ArigaTokyo! I Giochi 2020/2021 sono finiti: non li dimenticheremo mai. Brainstorming di storie, facce, imprese, cose notevoli di #Tokyo2020 in 26 diapositive in ordine casuale.
1) Mauro Nespoli che spacca il bersaglio con un 10 perfetto nella semifinale dell'individuale contro il taiwanese Tang: la meticolosità di chi ha aspettato 5 anni, la precisione del grandissimo atleta.
2) Le lacrime di disperazione della tedesca Annika Schleu, prima a metà gara nel pentathlon moderno prima di incappare nel sorteggio del cavallo sbagliato e mandare tutto all'aria: simbolo di uno sport illogico e crudele, come del resto talvolta è la vita.
3) L'esultanza da orgasmo di Dean Boxall, l'allenatore australiano di Ariarne Titmus, pochi secondi dopo che la sua allieva ha incenerito Katie Ledecky nei 400 stile libero.
4) La punta del doppio pesi leggeri di Valentina Rodini e Federica Cesarini, 14 centesimi più veloci delle francesi: il secondo oro dell'Italia e la prima inversione di tendenza di un'Olimpiade in cui iniziavamo a sentire puzza di bruciato dopo la prima settimana.
5) L'urlo meravigliato e sconcertato di Giorgia Bordignon, argento nei 64 kg, simbolo della grande rivelazione italiana a Tokyo: il sollevamento pesi che torna a casa con tre medaglie, dopo che non ne vincevamo dal 1984.
6) La realtà romanzesca: il Canada che vince il suo primo titolo internazionale nel calcio femminile, battendo la Svezia grazie al rigore decisivo, di sinistro, di Julia Angela Grosso.
7) Il folle tuffo a bordo campo del ct Laurent Tillie su una schiacciata di Wilfredo Leon nel tie-break del quarto di finale Polonia-Francia: simbolo dello spirito di una delle Nazionali più belle dell'Olimpiade, tra le maggiori sorprese di Tokyo 2020. Un oro meritatissimo.
8) I primi ori di sempre: il Qatar, le Filippine e soprattutto le Isole Bermuda, 64mila abitanti scarsi, che entrano nella mappa dell'olimpismo grazie alla vittoria di Flora Duffy nel triathlon femminile.
9) L'Olimpiade delle sorprese, del crollo (anche nervoso) di molti favoriti e dei trionfi in ottava corsia. Per informazioni chiedete al tunisino Ahmed Hafnaoui, vincitore a sorpresa di un 400 stile libero senza padroni.
10) La cultura, il rispetto, l'intelligenza, l'integrazione: tutto questo è il doppio inchino riservato da Massimo Stano ai due avversari giapponesi finiti secondo e terzo nella 20 km di marcia a Sapporo.
11) In alcune discipline il domani è già arrivato, e anche il dopodomani: nello skate femminile, specialità street, la 13enne brasiliana Rayssa Leal (argento) si congratula con la 13enne giapponese Momiji Nishiya (oro).
12) Una delle storie minori di Tokyo 2020: il russo Artur Naifonov, bronzo nella lotta libera 86 kg, originario dell'Ossezia del Nord. 17 anni fa era stato uno degli oltre 700 bambini sequestrati nella scuola di Beslan e sua madre era rimasta uccisa nel tentativo di difenderlo.
13) Che Olimpiade per San Marino, tre medaglie in un colpo solo! Il simbolo è la riminese Alessandra Perilli, bronzo nel trap e argento nella prova mista. Tre podi per un Paese da 33.860 abitanti fanno una medaglia olimpica ogni 11mila cittadini.
14) L'ammirazione, il mistero, l'inquietudine nel volto senza sorrisi della cinese Quan Hongchan, nata il 28 marzo 2007 e non particolarmente impressionata dal pensiero di aver appena raggiunto la perfezione dalla piattaforma 10 metri.
15) Quella linea obliqua bianca poco sotto la testa del giudice di sedia è la racchetta lanciata verso gli spalti (vuoti) da Novak Djokovic, atteso al crollo nervoso nella finale per il bronzo persa contro Carreno Busta. L'Olimpiade è una brutta bestia anche per i giganti.
