l'arbitro tedesco occidentale Pauly è costretto a prendere atto che non si può andare avanti: al 57' la partita viene sospesa, tra i sospironi dei milanisti e le rimostranze degli jugoslavi. Perché, cosa prevede il regolamento UEFA?
Il regolamento prevede che una partita sospesa per maltempo debba essere recuperata il prima possibile, magari già il giorno dopo. E debba ricominciare DA CAPO, annullando quei 57 minuti in cui il Milan è stato impotente e paralizzato: non sono mai esistiti.
Fanno eccezione Virdis e Ancelotti, indisponibili nel replay perché squalificati. Le circostanze dell'espulsione di Pietro Paolo, mai del tutto chiarite, vengono qui riassunte nel celebre aneddoto di Sacchi negli spogliatoi.
Che notte quella notte. Il protagonista diventa Paolo Taveggia, il direttore organizzativo del Milan che deve sistemare per la notte un centinaio di tifosi che non riescono a ripartire e poi, a notte fonda, decide di andare a visitare il locale notturno più bello di Belgrado...
Il giorno dopo si riparte da 0-0. Stavolta alle 13, con un settore ospiti decimato dalle circostanze ma ancora con diversi irriducibili, mentre i 90mila del Marakana hanno ottenuto di presenziare al replay con lo stesso biglietto.
Divorato dall'agitazione, Galliani esagera: "Saranno in 120mila". Ma Gullit, battutista formidabile, risulta definitivo anche se fatica a reggersi in piedi.
In campo, allora: al posto di Ancelotti Sacchi schiera Colombo, mentre per sostituire Virdis è costretto a ripiegare sul 19enne Mannari, "Lupetto" per gli amici, "Grazzianno" per l'impagabile regia jugoslava (ma hanno imparato a scrivere Sacchi).
La partita assume subito connotati scabrosi. Al 4' una maldestra svirgolata di Vasilijevic manda il pallone ben oltre la linea di porta, ma Pauly e il suo assistente restano incredibilmente imperturbabili, nell'indignazione di Pizzul. Il replay farebbe impallidire Muntari.
Ben altro Milan affronta però la sfida: ora Sacchi e i suoi ci vedono chiaro e passano dopo la mezz'ora con un colpo di testa di Van Basten su splendido cross di Donadoni.
Ma, come all'andata, il pareggio arriva rapidissimo: Savicevic lancia Stojkovic che fulmina Galli sotto la traversa.
Il primo tempo è agli sgoccioli quando un duro contrasto con Vasilijevic (evidentemente l'uomo del destino) fa vivere momenti tremendi a Donadoni e a tutta Italia: il dottor Monti gli salva letteralmente la vita, mentre i compagni assistono disperati (guardate Maldini a 1:59).
Ripreso per i capelli, Donadoni viene portato in tutta fretta all'ospedale, mentre Sacchi manda in campo un Gullit in forma impresentabile. Ma a Belgrado 1988 nessuno lo sa: il Tulipano Nero semina il panico, e intanto sveglia con uno schiaffetto un Maldini ancora sotto shock.
Poi succede ben poco, tra due squadre stanche e preoccupate di non commettere errori - specie un Milan praticamente in dieci. Il freddo polare paralizza la verve di Van Basten, Stojkovic e Savicevic: i supplementari sono una soluzione obbligata.
Non accade nulla di apprezzabile fino al 115', quando Sacchi - pensando già ai penalty - si gioca il secondo cambio sostituendo Mannari con il 17enne Massimiliano Cappellini da Bollate, credendolo all'altezza di tirare un rigore in un ottavo di CoppaCampioni.
I supplementari sfumano in un clima irreale, con i 100mila del Marakana che per riscaldarsi e fare atmosfera accendono migliaia di fiammelle che stregano anche l'intirizzito Bruno Pizzul, che sfodera per l'ennesima volta la sua pronuncia di "Crvena Zvezda".
E iniziano i rigori. Van Basten si rifiuta di tirare il primo: è Baresi a rispondere al gol di Stojkovic. Il 19enne Prosinecki fa 2-1, poi il Cigno - che si è ritagliato un paio di bermuda artigianali sotto i calzoncini - trasforma splendidamente il rigore del 2-2.
Finché Dejan Savicevic inizia a scalpellare il proprio posto nel cuore dei tifosi milanisti, sconciando un rigore che verrà sapientemente citato da Paolo Montero a Manchester 2003.
Evani non ha l'abitudine di tradire nelle grandi occasioni, e non l'avrà nemmeno in futuro: contrariamente a quel che fanno spesso i mancini, non incrocia ma apre il sinistro e spiazza Stojanovic.
Tocca a Mitar Mrkela, attuale direttore sportivo della Stella Rossa, ma la pressione lo schiaccia: Giovanni Galli si allunga a destra e para.
Il quarto rigorista dovrebbe essere proprio lui, Cappellini! Ma prima di presentarsi dal dischetto Rijkaard fa notare a Sacchi che "il bambino" sta tremando: allora tirerà lui il quarto, e il quinto eventualmente Costacurta. E Frankie, invece, non trema.
Così finiscono, in gloria, due giorni cruciali per la storia del nostro calcio. E Donadoni? Ecco la testimonianza diretta di Sandro @Sabatini, all'epoca giovane inviato a Belgrado per Tuttosport.
10 anni dopo, il 29 settembre 1998 - ironia della sorte, giorno del compleanno di Berlusconi - Arrigo Sacchi tornerà a Belgrado da allenatore dell'Atletico Madrid per incontrare in coppa UEFA il piccolo Obilic. E ritroverà un uomo a cui non è ancora passata.
(E oggi si parlerà di Belgrado 1988 e di Belgrado 2021 anche alle 14 su @RadioRossonera nella sesta puntata di "Glory Days", insieme a @_BeatriceSarti! )

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