In queste ore si tornano a leggere tweet del tipo "anche noi abbiamo bombardato le città!" in riferimento all'attacco NATO sulla #Serbia del 1999.
Un🧵di impressioni personali sulle interpretazioni delle 2 guerre, sul rossobrunismo e sull'equidistanza impossibile.
Non mi addentro sulle - tante, troppe - differenze specifiche e di contesto, che meriterebbero un'analisi a sé stante, né sugli aspetti tecnici militari. Questo thread vuole analizzare per lo più l'impatto pubblico dei 2 eventi e i pensieri che hanno generato.
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C'è una questione di "coerenza". Se all'epoca fu un'ingiustizia - e concordo che lo fu - perché non dovrebbe esserlo anche oggi? Perché non dovremmo indignarci anche oggi? Se fu sbagliato allora, perché ripetere l'errore oggi chiamando in causa una presunta incoerenza?
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Una delle cose che si legge di più è che i bombardamenti NATO avvennero nel silenzio totale, nell'indifferenza, senza provocare indignazione, proteste o reazioni. Falso.
A meno che non foste neonati o abbiate subito una perdita di memoria, le reazioni furono enormi.
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Si mobilitò la popolazione - la partenza degli aerei da Aviano rendeva molto vicina la cosa -, la società civile, e la politica.
Lo scontro politico durante il primo governo D'Alema fu forse più acceso che oggi: l'esecutivo sostenne l'intervento ma la maggioranza si spaccò.
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Questo per riconfermare che l'operazione allied force non avvenne nel silenzio, fu un tema di dominio pubblico, proprio come il sostegno all'Ucraina, ma all'epoca forse c'erano più divisioni.
E queste avrebbero presto messo a nudo i cortocircuiti della sinistra italiana.
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Al di là delle importanti questioni di diritto internazionale (allied force non ebbe avallo ONU), c'era anche la convinzione che si andava a bombardare un paese socialista, guidato da un leader socialista, che l'occidente puniva per le sue politiche (socialiste).
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Invece, quella Jugoslavia - a cui Milosevic rimosse la parola "socialista" dal nome e la stella dalla bandiera - era un surrogato del paese guidato da Tito, un tentativo di sopravvivergli. E attraverso una politica antitetica proprio alla Jugoslavia socialista: il nazionalismo
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Sul perché #Milosevic non era socialista ne ho scritto qualche anno fa.
Quel che mi sento di dire è che quegli eventi e i relativi dibattiti contribuirono a sviluppare quel virus che ha infettato anche parte della sinistra italiana: il rossobrunismo
Una posizione che si è radicata politicamente non tanto a sostegno di un'ideologia, ma in opposizione all'imperialismo occidentale.
Ed è la stessa cosa che succede oggi. Molte persone "di sinistra" credono che "sì, la Russia sbaglia, ma è colpa della NATO".
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Da qui sono nate bizzarre equidistanze, che portano quasi a pensare che in Ucraina ci siano aerei, carri e truppe NATO, che i bombardamenti russi colpiscono parchi giochi NATO poiché la NATO ha colpito il ponte di Kerch e perché il generale NATO Zelensky "ha esagerato" 🤷♂️
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L'equiparazione delle fazioni genera quindi un invito alla pace e alla negoziazione che è fine a sé stesso e che suona - razzisticamente - tipo: "Pace, carote e patate", Crimea e Donbass di qua, tutto il resto di là; adesso lasciate noi ricchi occidentali in pace, e al caldo.
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Curioso invece che nel 99 l'invito del pacifismo era unilateralmente rivolto alla NATO: fermare le bombe. Perché l'aggressione fu unilaterale e lo squilibrio di forze enorme.
Nessuno osò dire che la Serbia esagerò abbattendo l'unico F117 che avrebbe abbattuto in quei 78 giorni
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Oggi chi sostiene l'Ucraina, si oppone a Putin e dice che non si possono legittimare annessioni militari viene definito guerrafondaio, analista con elmetto e altre boiate con cui si cerca di celare l'incapacità di condannare chi dice di combatter imperialismo occidentale
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Qui il parallelismo deve fare i conti col contesto dei combattimenti in Kosovo, cioè il vero fronte di guerra dal '98 e il casus belli di allied force.
Non mi addentro nel confrontare i 2 fronti, ma sottolineo che uno dei temi più usati oggi è il presunto genocidio in Donbass.
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Nel rossobrunismo, la saldatura politica tra pensiero di destra e di sinistra è fornita dal nazionalismo: il primo lo vede come strumento per riaffermare la superiorità nazionale verso l'esterno, il secondo come arma collettiva contro un'interferenza imperialista.
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Sia per la questione nazionale serba (la necessità di difendere il Kosovo) che per quella russa (proteggere popolazioni russofone) esiste supporto pubblico bipartisan, anche se - specie nel primo caso - direi che prevalgono elementi di destra.
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Quello che a livello politico può insegnare il precedente della #Serbia è che alla lunga questa è una battaglia ideologica di destra e che chi si schiera a sinistra dovrebbe abbandonare la falsa equidistanza e la inesistente equiparazione delle responsabilità.
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Oggi in Serbia la memoria pubblica del '99 è manipolata.
La strumentalizzazione delle vittime, la volontà di non censirle, e le distorsioni di quegli episodi (molti credono ancora che l'operazione si chiamasse "angelo misericordioso") sono appannaggio del nazionalismo.
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Quello che oggi molti dicono in Serbia - tra i paesi europei col più alto tasso di filorussismo - è che l'occidente è ipocrita, che nel '99 le nostre società civili tacquero e che - ovviamente - della situazione in Ucraina la colpa è della NATO.