16) L'americano Ryan Crouser, uno dei pesisti più forti di tutti i tempi, dedica il suo oro (con record olimpico) alla memoria di suo nonno Larry, scomparso una settimana prima della finale: ce l'abbiamo fatta, nonno.
17) Simone Biles atterra fuori dalla pedana nelle qualificazioni del corpo libero: il primo campanello d'allarme di un disagio liberatorio, per prendere a cazzotti l'idea malsana che i grandi atleti debbano per forza comportarsi da supereroi.
18) La stoppata da cinema di Nicolas Batum su Klemen Prepelic all'ultimo secondo della semifinale Francia-Slovenia, simbolo dello strapotere francese negli sport di squadra (tre ori e un argento nel basket maschile, secondi solo agli USA).
19) Un momento di commedia all'italiana nella notte giapponese di uno stadio vuoto: Tamberi e Barshim, gemelli diversi e uniti nel desiderio di vincere la medaglia d'oro e farla vincere anche al grande amico. Two is megl che uàn, si dice dalle nostre parti.
20) Il grandissimo Tom Daley, oro nel sincro e bronzo dalla piattaforma, sferraglia all'uncinetto in tribuna durante una gara di tuffi. Ironia, libertà, leggerezza, divertimento.
21) L'ultimo volo al volteggio dell'uzbeka Oksana Chusovitina, 46 anni, quasi il triplo dell'età di molte sue avversarie che le hanno rispettosamente reso omaggio per la sua ottava e ultima recita olimpica.
22) Atterraggio perfetto, su tendini martoriati ma finalmente obbedienti, e Vanessa Ferrari può chiudere un conto aperto da 15 anni con i Giochi Olimpici: un argento gigantesco, manifesto della resistenza e della forza mentale.
23) Gregorio Paltrinieri sfinito al traguardo degli 800 stile libero dove ha arpionato la medaglia d'argento con un numero alla Alberto Tomba. Vincerà anche un inaudito bronzo nella 10 km: al di fuori del comune di Desenzano del Garda, l'atleta italiano di Tokyo 2020.
24) L'Italia che si dispera e l'Italia che s'innamora: i venti minuti celestiali della domenica pomeriggio del 1° agosto 2021, che hanno cambiato il verso alla nostra Olimpiade, alla nostra atletica leggera e chissà a quante altre cose.
25) Piste veloci? Scarpe velocissime? Non basta, non solo per il sovrumano norvegese Karsten Warholm, che demolisce il suo record dei 400 ostacoli ed esulta con un misto di superomismo e bambinesca incredulità, stracciandosi la tuta sul petto.
26) Il treno dei desideri capitanato da Filippo Ganna, che mangia da solo 8 decimi alla fortissima Danimarca negli ultimi 600 metri e inverte il corso della finale dell'inseguimento a squadre. Anche con lui, ci rivediamo a Parigi.
POSTILLA: Correre, nuotare, saltare, lanciare o tirare di scherma, insomma tutto lo sport rimane pur sempre un fatto fisico, concreto, reale, così come il tempo e lo spazio: supremo simbolo di tutto questo, il centesimo di secondo che abbiamo risparmiato sulla Gran Bretagna.

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27 Jul
Alle 3:41 di stanotte, i quinti e ultimi 200 metri olimpici di Federica #Pellegrini. Eccovi la storia di uno dei binomi sportivi più inossidabili tra un essere umano e una gara, una specialità, un giardino di casa (che in questo caso è piscina).

(da La Stampa del 28 luglio 2002) Image
Federica si rivela al mondo a 16 anni e 12 giorni: seconda in batteria dietro la polacca Barzycka, domina la semifinale ma in finale non si accorge di Potec in prima corsia e perde per 19/100. Era Atene 2004, tanto tempo fa: tra le finaliste c'era ancora Franziska Van Almsick.
Ma un anno dopo, ai suoi primi Mondiali di Montréal, il copione si ripete, battuta per 13 centesimi dalla francese Figuès, e il broncio del podio di Atene si trasforma in un pianto dirotto ai microfoni RAI ("Questo secondo posto non vale niente"). Image
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21 Jul
-2 a #Tokyo2020 e allora ecco a voi la TOP 20 dei Fatti Strani e degli episodi più controversi (incidenti, polemiche, momenti WTF) della storia olimpica!

