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Jan 30 23 tweets 6 min read
Perché l'accordo tra #Meloni, #ENI e Tripoli rischia di riaprire la guerra in #Libia? Partiamo da alcune premesse. In Libia è in corso una guerra civile da più di 10 anni. Ci sono due governi che tentano faticosamente di dialogare ma sostanzialmente il Paese del #Maghreb 1/
è pervaso e sommerso da un mix di pratiche di corruzione quotidiana e milizie armate al soldo dei vari signori della guerra, a loro volta al soldo dei politici suddivisi tra la Tripolitania (un governo-fantoccio della Turchia sostenuto dagli angloamericani) e la Cirenaica 2/
(dove c'è un parlamento che ha eletto un altro governo, il quale ha tentato di insediarsi a Tripoli ma è stato fermato con le armi). La Cirenaica è appoggiata da Russia ed Egitto e collabora bene con Francia e Grecia, che invece snobbano il governo di Tripoli. Il governo 3/
di Tripoli, quello con cui l'#Italia ha siglato gli accordi su gas e petrolio, è illegittimo perché da fine 2021, ovvero da quando è scaduto il suo mandato e dovevano svolgersi le elezioni mai tenute, non è titolato a firmare memorandum di alcun tipo, a meno che non vi sia 4/
anche l'accordo della Cirenaica. Il governo della Cirenaica, tramite il suo capo Bashagha, si è già espresso più volte contro gli accordi siglati pochi giorni fa e da settimane denuncia il tentativo di ENI di allargare la propria partecipazione nelle attività di Mellitah 5/
Gas & Oil Company rischiando di sottrarre quote importanti di risorse alla Libia. La Libia una volta era il maggior produttore di petrolio d'Africa ma proprio la guerra civile ne ha ridotto l'output: spessissimo gli impianti sono fermi perché oggetto di rivolte, perché 6/
usati come forma di ricatto di una fazione verso l'altra, perché bloccati dall'autorità per cause di "forza maggiore". La sola firma dell'accordo tra Meloni e il presidente-fantoccio di Tripoli, Dbeibeh, ha scatenato un vero e proprio assalto 7/ libyaobserver.ly/news/protester…
agli impianti oggetto dell'accordo. Secondo Libya Review, i manifestanti sono riusciti ad arrivare in sala controllo e a ridurre il flusso verso l'Italia del 50%. 8/ libyareview.com/31432/after-en…
Come se questo - il fatto che a mezza Libia l'accordo non va, e il fatto che l'accordo sia stato fatto con un governo illegittimo - non bastasse, va segnalato che persino il ministro dell'Energia ha sconfessato l'accordo definendolo "illegale". 9/ middleeastmonitor.com/20230130-libya…
Perché illegale? Perché ogni accordo di questo tipo, ovviamente, deve ricevere l'approvazione del ministro dell'Energia ma in questo caso l'approvazione non c'è mai stata. Ovvero, il capo del governo-fantoccio di Tripoli, Dbeibeh, e il capo del controverso NOC 10/
(organismo in teoria bipartisan ma molto influenzabile con pressioni politiche o corruzione tout court) hanno fatto tutto da soli, insieme a Meloni e Descalzi. Si tratta di un'operazione banditesca e di rapine per la quale sicuramente ENI ha dovuto pagare una sorta di prezzo 11/
invisibile e indicibile. Non stiamo parlando di noccioline: Mellitah è uno dei massimi complessi della Libia, si lavora sia con gas sia con petrolio, ci sono pozzi, raffinerie e siti di stoccaggio. Per il ministro è un precedente pericolosissimo: questo vuol dire che sinora 12/
nemmeno le più sfrontate tra le potenze europee avevano tirato la corda così tanto. Non c'è bisogno di spiegare perché e come la cosa rischia di esacerbare le tensioni non solo all'interno dello stesso "governo" di Tripoli ma anche e soprattutto fra Tripoli e la Cirenaica. 13/
E parlo di "riaccendere la guerra" perché in un posto come la Libia manca una scintilla. Negli ultimi anni sono stati diversi gli episodi di guerra vera e propria tra le varie milizie che sostengono l'uno o l'altro governo. Trovo disdicevole che il governo italiano sostenga 14/
di essere interessato alla stabilità della Libia un giorno, quando poi il giorno dopo firma accordi a caso (che probabilmente saranno in parte disattesi grazie alla clausola della forza maggiore) che sono peggio della benzina sul fuoco. Non ho finito, ma quasi: anche la 15/
cessione di motovedette a una delle due fazioni di uno Stato diviso dalla guerra civile non è il massimo. Meloni e Crosetto armano la Tripolitania, ma anche la Cirenaica ha una sua guardia costiera. Stiamo armando una delle due parti di una guerra a dir poco latente. 16/
Infine, ma su questo potrei sbagliarmi e mi riservo di verificare, mi pare che la delegazione italiana non abbia discusso con Dbeibeh il tema della firma, tra Debiebh stesso e la Turchia, di importantissimi memorandum che prevedono la ricerca e lo sfruttamento di giacimenti 17/
di idrocarburi in Mediterraneo, a sud di Creta. Quegli accordi sono assolutamente illeciti perché si sono basati su una revisione unilaterale (da parte di Tripoli e Ankara) di zone esclusive economiche (ZEE) che in realtà sarebbero anche della Grecia. Una Corte d'Appello 18/
a Tripoli ha cassato quegli accordi ma il "governo" ha fatto ricorso. Non mi risulta che Meloni e Tajani abbiano trattato, con i loro ospiti tripolini, questo assurdo affronto fatto con il benestare dei britannici e addirittura la "protezione" di una nave d'assalto, 19/
la HMS Albion, che per l'occasione gettava l'ancora a Tripoli per la prima volta da anni. In ultima analisi: l'unico modo, per l'Italia, di vedere rispettato questo accordo truffa firmato a Tripoli sarà mandare delle truppe, con tutto quello che ne consegue. 20/
Ma questo non è lavorare per la stabilità della Libia, né lavorare bene per la sicurezza energetica dell'Italia. Questo è un comportamento predone e barbaro che non si cura delle società che va a spolpare perché "tanto in Libia c'è la guerra" e si pensa di farla franca, 21/
temo, mostrando i muscoli come da "dottrina Guerini" che da fine 2021 autorizza l'invio di missioni militari anche solo a pura difesa dei propri interessi nazionali, un po' come fanno gli Stati Uniti. Con le conseguenze che sappiamo. 22/22

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