Perché è necessario seguire ogni accadimento di queste ore, ogni intervista, ogni approfondimento e parlarne, confrontarsi sui Socials?
Non per la paura delle guerra.
Non per cercare conforto reciproco.
Non perché un singolo utente possa cambiare l'andamento degli eventi.
Ma per motivi concreti che riguardavano, toccano e coinvolgeranno tutti, nessuno escluso.
Eccone 6: 1) Per capire quanto ogni nazione e la sua economia siano legate le une alle altre a tutti i livelli, rendendo stupidi l'indolenza verso la politica e i movimenti che inneggiano
ad isolamento e sovranismo;
2) Perché il dissenso verso la guerra e la violenza va manifestato in ogni forma, dalla piazza ai social (lo sanno bene i regimi che manipolano i media e censurano le piattaforme) per coinvolgere chi preferisce distogliere lo sguardo, per paura o
pigrizia;
3) Perché il cliché "non possiamo fare niente" è una falsa verità che alimenta l'indifferenza diffusa in pace quanto in guerra e ci rende incapaci di decodificare ruoli, persone, decisioni e persino leggi e dinamiche geo-politiche internazionali;
4) Per dovere civico: quando iniziamo a pensare che il dialogo politico non ci riguardi, sbagliamo in modo assoluto e finiamo per rispondere solo con la paura e la rabbia, dovuta all'incomprensione su tutto ciò che ci accade;
5) Perché la conoscenza è l'unico modo per cambiare la nostra percezione di come funziona il mondo e di quanto economia, flussi migratori, accordi e scambi leghino popoli e nazioni. Tutto riguarda tutti, inevitabilmente.
Dai chip di uno smartphone ai costi in bolletta
e quelli del gas;
6) Per controbilanciare ogni stupido intendere come il più classico "che si ammazzino tra di loro", "che ci lascino in pace" o "che li bombardino tutti e via" e "Guerra! Che problema c'è?".
Lo so. E' pesante.
E' più semplice seguire il calcio, le nuove
uscite Marvel, giocare alla PlayStation e seguire le tendenze su Tiktok.
Ma quando "ci si annoia" nel seguire gli approfondimenti di un momento simile si rinuncia deliberatamente ad un livello di comprensione richiesto e obbligatorio.
...e quando domani le cose cambieranno
per tutti, quando l'Europa non sarà più la stessa, ignoranti di tutto seguiremo solo l'istinto, senza strumenti adatti a ragionare.
Alimentando ancora, ancora e ancora estremismi di ogni genere: dalle violenze in piazza agli egoismi dimostrati durante la pandemia, fino al
nazionalismo e ogni altro picco analogo.
Il resto è un alibi.
Sic est.
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Come si contrasta un folle che non teme di scagliare il pianeta in una guerra nucleare?
La mediazione con lui non serve, è chiaro anche agli scemi.
Ragionare non si può: è una #lucida#dissennata#follia#pianificata quella che osserviamo.
Lo si priva del sostegno, quindi, in ogni modo possibile.
Dal suo entourage ai finanziatori diretti fino alle realtà fiorite sul commercio internazionale, dal sostegno pubblico (#Putin si appresta a chiudere #Meta/ #Facebook in #Russia al quale chiedeva di
applicare il #factchecking -pensa te) alle cascata di effetti a catena che riguardano anche il famoso #swift (Francia e Germania sono adesso orientati verso il blocco, noi seguiremo a ruota come è giusto che sia).
Le parole sono importanti.
Soprattutto in rapporto alla figura che le usa ed al suo raggio d'azione comunicativo.
Macigni mass-mediatici che diventano pilastri della narrazione tossica sulla quale fare perno per ottenere consenso (internamente) o "motivazioni" #Ucraina
e persino quell'arrogante "diritto di agire" reclamato dal peggiore #PUTIN.
Dal surreale "denazificare" (detto da chi si sta comportando come i nazisti respinti a #Stalingrado) alle pretestuose parole di #Lavrov sentite oggi, fino a quelle non espresse dalla #Cina.
E' un gioco della percezione sfruttato da chiunque.
Pericoloso soprattutto quando si #sovvertono i concetti.
"#denazificare" è uno di quelli chiave.
Sovvertire parole e concetti è una vergognosa abitudine trasversale.
La conosciamo bene anche in Italia.