20) 1996: Il tragicomico ultimo tentativo dell'ucraino Roman Virastyuk, nella finale del peso maschile.
19) La cattiveria esistenziale di Charles Barkley, stella del Dream Team USA a Barcellona '92, che non resiste a tirare una gomitata all'angolano Herlander Coimbra nonostante la sua squadra sia sopra di 31 punti e leggermente superiore nei valori in campo...
18) 1992: lo sciagurato errore di valutazione dell'americano Mike Marsh che domina la semifinale dei 200 metri in 19"73 pur decidendo di rallentare negli ultimi 10 metri, bruciandosi così la possibilità di battere il record del mondo di Pietro Mennea (19"72).
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20 Jul
Entriamo ancora di più in clima Olimpiadi con la TOP 20 dei grandi momenti italiani 1988-oggi!
20) Oggi sono 25 anni da questo drammatico conflitto a fuoco che aprì Atlanta 1996, con Bizzotto a impazzire per l'oro di Roberto Di Donna: e chissà che fine ha fatto Wang Yifu.
19) Partito dallo Star Judo Club di Viale della Resistenza, Scampia, Napoli, Pino Maddaloni conquista il mondo a testa in giù - anche letteralmente, visto che erano le Olimpiadi di Sydney 2000.
18) Dramma da camera per il fiorentino Niccolò Campriani che a Rio 2016 sbaglia l'ultimo tiro per l'oro nella carabina da 50 metri, prima di scoprire che... Ritenendola una vittoria immeritata, donerà al Commissariato ONU per i Rifugiati la differenza in denaro tra oro e argento.
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19 Jul
#25annifa, il 19 luglio 1996, nel cuore della notte italiana, uno dei momenti più forti ed emozionanti della storia olimpica: Muhammad Ali, offeso dal Parkinson ma non vinto, accende il braciere olimpico di Atlanta.
Tra spalti vuoti e squadre decimate, la cerimonia di Tokyo 2020 sarà tristissima: nulla in confronto a quella 1964, quando ad accendere il braciere fu il 19enne Yoshinori Sakai, nato alle 9 del mattino del 6 agosto 1945: il primo nato nella prefettura di Hiroshima dopo la Bomba.
Molto triste - nonostante la durata extra-large - fu anche quella di Mosca 1980, in cui l'Italia sfilò senza alfiere, senza bandiera e senza nome, con una scritta che provocò ilarità generale sugli spalti, perché in cirillico CONI suona più o meno come "cavallo".
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15 Jul
Dunque il #Chievo non c'è più - forse era anche ora. Breve thread in dieci schegge sulla variabile impazzita nel panorama del calcio italiano degli ultimi vent'anni.
1) Chievo = prima papera della lunga e gloriosa carriera juventina di Gigi Buffon, che però non ebbe un approccio facile con la maglia bianconera: qui - alla terza partita assoluta del Chievo in serie A, il 15 settembre 2001 - Marazzina raccoglie l'invito a nozze.
2) "Intervistami, Monica!". Dopo un derby di Verona del 2001 vinto rimontando due gol, l'allenatore dell'Hellas (ed ex Chievo) Alberto Malesani si produsse in uno dei suoi show più memorabili (e ne ha fatti tanti).
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29 Jun
Romanzo in venti capitoli della saga di #InghilterraGermania, attesa all'ennesima curva oggi a Wembley - anche se non potrà esserci quel possente "God Save the Queen" capace di sovrastare qualunque cantante, come capì all'istante Paul Young all'inizio della semifinale 1996.
A proposito di saluti e cortesie: dopo forti pressioni del governo britannico, nel 1938 all'Olympiastadion di Berlino, davanti a 110 mila persone tra cui Goering e Goebbels, gli inglesi omaggiarono l'inno tedesco con il saluto nazista. L'immagine mette i brividi.
Fino a metà anni '60 la rivalità calcistica tra Inghilterra e Germania semplicemente non esiste: troppo più forti gli inglesi, una supremazia che culmina nel titolo mondiale del 30 luglio 1966 a Wembley. A proposito, la palla di Hurst era entrata o no?
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