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E' un po' triste che alcuni di quelli che soffrirono le bombe non solidarizzino con le vittime bensì coi carnefici, ma sono posizioni che si sono sviluppate nel corso di 2 decenni di turbolenze istituzionali, politiche, economiche. E senza un'informazione del tutto libera.
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Sono condizioni che non riguardano la nostra realtà ma il caso della Serbia ci aiuta a capire in quale campo minato rischia di finire la sinistra e gli altri promotori dell'equidistanza (che va a tutto discapito della parte più debole).
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Se è la guerra a farci schifo, non invochiamo retoricamente e cerchiobottisticamente la pace, impegniamoci attivamente a condannare e contrastare chi la guerra l'ha iniziata. Solo così si costruisce una pace che si fonda sulla giustizia.
Fine🧵
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"Anche a febbraio dicevate così...e invece"...e invece il #Kosovo non è l'#Ucraina: in Kosovo c'è la più grande base militare #NATO in Europa, Camp Bondsteel. Invadere il Kosovo è un suicidio militare, oltre che economico.
2/5
Poi, ci sono almeno due ragioni politiche che si frappongono al venire alle armi: 1) entrambi i paesi non sarebbero supportati, anzi sarebbero fortemente osteggiati, dai partner occidentali 2) entrambi i governi perseguono il mantenimento dello status quo
3/5
A new #Kosovo-#Serbia war is not - and won't be - an option, as #NATO has there its biggest mission. And this is why there will not be a #Ukraine scenario in the #Balkans, despite the desire of many to announce/foresee a new war in Europe
1/4
The war in #Ukraine has surely changed our sensibility. However, the two geopolitical contexts are very different. #Serbia can't afford a war; #Kosovo has not a proper army. But, most importantly, they don't desire it. The status quo is more politically convenient for both.
2/4
If #Serbia send the army (not an option now), the consequence would be a disaster. And not only for the military reaction by KFOR. Eventual sanctions could literally destroy already weak Serbian economy, that is higly dependent on EU support and trade with EU member states
3/4
No, in #Kosovo non sta scoppiando una guerra.
Non c'è alcun esercito schierato. Ci sono stati spari nel nord, come già in passato, ma zero feriti.
Evitate di informarvi da allarmisti e giornalisti da assalto, c'è già tanta disinformazione locale, quella nostrana non ci serve
1/4
In breve:
- alcuni serbi del nord hanno eretto blocchi presso varchi di confine Brnjak e Jarinje in protesta con disposizione che da domani impone targhe e documenti provvisori a chi entra da 🇷🇸
- su consiglio di amb.🇺🇸 il governo 🇽🇰 posticipa l'applicazione della normativa
2/4
- fonti locali parlano di situazione tranquilla nella principale città del nord, Kosovska Mitrovica, anche se si sono sentite sirene e alcuni spari
- sì, il comando #NATO ha emesso questo comunicato ma "intervenire in caso di instabilità" è il mandato della sua missione... 3/4
#Serbia: è stato arrestato Goran Radojević, 47 anni, super ricercato dall'interpol per il furto de "Il ragazzo col panciotto rosso", quadro di Paul Cezanne rubato a Zurigo nel 2008. Al momento dell'arresto, Radojevic stava giocando per i veterani del Kaluđerica
ovvero la squadra della frazione di Belgrado dove ha sempre vissuto (perché se tutto il mondo ti cerca, tu giustamente te ne stai a casa). Pare infatti che Radojevic, una volta appartenente alla banda "pantere rosa", abbia passato la latitanza vivendo sempre nel suo quartiere...
La polizia è entrata in campo a fine primo tempo, identificando Radojević, aka "il Nero". Non ha opposto resistenza. Una sola richiesta: "fatemi almeno finire la partita". Al che il poliziotto avrebbe risposto qualcosa come "artista, ne hai avuto di tempo per giocare..."
Alle 17, l'affluenza è del 45%. Un trend che alla chiusura dei seggi potrebbe segnare una maggiore partecipazione rispetto al voto del 2020 (48%). A questo deve aggiungersi il dato della diaspora rs.n1info.com/izbori-2022/iz…
Secondo gli osservatori di @CRTArs ci sarebbero state irregolarità di voto nel 10% dei seggi di voto.
Tra le denunce, quelle del "treno bulgaro" (un elettore vota scheda precompilata e porta quella in bianco all'esterno), ma soprattutto "liste parallele" rs.n1info.com/izbori-2022/ne…
Ovvero liste di elettori, di cui si verifica che abbiano votato, compilate da militanti del partito di governo SNS. Questa è la denuncia di @PavleGrbovic, leader di Psg, partito di opposizione che sostiene il candidato presidente Zdravko Ponos rs.n1info.com/izbori-2022/gr…
Oggi i miei colleghi @ispionline hanno pubblicato questa grafica molto interessante. Mostra le storture della mappa "Mercator".
E' interessante perché spiega le nostre percezioni del mondo. E queste hanno un'influenza enorme per chi si occupa di relazioni internazionali
Un thread
[sì, è vero, io mi occupo di Balcani e mi scuso se questo thread è un po' "fuori luogo" rispetto a quello che posto solitamente sul mio profilo. Ma sono un amante delle mappe geografiche, nonché un collezionista. E in quanto tale detesto le Mercator😊]
Cos'è la proiezione Mercator? Il nome deriva dal suo ideatore, Gerardus Mercator. L'avrete vista molte volte. E' una proiezione che riprende fedelmente le forme delle terre emerse, ma la sua scala è falsata. Più ci si allontana dall'equatore e più un territorio viene ingrandito.