Il 16 novembre 1922 Mussolini si presentò alla Camera . La contrarietà del Partito Sardo d'Azione fu espressa per bocca di Umberto Cao.
“Morte ai traditori della patria” urla la testa della colonna.
“Giù il cappello” gridano gli alfieri.
Nessuno degli spettatori si toglie il cappello per salutare gli stendardi fascisti. Che cominciano a manganellare la gente ai lati della strada.
“Abbasso il fascismo” urlano dalle finestre.
Iscritto al partito sardista lavora come operaio in un’officina.
Trafitto, si accascia a terra.
Viene portato in ospedale.
Un uomo gravemente ferito vuole vederlo. Lui lo conosce Efisio. Lo vedeva spesso e gli era affezionato. Ora è lì immobile, pallido, in fin di vita. Efisio gli prende la mano. “Guerra, guerra” sono le ultime parole
E tra quei numeri mancava lui, Efisio Melis, il primo antifascista sardo caduto vittima dei fascisti.
Proprio nel giorno in cui Emilio Lussu esce dall’ospedale.
E in tutta Italia si è scatenata la caccia agli oppositori.
Lui guarda dalla finestra. Li conosce tutti. C’è persino Fois di Cagliari tra gli aggressori fascisti. Il Fois, che era stato un anarchico-sindacalsita.
Emilio non comprende come sia potuto accadere. Come tutta quella gente, che conosceva, avesse potuto diventare fascista.
E ricordò la risposta quando lo chiese a un ex suo dipendente.
“I tempi sono difficili e loro mi hanno promesso tante cose”.